Meloni non è riuscita a fare in un mese quello che la sinistra non ha fatto in dieci anni.

Ohibò.
Questo il pensiero ovviamente ironico e  sarcastico del buon Feltri Vittorio che alla domanda come stai, risponde “abbastanza male, grazie”. Invece ascoltandolo in un talk serale risulta in ottima forma ancorché un po’ smunto. Anche lui ha la sua età.

Non laureata ma bravissima a scuola e studiosa sempre. Il Presidente del Consiglio. 9 alla maturità , qualche decennio fa, quando sorprende tutta la commissione.
Dato di fatto. Per cui nessuno avrà da replicare o polemizzare. Forse.
Chi la conosce bene la definisce sgobbona. Ha il vizio di studiarsi tutte le carte e sa sempre quello che dice, spesso a braccio, avendo assimilato l’argomento per proprio conto e dopo che si è fatta una opinione senza bisogno di alcun ghostwriter.
Certo capita qualche gaffe perché, e tutti noi dobbiamo esserne ben informati, anche lei è un essere umano.
“Non disturbare l’impresa che vuole fare”. Ovviamente per creare lavoro.
Ma la sinistra ha un tale astio nei suoi confronti, che non riesce a farsene una ragione. Sostenendo che di lavoro di famiglia e di donne, non ha parlato.
E chi sono gli odiatori seriali più evidenti e smodati?
Le donne di sinistra.
All’improvviso, il 26 settembre hanno aperto gli occhi, sempre che siano riuscite a chiuderli, e hanno dovuto prendere atto che la maggior parte dei voti erano stato convogliati su una donna.
“Ma che bello”, si saranno dette. Finalmente il femminismo a oltranza usato e abusato, per oltre mezzo secolo, ha avuto esito positivo. ( Questo penseranno i miei piccoli lettori).

Nemmeno per sogno. Hanno infatti realizzato , dopo un risciacquo agli occhi e al cervello, che quella donna, ancora senza alcun ruolo istituzionale, è di destra, anzi, appartiene alle “destre”.
E sono corse a prendere i sali per una sniffatina che le ha fatte respirare meglio oltre a rinvenire e ricomporsi. Con decoro.
Ma il terrore le coglie nel momento in cui iniziano a considerare che potrebbe essere, addirittura, il primo Capo del Governo della Repubblica Italiana, di genere femminile.

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Eppure toccava a una di loro, dopo tanta fatica a sventolar reggiseni e a urlare nelle piazze, “io sono mia”. Perché ci sta capitando tutto questo? Un’onta da incubo, che alla fine ha avuto il noto esito. E allora, giù con gli insulti e i capelli spezzati in quattro. Qualunque azione venga fatta dalla Giorgia. In privato e in pubblico.
A proposito di piazze, il sud, quello peggiore, va in piazza a urlare contro il governo per il reddito di cittadinanza.
Se sono in piazza ben piantati, possono anche lavorare. O no.
Non occorre certamente ribadire che i percettori inabili al lavoro, per invalidità o motivi anagrafici, continueranno ad averlo. Che non se ne può più di ripeterlo.
Poi esiste l’altro sud, quello di chi ha formazione idonea, intellettuale professionale o manuale. Più o meno acculturato ma che ha voglia di lavorare. E lavora, senza tanti piagnistei e lamentazioni. Non se la prendano gli amici del sud che adoro e hanno tutta la mia stima. Non sono certo quelli di cui ho detto sopra. Ma i media questo raccontano e questa è l’informazione che ci tocca.
Del resto si dice che l’ozio è il padre dei vizi, e più ci si convince che il lavoro non c’è, più ci si appiattisce sull’inattività e l’indolenza. Vero è che occorre coraggio per intraprendere un’attività autonoma in questi momenti di vacche magre, ma attendere soltanto che qualcuno ti chiami per offrirti di fare ciò che desideri con uno stipendio ottimale, è utopia. Si dice “lavoro congruo”. Ma chi decide se è congruo?
“Coerenza con le esperienze maturate, distanza del luogo di lavoro dal domicilio, tempi di trasferimento mediante mezzi di trasporto pubblico, durata della fruizione del beneficio”.
Si ritiene congrua “una distanza di 80 km raggiungibile in cento minuti”.
Ma in tre anni gran parte dei percettori hanno preteso il lavoro sotto o vicino a casa.
Forse non hanno mai sentito parlare di pendolarità. Mentre “migrazione interna” sembra diventata una parolaccia.
E questo in particolare per i giovani che rischiano di accantonare e dimenticare l’industriosità e l’operosità. Nonché la volontà. Che sono necessarie per trovare davvero un lavoro, con determinazione. Accettando anche quello che proprio non risponde ai propri desiderata. Emancipandosi nel frattempo. Anche attraverso formazione acquisita durante e attraverso l’attività lavorativa. Una volta si chiamava “carriera”. Ora non so se anche questa è diventata una parolaccia, come “merito”
Importante è iniziare, alzarsi la mattina con la giornata già predisposta, progettata e organizzata.
Anche il Presidente ha iniziato così. In una famiglia modesta, con un’ infanzia non facile, ma certamente molto motivata, intelligente e, perché no, ambiziosa. E grande coraggio.
Oggi una visione ampia, guardando oltre e immaginando una strategia a lungo termine.
Il “carpe diem” di Orazio , non basta più,. Tutto è progettato e proiettato nel futuro.
Carla Ceretelli

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