Meglio mezze figure che brutte figure…

 
Meglio mezze figure che brutte figure
Di code di paglia e di cemento

Meglio mezze figure che brutte figure
Di code di paglia e di cemento
 Da quando, sulle basi del blog di Beppe Grillo, le prime ipotesi di consigli e supporto al sistema politico, di gruppi attivi di cittadini, poi di liste civiche, si sono trasformate nel MoVimento 5 stelle come noi oggi lo conosciamo, è immediatamente partita la campagna contro, a reti e testate quasi unificate.  Più il M5* cresceva, più il coro saliva di tono, non mancando anche i piacevoli epiteti.

Noi poveri ingenui volonterosi cittadini, rei di aver deciso di attivarsi per la propria città, per il proprio Paese, quasi sempre senza visibilità né tornaconto, anzi, tutto l’opposto, ci ritrovammo sotto un vero e proprio bombardamento.


Grillini fu il primo appellativo, mai tramontato.  Ovvio il concetto collegato,  diminutivo per sminuire,  per farci intendere come seguaci cerebrolesi di un comico sbraitante e pericoloso, sempre raffigurato scalmanato, sudato, con gli occhi fuori dalle orbite.

Il deterrente funzionò, funziona tuttora, anche perché ci si guardava bene dal riportare le parti salienti dei discorsi, i concetti concreti, innovativi, condivisibili,  le accuse documentate, ma solo presunte minacce, battute isolate, avulse dal contesto e possibilmente stravolte nel significato.  Categorie “perbene”, insegnanti,  persone di cultura,  anziani da tv poco avvezzi alla rete, casalinghe  abituate al bon ton, insomma,  tutta quelli propensi,  per abitudine, per educazione,  a mettere sempre e comunque la forma avanti alla sostanza,   innalzarono immediate barriere.

Neppure ora che Grillo si è defilato, come del resto aveva promesso di fare fin dal principio, non creduto,  neppure ora che si affacciano i personaggi altrettanto “perbene” e preparati,  sarà facile far saltare questo muro, che ci priva ingiustamente di tante persone che avrebbero tutto l’interesse a partecipare, a seguire  e a votare noi, piuttosto di coloro che col sorriso sulle labbra li stanno defraudando di ogni diritto, umiliando, impoverendo nel portafoglio, nel lavoro, nello spirito e nel sociale. Per non parlare dell’ambiente. I professionisti, i campioni dell’ipocrisia, ora al governo.

“Grullini” venne di conseguenza. Ossia, dei poveri scemi.


Fasciogrillini, ogni qualvolta la reazione di Pavlov di qualcuno con l’imprinting di sinistra faceva supporre in noi oscuri razzismi, per qualche semplice osservazione di buon senso avulsa da buonismi a sproposito, magari ammantati di molte virtù ma privi di fatti concreti, se non addirittura controproducenti. 

Comunisti, o stampella della sinistra, ogni qualvolta si votava viceversa contro proposte chiaramente, quelle sì, razziste.

“Costola della sinistra”, ci liquidò sbrigativamente Berlusconi agli inizi, senza prenderci sul serio, nonostante il suo indubbio acume politico.  Proprio perché rappresentavamo qualcosa di nuovo, di diverso rispetto ai suoi schemi, ci immaginava come una sorta di enclave di ritorno rossoecologica, destinata ad occupare nicchie liberate dalle sinistre estromesse, per poi finire a fare, come loro, stampella al potere liberaldemocratico piddino in cambio di un po’ di folclore.  L’equivalente della Lega a destra.

Ora facciamo progressi: stizzito di vederci crescere nonostante il suo disprezzo, di essere stati decisivi per estrometterlo dalla scena (nell’angolo dove rimarrebbe, se non lo avesse rispolverato in grande Renzi),  atterrito all’idea che qualcuno, diverso dai suoi comodi finti nemici di centro sinistra, metta finalmente le mani negli affari suoi e dei sodali, paventando il disastro, ci ha definito “balordi”.

Degli spostati, insomma. Ubriaconi da bar. Dei folli.  Confesso che l’epiteto mi piace: sì, sono indiscutibilmente una balorda. Chi non lo crederebbe, vedendomi?


Ne vennero poi molti altri, di epiteti. Scusate se non li ricordo tutti. Mi piace citare il “potenziali stupratori” by Boldrini, la campionessa di quel retorico femminismo politically correct untuoso e asfissiante che ha trasformato persino me, femminista storica fin dalle gloriose lotte degli  anni ’70,  in una potenziale seguace del maschilismo più becero.

Scusate la punta acida, ma sulla base di tutto quanto di cui sopra, ho perso molti che credevo amici, ho rotto legami che duravano da tempo, ma evidentemente erano più superficiali di quel che pensassi.

In compenso e per fortuna, ne ho trovati molti altri, di amici, e non ho niente da rimproverarmi né da rinnegare, andando a testa alta per la mia strada, con convinzione, da sempre.  Nella mia vita ho chiuso molte porte, aprendone altre, e non ho avuto mai l’ombra di un rimpianto.

Non potevamo farci mancare un “terroristi”.  Non è mancato. Nonostante ogni nostra manifestazione sia sempre stata quanto di più pacifico, rispettoso e civile si possa immaginare, neanche una cartaccia a terra, e le nostre forme di protesta, anche le più eclatanti, sempre e comunque in stile gandhiano.

Potete ben immaginare, sulla base di tutto quanto sopra, quale pellaccia ci siamo fatti, e quanto  riescano a scalfirci ormai queste definizioni.

 

Quando il vicesindaco, durante un recente Consiglio Comunale, ci definì  su Facebook “conigli”,   la nostra risposta fu di adornare ogni bacheca attivista di roditori mannari o graziosi peluchini e carote.  Prendendola sul ridere, insomma, anziché cercare inutili risse.


Di recente abbiamo appreso invece, siccome non apprezziamo le oscure strategie alternative auspicate da molti  Scanzitravagli de noantri,  per improbabili accozzaglie e immancabili nomi “forti”  (ma forti de che?),  strategie che si ripropongono puntuali come peperoni a ogni elezione locale,  che perseguiamo una politica spicciola, infima, che siamo destinati a perdere, in quanto “mezze figure”.

Lungi dall’offendermi,  recepisco con orgoglio questa definizione, considerando una lunga lista di “figure intere”  che si sono trasformate in una teoria di “brutte figure”.

Per essere come chi entra ed esce da partiti e coalizioni, cambia nome e definizione, un occhio alla poltrona possibile e uno all’elettorato sempre più volatile, e cecità verso la coerenza, meglio la mezza figura.

Per essere come chi, attraverso gli anni, si è sempre proposto come il nuovo dirompente,  senza concludere niente, fino a diventare come quei vestiti da festa che invecchiano negli armadi, e non è mai occasione di metterli,  meglio la mezza figura.

Per essere come chi pensa che basti ogni tanto “timbrare il cartellino”,  con qualche iniziativa virtuosa e simbolica oppure provocatoria  oppure imbelle sui propri temi ideologici “forti”,  per mettere  a tacere ogni altro compromesso e tran tran politico quotidiano di segno opposto, meglio le mezze figure.

Per essere come chi si è scoperto improvvisamente Solone e Catone,  come avesse vissuto finora sulla Luna, e paludandosi di cotali toghe  e salendo sulla cassa del sapone incensa, pontifica, sentenzia, condanna, attacca, castiga i costumi, boccia o promuove,  attaccando i responsabili di anni e anni di scempi, ma   riservando i peggiori strali a chi, come noi,  si affaccia ora sulla scena politica e fa del suo meglio con i mezzi che ha, meglio le mezze figure.


 

E potrei continuare a lungo.  Naturalmente preciso che conosco tante persone, nella politica e fuori, che non appartengono a queste categorie e sono comunque degne di stima e rispetto.  Non prendetelo come un “solo noi grillini siamo perfetti”, perché non è questo il senso.

Solo evidenziare che i peggiori attacchi quasi mai sono motivati o in buona fede o degni di considerazione.  Le critiche, quelle no, sono altra cosa e apprezzabili e da meditare. Ma non a quelle mi riferivo.

Piaccia o non piaccia, siamo qui.  “Mezze figure” di cittadini prestati alla politica, a volte inesperti, a volte dubbiosi, a volte coraggiosi, ma sempre pieni di idee e buona volontà.  Che si concentrano sulla sostanza e non sulla fuffa da rappresentazione teatrale  che caratterizza  le nostre scene politiche, anche quelle locali.

Ora persino gli altri gruppi in Consiglio sono costretti a riconoscercelo. Che abbiamo idee amministrative concrete.  Non perché prima non le avessimo, chiaro, solo che finora non ci era ancora riuscito di dimostrarlo, come è accaduto, per esempio, nell’ultimo Consiglio, con la nostra delibera sul gioco d’azzardo e la riduzione orari per le slot,  condivisa alla fine dall’assessore e approvata all’unanimità, frutto di un lavoro che parte dai parlamentari e arriva fino alla passione, all’impegno, alla competenza del gruppo locale, in armonia e collaborazione. Piccoli ma importanti risultati, passetti significativi.

 
 I consiglieri M5s Delfino e Debenedetti (Foto IVG)

Siamo cittadini fra i cittadini che cercano di capire cosa sia meglio, e di realizzarlo. Senza scheletri negli armadi, né secondi fini. Senza l’ingombro di ideologie marmoree e obsolete che ora meriterebbero  quanto meno qualche aggiornamento, ma non certo privi di  principi chiaramente identificati e condivisi. Senza dover ringraziare o ricompensare alcuno sponsor o protettore. Liberi da pastoie che non siano quelle del proprio giudizio, degli esempi positivi già realizzati, del sostegno delle persone.  E ansiosi, lo ripeto sempre, di avere prima di tutto collaborazione attiva, di ricostruire una comunità viva e solidale.

Meglio non vincere una elezione,  per ripartire e diventare sempre più forti e radicati sul territorio, che vincerla su basi d’argilla, con tutti i poteri forti contro e il destino di una meteora, bruciando ogni speranza di rinnovamento.

Eccoci qui. What you see is what you get.  Quello che vedi, è quello che siamo e quello che puoi avere.  Ed essere.

Niente di più, niente di meno. Ma trasparenti, e, questo è un impegno preciso, coerenti.

A noi sembra già molto, e su questa base, sereni, continuiamo.

 Milena Debenedetti, Consigliere Movimento 5 Stelle Savona

 

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