NELLA JUNGLA DELLE PROMESSE
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IMU
In questa campagna elettorale il tema dominante è stato sinora quello dell’IMU. A ciò si ridurrebbe la maggior parte dei problemi degli italiani, in aggiunta a quello, ben più grave, delle tasse e balzelli con cui le pubbliche amministrazioni ci bersagliano senza pietà.
L’IMU è un’imposta davvero pesante quando si tratta di case dalla seconda in su. Ma nessuno ventila l’eventualità di sopprimerla e, meno ancora, di rimborsarla. Il fiume di parole sull’IMU riguarda solo le prime case.
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Ma, a onor del vero, grazie anche al senso di responsabilità di molti Comuni, l’esborso per la prima casa è stato alquanto modesto e nella maggioranza dei casi sopportabile. Nonostante la rivalutazione dei valori catastali, il suo importo è stato non molto superiore dell’ICI del 2005, come ho potuto constatare personalmente, documenti alla mano. Il rimborso dell’IMU sulla prima casa non sarebbe che una minuscola porzione di quanto Stato ed enti pubblici ci succhiano su tutti i fronti. Dunque, un gran polverone elettorale, più psicologico che di vero aiuto alle famiglie. Che sembra imbastito subdolamente per pulire la coscienza della politica, che, come ben dice Grillo, non entra nelle piazze, non conosce di prima mano le sofferenze di una crescente parte dei cittadini. E quindi si basa solo sugli astratti numeri dei suoi centri studi. LAVORO vs. AMBIENTE Un altro tema sul quale battono tutti, nessuno escluso, è quello del lavoro. Anzi, dell’occupazione. Obiettivo primario è battere la dis-occupazione e “creare nuovi posti di lavoro”, appellandosi alla Costituzione. E sperando nella “ripresa”. La ripresa, come la vedono i partiti, in particolare il PdL, si avrà col rilancio dell’edilizia. Peccato che l’Italia sia piena di case vuote o sfitte e il mercato soffra di esuberanza. Eppure, già ora, in piena crisi, migliaia di metri quadrati di natura vengono fagocitati dal cemento e dall’asfalto. Quindi, il condono edilizio, promesso da Berlusconi, è quanto di più esecrabile ci sia, il premio perverso ad una logica speculativa ormai senza senso. Al contrario, un condono tombale sarebbe sacrosanto, in quanto non eliminerebbe i debiti di base, ma solo le pazzesche sanzioni, more e interessi che Equitalia vi carica sopra: Equitalia è un “fallimentificio”, in quanto pretende che chi non riesce a pagare 100 oggi sia in grado di pagare 1000 domani.
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Un altro prodotto in esubero è l’automobile. Pur di tenere in vita un’industria che fabbrica ben oltre il necessario si ricorre a tutti gli ammortizzatori sociali che invece si negano alle piccole e medie imprese, vera ossatura della nazione. Anche qui, si auspica una maggior invasione delle strade da parte di eserciti di nuove automobili? Si affiderebbe anche all’auto la vagheggiata “ripresa”?
Dobbiamo dunque concludere che la ripresa equivarrebbe alla distruzione metodica e selvaggia di quanto del nostro patrimonio naturale si è sinora salvato da ruspe e 4ruote? |
Autorevoli voci (o che tali vorrebbero essere) esortano alla “ricerca e innovazione”, senza considerare che meccanizzazione, automazione e informatizzazione sono sì frutto di ricerca e innovazione, ma hanno causato drastici tagli di braccia e cervelli umani, contribuendo massicciamente alla scarsità di lavoro che oggi tribola i Paesi sviluppati. Le macchine si facevano ieri per risparmiare sudore, oggi per risparmiare personale.
Medesimo discorso si applica alle economie di scala, che privilegiano il gigantismo industriale, abbassando drasticamente il numero di addetti per unità di investimento, contribuendo ad una sempre minore occupazione. Eppure, le attenzioni dei vari governi sono sempre state per le poche grandi industrie, a scapito delle miriadi di PMI.
STRETTA CREDITIZIA Se oggi c’è abbondanza di tutti i suddetti fattori: merci, servizi, offerta di braccia e cervelli, scarseggia invece la loro unità di misura: il denaro. Scarseggia non per motivi fisici, ovviamente, visto che la moneta è oggi tutta fiat money, ma per volontà di chi ne detiene le chiavi: i banchieri (e non gli Stati, come sarebbe logico). Il che fa sorgere spontanea la domanda: perché scarseggia? Forse la risposta sta dentro ciascuno di noi, che sino a qualche anno fa ci chiedevamo se la cornucopia di cose che l’industria sfornava a pieno ritmo potesse durare per sempre. Nel nostro intimo, il buon senso dava la risposta: NO! Ebbene, il nostro istintivo rifiuto di scialo dei beni naturali, che non sapevamo come arginare, se non modestamente con qualche accorgimernto in prima persona, si è realizzato attraverso la penuria di soldi. Dunque c’è una motivazione ambientalista dietro lo scenario di austerity che ci viene imposto? È un sospetto che ho avanzato già da parecchio tempo, per ultimo in un mio dialogo immaginario, che ripropongo a chi volesse approfondire il problema. …LEGGI QUI… Sobrietà e rigore per salvare il pianeta? Peccato che provenga dalle classi più alte, quelle che non si fanno mancare proprio niente (istruttivo il video su Gstaad presentato a Servizio Pubblico del 7 u. s.), mentre mettono alla frusta i ceti più bassi. “Salviamo il pianeta” mi sta bene, purché l’esempio cominci dall’alto. Altrimenti è solo un insulto a chi meno ha e più è chiamato a dare. Come il governo Monti ha fatto durante tutto il suo mandato, di cui ora chiede il bis.
Marco Giacinto Pellifroni 10 febbraio 2013 |