MEGLIO TACERE O MEGLIO PARLARE?

 MEGLIO TACERE O MEGLIO PARLARE?

 MEGLIO TACERE O MEGLIO PARLARE?

Chi non si è posto almeno una volta la fatidica domanda se è meglio tacere o è meglio dire le cose “pane al pane e vino al vino”? Io me lo chiedo spesso, e ultimamente sempre di più. E sempre di più scelgo la seconda opzione, perché mi sono resa conto che tacere raramente serve e dire ciò che si pensa aiuta a prevenire il mal di fegato.
Il caso vuole che negli ultimi tre giorni alcuni adolescenti siano stati protagonisti di tre diversi fatti di cronaca che hanno suscitato molto clamore specie in Liguria.

 

Il primo: due giovani di 14 e 15 “di buona famiglia”, che cosa voglia dire questa infelice locuzione lo si dovrebbe davvero chiedere a chi la usa, hanno ricoperto di bestemmie ed insulti il crocifisso che si trova davanti alla Cappella dei Caduti presso il porto turistico di Savona (fonte ilsecoloxix.it). Il secondo: un ragazzo di 14 anni si riduce in coma etilico durante la festa di paese, ad Avegno (Ge), (fonte ilsecoloxix.it). Il terzo: un ragazzo di dodici anni muore in seguito alle ustioni riportate nel tentativo di bruciare con l’alcol un formicaio a Rivalta di Torino (To), (fonte ilsecoloxix.it). Sempre il caso vuole che la sottoscritta abbia osato commentare in modo critico le tre diverse vicende sottolineando il fatto che tutti questi ragazzi erano stati lasciati, evidentemente, liberi di fare ciò che più loro aggradava dai loro genitori. Non l’avessi mai più detto, mi si è rivoltato contro persino il giornale, contravvenendo al divieto di commenti ai minori e permettendo ad una coetanea del giovane finito in coma etilico di “sciacquarsi la bocca” senza ritegno nei miei confronti, rea a suo giudizio di colpevolizzare i genitori del ragazzo. Ora, io mi domando: cosa vuol dire essere madre e padre oggi? Io posso dire che, a mio parere, significa prendersi cura costantemente dei propri figli ponendo paletti, magari facendo la fatica di giustificarli, per proteggerli? Ebbene, no, non lo posso dire perché è politicamente scorretto.

  


I ragazzi commettono blasfemia: poverini, bisogna dire che era una bravata; se dici che sono ragazzi privi di elementare rispetto e di qualsiasi forma di educazione è politicamente scorretto e tu che lo dici diventi una mamma severa, rigida e benpensante. Un ragazzo beve al punto di finire in coma etilico: poverino, bisogna dire che è colpa di chi gli ha dato da bere, magari col biberon, che è colpa della scuola, della società, del fatto che il cielo è azzurro; se dici che è un ragazzo che non ha saputo avere rispetto di se stesso e che non è stato preparato ad affrontare i rischi delle tossicodipendenze è politicamente scorretto e tu che lo dici diventi una mamma che ha cresciuto il proprio figlio come una scimmia ammaestrata, che si permette di giudicare.

 

Un ragazzo muore per ustioni dovute ad uno scellerato gioco: bisogna invocare il tragico incidente, dire tante belle paroline dolci e grondanti pietismo; se dici che era opportuno educare il ragazzo a stare in guardia dai pericoli ed anche al rispetto per le altre creature viventi è politicamente scorretto e tu che lo dici diventi una madre talebana che vieta ai figli di esprimere il proprio estro, nonché un’animalista integralista. Allora io mi chiedo: bisogna stare zitti e dire che il mondo è bello e il mondo è blu, al massimo parlare in difesa dei giovani, vittime dell’incomprensione del mondo e, proprio esagerando, elargire pacche sulle spalle di quei genitori ora consci di aver dei figli. No, zitta non sto, e dico che essere genitore è davvero il ruolo più difficile che un essere umano affronta nella vita, ma è anche il più bello. E’ difficilissimo capire quanta libertà concedere, e quando, è vero, ma proprio perché è difficilissimo occorre preparare il terreno finché i bimbi sono piccoli. Se si insegna a rispettare se stessi e gli altri, magari con un briciolo di faticoso esempio, i frutti si vedono col tempo. Ma nessuno vuol sentirsi porre dei problemi, meno che mai essere invitato a cercare risposte. Meglio cercare la colpa negli altri, che sono sempre diversi, brutti, sporchi e cattivi. Sarebbe meglio rassegnarsi, gettare la spugna e starsene zitti, per non essere mortificati ed umiliati pubblicamente persino da una quattordicenne che, evidentemente, ha falsificato la propria data di nascita al fine di iscriversi ai commenti riservati ai maggiorenni per insaccare la commentatrice scomoda, incorrendo per la cronaca nel reato di aver creato una falsa identità sul web. Sarebbe meglio, ma sarebbe umiliante per me stessa, che continuo a credere nel dialogo sempre e comunque e nel diritto di rivendicare le proprie posizioni anche se politicamente scorrettissime.

 

Giovanna Rezzoagli

 

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