Meloni: sceglierà Guicciardini o Machiavelli?

A differenza di Draghi, a Palazzo Chigi nelle vesti di “Amministratore Delegato” con compagine aziendale variegata e vasta, Giorgia Meloni è in grado di dare le carte come azionista di maggioranza in un contesto di maggioranza più compatto. 

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni, pur avendo meno esperienza – parte con un grande vantaggio rispetto a Mario Draghi.
A Palazzo Chigi Draghi era nella posizione di un eccellente amministratore delegato che deve rispondere ai suoi “azionisti”, ovvero ai partiti di una coalizione parlamentare molto vasta quanto disomogenea e divisa.
Una miccia accesa da Giuseppe Conte (allo scopo di non dare più aiuti militari all’ Ucraina) è stata sufficiente per innescare una reazione a catena: in pochi giorni Berlusconi, Salvini e i 5 stelle hanno mandato a casa il governo Draghi.
Dopo la sua vittoria elettorale Giorgia Meloni viceversa – è in grado di dare lei le carte come azionista di maggioranza di una coalizione di centro destra più compatta.
A livello europeo FI è nel PPE, FdI nei Conservatori e Riformisti, la Lega di Salvini con Identità e Democrazia in compagnia di Marie Le Pen, ma dalla sua posizione centrale e più forte Giorgia Meloni non dovrebbe avere difficoltà nel tenere a bada alla sua “sinistra” Berlusconi e a alla sua “destra” Salvini.
La sfida più difficile per la Meloni è governare l’Italia senza perdere la fiducia degli italiani.
In 5 anni ininterrotti di governo il M5stelle ha bruciato più della metà dei voti ricevuti nel 2013 e che nel 2018 avevano sfiorato quota 11 milioni.
Dal suo primo giorno a Palazzo Chigi Giorgia Meloni dovrà scegliere se ispirare le sue decisioni al realismo proattivo e lungimirante di Niccolò Machiavelli oppure proseguire con lo scetticismo disincantato di Francesco Guicciardini che ha guidato la maggioranza dei suoi predecessori.
Uno dei motivi che per cui gli italiani hanno votato FdI (e anche di quelli che sono rimasti a casa) é la stanchezza per la distanza siderale tra la retorica dei discorsi e la mediocrità di comportamenti improntati alla cura del particulare.
A Firenze si dice chiacchierare bene e razzolare male. Pur con alcuni errori di ingenuità (sui quali per ragioni di spazio non mi posso soffermare) Mario Draghi ha tentato di ostacolare l’Italia del Gattopardo, ma quando ha iniziato ad usare il bisturi alcuni partiti (ed alcune lobby ad essi collegate) lo hanno fermato.

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Per sua fortuna – come ho spiegato all’inizio – Giorgia Meloni – espressione della volontà popolare – non ha questo problema anche se le differenze tra i tre partiti non sono trascurabili.
Guida una maggioranza solida e se decide di farlo potrebbe in teoria recidere i legami della macchina dello Stato con molteplici cerchi magici, con relazioni industriali e bancarie poco trasparenti nonché con legami internazionali (talora trasversali) che condizionano negativamente il futuro della Nazione e dei nostri giovani.
L’aumento delle importazioni di gas dalla Russia in Italia nonché la capillare penetrazione delle tecnologie digitali cinesi sono gli aspetti più eclatanti di complicità trasversali.
Non sto parlando di comportamenti illegali e tantomeno di ipotetiche notizie di reato, ma di una “corruzione dei costumi” diffusa e capillare in cui i partiti non rappresentano la società italiana, ma grandi (e piccole) rendite economiche e di potere che ben simboleggiano il particulare di cui parla Guicciardini.
Giuseppe Prezzolini ha accostato l’antropologia laica di Machiavelli con quella cristiana di Sant’ Agostino in una lettura del vivere umano intrisa di pessimismo totale difficilmente attribuibile all’autore de Il Principe che attribuisce al destino (“la fortuna”) solo il 50% delle vicende umane.
Ma sempre Giuseppe Prezzolini scrive che per Machiavelli la politica è morale quando è diretta al bene comune, immorale quando è diretta al “vantaggio personale”.
Oggi governare per il bene comune significa innanzitutto combattere in tutte le sue forme il clientelismo e il familismo.
Solo così si può premiare non solo il merito e il talento, ma più semplicemente l’impegno, la serietà e la coerenza.
Per far questo la Meloni – a partire dalle nomine e dalla trasparenza delle forniture pubbliche (si pensi all’ insabbiamento dell’inchiesta mafia appalti in Sicilia) dovrebbe avviare una rivoluzione copernicana.
Altrimenti come è accaduto in altre esperienze del centro destra e del centro sinistra la logica sarà sempre la stessa: tutto cambi perché niente cambi.

Marco Mayer da PENSALIBERO

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