Moriremo tutti democristiani
A dimostrazione di quanto dico pubblico quanto segue:
Parla Cesa “grazie all’accordo con Salvini, abbiamo costruito un patto federativo: riporto la DC alla camera dei deputati”.
Ricordate la famosa frase “moriremo democristiani”.
In questo caso l’ondivago e includente Salvini ha deciso di compiere un vero e proprio suicidio politico, in quanto neppure i più ferventi e osservanti Salviniani capiranno questa mossa. Nella storia politica della Prima e della Seconda Repubblica un posto di rilievo lo ha avuto quel movimento nato verso la fine degli anni Ottanta raggruppando in sé tutti i cartelli elettorali autonomisti dell’Italia settentrionale, che volevano una maggiore libertà ed un maggiore decentramento da Roma: la Lega Nord, il partito più vecchio dell’intero panorama politico in Italia, fondato nella Prima Repubblica e ancora attivo nella Seconda.
Il messaggio politico era chiaro combattere a viso aperto lo Stato centralista incarnato dai partiti di governo con a capo proprio la Democrazia Cristiana.
Il Veneto bianco di Mariano Rumor cadde sotto i fendenti dell’Albertun.
La liga Veneta spazzo via per sempre la DC in Veneto.
Così avvenne in Lombardia in Piemonte e in Liguria.
In provincia di Savona la Lega conquistò due comuni: Pietra Ligure, strappandolo ai socialisti e democristiani e ad Alassio, con una grande vittoria, la Lega cancellò per sempre il potere democristiano in città.
La Lega Nord si poneva come un qualcosa di nuovo davanti al vecchiume della politica italiana, al malcostume ed alla corruzione dilagante. Proponendo il superamento del centralismo con la creazione di un moderno Stato federale.
Dall’incontro con Bruno Salvadori ai primi manifesti:
Deus ex machina del partito, nonché suo forgiatore e creatore, fu Umberto Bossi, varesotto classe 1941.
12 aprile 1984 nacque la Lega Autonomista Lombarda, con lo stesso Bossi segretario, appoggiato dagli amici Giuseppe Leoni, Roberto Maroni, Emilio Sogliaghi, Marino Moroni e da Manuela Marrone, la sua seconda moglie. Il neonato movimento si presenterà subito alle elezioni europee di giugno: formerà un cartello elettorale con tutti gli altri movimenti autonomisti del Nord Italia con Bossi capolista, capace di concentrare su di sé oltre 1.600 preferenze, non abbastanza per venire eletto a Strasburgo. La lista si chiamò “Liga Veneta – Unione per l’Europa federalista”, unione tra Lega Lombarda Autonomista, Liga Veneta e Moviment d’Arnàssita Piemontèisa.
Come simbolo del partito venne scelto colui che meglio poteva rappresentare l’anima della nuova formazione politica, un guerriero: Alberto da Giussano, che aveva combattuto nella celebre battaglia di Legnano (29 maggio 1176) contro l’esercito dell’imperatore Federico I Barbarossa, che attaccava le città unite nella Lega Lombarda. Nell’idea di Bossi, Alberto da Giussano era la Lega Nord, il Barbarossa “Roma ladrona”. Ho voluto ricordare le pagine gloriose della Lega perché si capisse quanto quella di oggi non rappresenti più nulla di tutto ciò.
Tra pochi giorni come avete letto il 12 aprile saranno 40 anni dalla nascita della Lega autonomista lombarda Embrione della Lega Nord.
A partire dalla nascita, la Lega Nord è passata dall’essere un semplice movimento di nicchia, presente solo in poche amministrazioni, a nuova forza antisistema della Seconda repubblica nonché essere il partito ago della bilancia per i governi di cui è stata membro, si pose come punto di riferimento per gli elettori che vedevano i “palazzi” romani ed il centralismo romano un male.
Oggi dopo le varie trasformazioni che il Capitano ha imposto senza congressi, quello che resta è un partito centralista, che fa patti federativi con i democristiani e contemporaneamente si sposta ad estrema destra, non guarda più a Nord da tempo. diventando una delle colonne su cui poggia il centralismo romano, ben rappresentato dalla Lega e i camerati, pardon gli amici al governo del Paese.
Concludo con le parole del Prof Miglio:
Il federalismo si imporrà anche se chi vi parla non ci sarà più anche se lega non ci sarà più perché il federalismo si imporrà anche se non lo volessimo.
Ecco Matteo tu tra poco sarai uno dei tanti e presto verrai dimenticato.
Questi Uomini Bossi, Miglio e le loro parole e i loro ideali sopravviveranno per sempre. Ormai la strada è stata tracciata, serve qualcuno che dopo la sbornia Salviniana riporti sulla retta via chi per un attimo ha sbandato.
Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini” – Giovanni Falcone