Alla Galleria Puntodue di Calice Ligure

FINESTRE SU UN LUOGO CHE NON C’E’ (ANCORA)
APERTE DA OPIEMME SUL MONDO ATTUALE. 
(Alla Galleria Puntodue  di Calice Ligure. Dal 23/06 al 18/07/ 2012).

FINESTRE SU UN LUOGO CHE NON C’E’ (ANCORA)
APERTE DA OPIEMME SUL MONDO ATTUALE. 
(Alla Galleria Puntodue  di Calice Ligure. Dal 23/06 al 18/07/ 2012).
Opiemme è il nome d’arte di un “poeta  di strada” che ha scelto l’anonimato e il rifiuto di prestare il proprio  volto ai riflettori, ai palcoscenici o alle piazze mediatiche, le quali, come aveva ben compreso Jean Baudrillard, sostituendo l’apparire all’essere, riducono gli esseri a “simulacri” tecnicamente riproducibili e trasmissibili a piacere nello spazio e nel tempo, così da sembrare più veri del vero,  ma dematerializzandoli  e deprivandoli della loro realtà vivente unica e irripetibile.
 Questa scelta rappresenta anche una presa di distanza dall’esasperato personalismo,  dal narcisismo salottiero e dalla bulimia presenzialista che ha caratterizzato e ancora caratterizza  un certo  star system dominante nel mondo e nel mercato odierno dell’arte (si pensi  alla fortuna di un’icona mediatica come Andy Warhol), e una difesa dall’invadenza ottundente della pubblicità e dei media nella nostra vita quotidiana. Di lui sappiamo solo che è nato in Liguria e che vive e lavora a Torino.  Nell’unica intervista concessa a una televisione locale, è  mascherato surrealisticamente da Minotauro e parla con voce irriconoscibile. Tuttavia anche la definizione “poeta di strada”, sia pure nella nobile accezione di “poeta civile” o impegnato, rischia di essere riduttiva e fuorviante; Opiemme è un artista a cui mal si addicono le etichette: “…fenomeno metropolitano, poeta, prodotto della Street Art, o espressione tipica del mondo intellettuale impegnato nel sociale e nel pubblico?”, si chiede ad esempio il critico d’arte Adalberto Guzzinati. In Opiemme c’è tutto questo ma non solo questo. Intanto, anzi, prima di tutto è poeta senza aggettivi, come dimostra la sua poesia  UN LUOGO CHE NON C’E’, dalla silloge Distratti dal nulla, Poesie, 2010 che può anche essere considerata  una dichiarazione di “poetica”, quindi una  chiave interpretativa adatta a comprendere il senso della sua ricerca e del suo operare artistico: “Ho aperto una finestra / con finestre / in un luogo che non c’è. / Rettangoli senza tende / per chi sa dov’è / quel che non c’è…”.

Finestre, cioè quadri e composizioni in tecnica mista come stampa digitale su plexiglass o tempera e spray su legno in cui compaiono lettere che formano parole e immagini che formano messaggi, o, come è stato ben detto, ancora da Guzzinati: “immagini da leggere e parole da guardare”; ma anche oggetti come i Rotolini di Poesia appesi con fili sottilissimi di lana alle ringhiere dei sottopassaggi o ai paletti dei segnali stradali, a disposizione dei passanti; o le Panchine poetiche sulle quali è impossibile sedersi senza leggere frasi come “L’ignoranza è la comoda schiavitù che oggi scegliamo”; e questo per immettere o aprire, appunto, insospettate prospettive su un altrove possibile pur nel flusso continuo del traffico  e tra gli innumerevoli  semafori e “divieti” e  “sensi vietati” o “unici” che punteggiano i nostri paesaggi urbani e suburbani ( i “non luoghi” contemporanei di cui parla Marc Augé).

Opiemme ha così voluto portare la poesia sulla strada per “Infrangere gli schemi dettati da una cultura alta che sta ormai solo parlando a sé stessa. E si gongola nel dire che la poesia, la più fine delle arti, è riservata a pochi. La poesia sia pensiero, e ognuno possa interpretarla con le proprie esperienze di vita”. Nella mostra ora in corso allestita da Daniele Decia alla Galleria Puntodue di Calice Ligure, possiamo leggere  immagini e guardare parole di Opiemme esposte in un luogo per lui ricco di echi e di memorie. Nell’invito agli amici l’artista scrive: “Sarò felice se passerete a vedere questi nuovi lavori in quella che è stata la roccaforte/studio di Emilio Scanavino e di alcuni rappresentanti
della poesia visiva. Un luogo che porrà un ponte ideale fra un precedente e il mio lavoro. Ho cercato infatti di tornare a quello che mi ha fatto iniziare, a passione e gioco, evitando aspettative e parole…”. Non per caso una delle “finestre” più significative aperte da Opiemme in questo luogo “ideale” è dedicata proprio alla scrittura segnica di Scanavino annodata con un Double Knot al montaliano “male di vivere”. Un’altra finestra poetico-visiva è dedicata a Ungaretti e alla sua celebre definizione della condizione umana: “Si sta come le foglie”. Un’altra finestra ci intima ironicamente. “No Being / Vietato essere”; in un’altra la tromba di Miles Davis è formata con la frase:  “La conoscenza è libertà, l’ignoranza è schiavitù”. Una finestra si apre sul degrado ambientale  con “Ecoshit”, un’altra sul degrado etico-politico con “Don’t eat culture / La cultura non si mangia”, l’immortale (e immorale) affermazione dell’ex ministro italiano delle finanze Tremonti; su di un’altra in cui sono appese vere chiavi di varia foggia, e che richiama le vetrinette costruite con ready-made da Joseph Cornell, leggiamo il graffito “Plaese tell me how to get out of here! (Per piacere dimmi come posso andar via di qui!). Insomma, sono lettere e immagini che, insieme, ci fanno vedere qualcosa al di là di quello che percepiamo con la vista; cioè ci fanno pensare.

Fulvio Sguerso


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