Maersk
MAERSK: EFFETTO ANNUNCIO da Savonanews |
MAERSK: EFFETTO ANNUNCIO
da Savonanews |
Se una cosa l’annunci, trovando anche qualcuno che te la diffonde come si deve, è già mezza fatta. Non è vero? Chissenefrega: nel frattempo formi il cuscino di consenso e/o di rassegnazione nella pubblica opinione che, titolo dopo titolo, inizia a pensare: “Tanto, ormai…” |
Piattaforma Maersk: nessuno la vuole salvo pochissimi, di solito direttamente interessati, o con l’illusione di esserlo. Ma sai, ORMAI c’è il progetto, ORMAI sono arrivati i finanziamenti dalle banche, ORMAI sono partiti i sondaggi.
Ormai una cippa. L’avvocato Prof. Daniele Granara di Genova nel dicembre 2008 si trovò solo contro una ventina di suoi colleghi che rappresentavano le parti a favore della la piattaforma. Nelle sue mani stringeva le 61 pagine di un ricorso al TAR, proposto dal comitato Amare Vado e dalla Onlus V.A.S. contro il progetto di piattaforma Maersk a Vado Ligure. Nonostante l’ambientino non proprio amichevole, questo ricorso venne formalmente depositato, ed è tuttora pendente. TUTTORA. Un dettaglio che non viene ricordato spessissimo nei titoloni delle ultime settimane. Oltre ai soggetti istituzionali dovuti, il ricorso è contro un’ A.T.I.: Associazione Temporanea di Imprese composta da Maersk – GLF Fincosit – Technital (progettista tra l’altro dell’autostrada Messina Palermo della quale si è diffusamente occupata REPORT nella puntata del 14/03/2010 – http://www.technital-spa.com/massinapalermo.htm e www.report.rai.it da vedere assolutamente)Con la Deliberazione del Comitato Portuale di Savona n. 12 del 15.02.2008, viene dato mandato al suo Presidente “per tutti gli incombenti connessi e conseguenti, tra le altre, alla conclusione dell’Accordo di Programma”. In poche parole, “fai tu.” Sei giorni dopo sei, il 21/03/2008, l’autorità portuale di Savona stipula l’apposita convenzione con A.T.I. Maersk – GLF Fincosit – Technital. Dopo 14 pagine di premesse negli atti del ricorso leggiamo: “tutto ciò premesso, la Conferenza, nelle persone dei partecipanti in legale rappresentanza della Regione Liguria, della Provincia di Savona e del Comune di Vado Ligure (amministratori pro-tempore n.d.r.), procedeva alla sottoscrizione dell’Accordo di Programma, nel testo conseguente alla adozione da parte del Consiglio Comunale di Vado Ligure della Delibera n. 57 del 28.07.2008, ritenendo così conclusi “gli adempimenti prescritti dalla D.C.R. n. 22 del 10 agosto 2005 in relazione al Bacino di Vado” disponendo l’insediamento entro trenta giorni del Collegio di Vigilanza per un programma di attività che coinvolga anche l’ATI Maersk, Grandi Lavori Fincosit e Technital. Le predette Deliberazioni conferenziali e l’Accordo di Programma stipulato in epigrafe indicati, sono illegittimi, ingiusti, dannosi e pregiudizievoli per l’ambiente, l’ecosistema e il paesaggio del Golfo dei Vado, così come gli atti preparatori, inerenti, conseguenti e/o connessi, sicché i ricorrenti sono costretti a rivolgersi all’Ecc.mo Tribunale, per ottenerne il riparatorio annullamento, previa sospensione cautelare, per i seguenti motivi in linea di diritto (…etc)” |
Seguono altre 45 pagine che raccontano secondo gli esponenti ma in modo ferreo, documentato e leggi alla mano, un’infinita serie di irregolarità ed inadempienze, a tratti grottesche, come nella migliore tradizione.
Sarebbe interessante ma noioso anche il dilungarsi sulle dinamiche consolidate ma non più efficacissime del cosiddetto EFFETTO ANNUNCIO , |
Ad ispirare slanci è forse il nome completo della Compagnia, che sembra scritto in savonese: AP Møller-Mærsk (per gli amici Maersk), un gigante dei trasporti marittimi. Speriamo senza i piedi d’argilla, e se proprio dev’essere non quella dei fondali di Vado, nel suo stesso interesse. Bando alle ciancie.
Quando nel 2008 viene inaugurato il quartier generale Maersk a Vado le Autorità, portuali e non, vennero fischiate. Nel 2009 Ansa riporta un costo complessivo di 615 milioni di euro. Uno scherzo di oltre mille miliardi. Alla “gara” d’appalto si presentano in due consorzi due. Vince quello di cui sopra. Non vogliamo però fare una cronistoria della piattaforma Maersk, recentemente definita “folle” da Antonio Di Pietro, prontamente accusato di aver dato l’ok al progetto di massima ed utilizzato ad arte per cercare di dimostrare spaccature. Però, qualche dubbio sul fatto che la Maersk navighi a gonfie vele, lo offre la cronaca: (osservare la tattica) > Duemilaotto: Maersk, 129 esuberi e 64 contratti a tempo determinato non rinnovati (su 500 dipendenti – RSU / Ansa) > Duemilanove: Maersk annuncia di puntare sulla Spagna e la messa in mobilità per 45 lavoratori della loro sede di Genova. La Regione si allarma e media e a marzo la sostiene la cassa integrazione (in deroga) e i contratti di solidarietà azienda – lavoratori. Maersk rifiuta quest’ultima ipotesi. I sindacati parlano di un taglio complessivo di 96 dipendenti. Sciopero. Lavoratori Maersk in Consiglio Comunale a Genova. Ansa, 4 aprile 2009: “Crisi enorme ma Maersk conferma Vado”. Tre giorni dopo Maersk sospende procedura di mobilità per 34 addetti. Per 13 di loro cassa integrazione in deroga (a spese pubbliche). Anzichè chiudere l’ufficio di Genova, Maersk chiude quello in Spagna (Algeciras), per solidarietà europea. – Il 13 maggio i sindacati firmano l’accordo, il giorno dopo scoprono “casualmente” che Maersk sta chiudendo la filiale di Livorno. Filt CGIL CISL e UIL dichiarano all’ Ansa: “Ciò la dice lunga sul concetto di relazioni sindacali che questo gruppo è in grado di esprimere…” – Il 2 settembre 2009 AP Møller-Mærsk cede il 5,7% delle azioni “per preservare la flessibilità finanziaria” ( www.nauticaetrasporti.it) In che senso? “Il ceo di AP Møller-Mærsk ha puntualizzato che la cessione consentirà un minore ricorso al prestito. «Quasi tutti i nostri attuali impegni di investimento sono finanziati – ha sottolineato – tuttavia l’economia mondiale e i mercati del prestito sono anomali. Di per sé i proventi della vendita di azioni proprie ridurranno il fabbisogno di prestiti della società e, nel contempo, aumenteranno l’attrattiva della società quale potenziale futura emittente di obbligazioni».”Auguri, direbbe Callisto. |
In un quadro non limpidissimo il temuto cementone a guisa di tappo della rada di Vado – pagato in buona parte con denaro pubblico – è un boccone ghiotto.
E lo è nonostante quanto pubblichi la stessa Maersk nella propria home page internazionale “OUR PHILOSOPHY” alla voce “Environment” (AMBIENTE) http://www.maerskline.com/link/?page=brochure&path=/about_us/our_philosophyMAERSK: “Environment : For us, protecting the environment is a question of constant care – in the way we use resources, optimise operations and handle waste. Our environmental protection policy statement reads: “We are committed to the protection of the environment and place high priority on environmental considerations in managing our business.” |
Tradotto male: Per noi l’ambiente è una questione di costante attenzione – nel modo con cui usiamo le nostre risorse, le operazioni di ottimizzazione e la gestione dei rifiuti. La nostra policy di protezione ambientale recita: “Siamo coinvolti nella protezione dell’ambiente e attribuiamo un’alta priorità alle considerazioni ambientali gestendo il nostro business”.
Parola di Maersk. Bravi. Segue un ponderoso documento da 3MB .pdf in inglese, ricco di enunciati ed intenti, foto di navi, di mare, persino di fiori. Vien da chiedersi: ma nella savonese København (DK) saranno al corrente del progetto di Vado Ligure? Mah… Ci torniamo dopo, perchè nel frattempo pare siano arrivate le palanch€. A tambur battente nelle ultime settimane il progettone viene ri-annunciato come cosa fatta. Impazza sui titoli savonesi, ma si spinge “fin” sui media fin del capoluogo ligure. Repubblica (in piccolo): “Savona, banche in campo per Maersk”; poi altri, “Impostato il finanziamento”, “Tre banche per la piattaforma Maersk”, “Vado, un POOL di banche per la piattaforma” Insospettiti da cotanto impeto nel proclamare urbi et orbi che i finanziamenti per la piattaforma sono già nel cassetto (quale?) ci siamo presi la briga di contattare uno per uno, gli istituti di credito che secondo recentissimi articoli di stampa formerebbero una specie di cordata a sostegno del progettone. Peccato che tutti gli istituti in prima battuta siano caduti dalle nuvole, non sapendo di cosa si stesse parlando (e questo da l’idea di quanta attenzione ci sia fuori regione per questa “cosa”) Tutti si prendono qualche giorno per chiedere e capire. Non facciamo nomi: – L’ufficio stampa di BNL / BNP Paribas a Roma ha i telefoni parecchio disturbati. Non sanno. Non sentono bene. Pronto…? Ci forniscono l’indirizzo al quale inviare una mail di richiesta informazioni, che parte ale 13:15 del 10 marzo. Siamo ancora in attesa di un riscontro. |
– L’ufficio marketing & strategie di Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo dopo alcune telefonate ci dirotta via email verso l’ufficio media del gruppo Intesa, che rapido risponde, ma mentre scriviamo non ci ha ancora comunicato né dati né posizione ufficiale in merito. Pochi minuti fa (h 11:15) dietro sollecito ‘ufficio centrale della banca precisa che l’unica cosa che sanno è che sono nel “POOL”
– L’ufficio stampa della Banca Popolare di Vicenza, finita all’ultimo anch’essa tra i “sostenitori” è disponibile, ma di piattaforma Maersk a Vado non ne ha mai sentito parlare prima. L’addetto lo apprende dalla rassegna stampa. Titolo: “Piattaforma: ok ai 300 milioni, darà lavoro a 642 addetti” (sic!) – L’ufficio stampa del Monte dei Paschi di Siena è molto incuriosito dall’argomento. Chiede, si informa e risponde a stretto giro. Poi a denti stretti conferma, ma nessuna posizione ufficiale. Ma soprattutto, a prima (e seconda) vista: nessuna erogazione. |
Il finanziamento ci sarà (forse) QUALORA il progettone venga effettivamente realizzato. Di quali soldi stiamo parlando dunque?
(Senza dimenticare che questi 300 milioni di Euro gentilmente anticipati delle banche, diventeranno il debito di un ente pubblico, interessi inclusi.) Va rilevato che nessuno degli istituti di credito – strombazzati come i moschettieri del cementone – sarebbe a dettagliata conoscenza del progetto. Da molte indiscrezioni filtra però la netta preoccupazione di veder “utilizzato” il proprio marchio anzitempo e su un’operazione discutibile dal punto di vista ambientale, avversata dalla cittadinanza e dalle amministrazioni locali. A qualcuno scappa detto: “Ma non si chiede per quale motivo CARIGE / CARISA se ne stanno ben lontane da questa “cosa?” Perderebbero tutti i clienti di Vado per incassare quattro soldi di interessi.” Urca. No, ma certo, non è il suo “target”: Carige pensa alle famiglie, qualcuno si affretta a precisare fuori verbale. Come no. Anche come azionista dell’Autofiori, la più cara d’Italia. Quanto amore per le famiglie e le piccole imprese… In effetti se una banca spende milioni di euro per far risplendere il proprio marchio agli occhi della Nazione, a meno che non sia un business colossale (e questo non lo è) cerca di evitare pasticci d’immagine. Ancor più se fa dell’etica sostanza e non solo marketing. E qualche banca antica, queste cose le ha ben presenti. Quindi, meno ne sono al corrente, meglio è; e i fatti lo dimostrano. Tutti gli istituti di credito, alla fin della fiera dell’est, ci dicono: chiedete a Maersk. E noi chiediamo. Mandiamo una mail di richiesta informazioni giornalistiche al responsabile Maersk di Vado Ligure, tale Jens Peder Nakskov Nielsen (la scriviamo in inglese, per metterlo a suo agio). Ci risponde in vece e in italiano, tale Carlo MERLI (save the name) amministratore delegato di APM terminals Vado (Maersk) Ci spiega che la partnership con il pool bancario è stata definita dall’autorità portuale di Savona e che Maersk sarebbe “solo” l’ “utente finale” del finanziamento. Una società privata utente finale di un finanziamento pubblico?! Interessante. Beati loro. Si pone la questione ambientale. Ci dicono a mezzo stampa che i lavori pariranno in primavera, e che i sondaggi sono già cominciati. Curioso, con un ricorso pendente al TAR. Affidataria dell’incarico dei sondaggi (immaginiamo con gara d’appalto) la fondazione CIMA di Genova con sede a Savona – Campus. C.I.M.A. Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale Solo che poi basta un’occhiata per leggere che CIMA, che se non abbiamo capito male, curerebbe i sondaggi ambientali per la piattaforma Maersk di Vado (voluta dall’autorità portuale di Savona) nel 2009 ha firmato una convenzione proprio con l’autorità poruale stessa, e proprio a questo scopo (vedi sotto oppure su http://www.porto.sv.it/Comunicati/Comunicati1/CS_09_06_29.pdf)Ovviamente a seguito di gara d’appalto immaginiamo… Il problema è che con gli interessi in gioco e un “protocollo di intesa” tra controllore e controllato, diventa difficile credere in una pur vaga autonomia di valutazione. E’ però l’insulto all’intelligenza ad infastidire maggiormente. Anche perchè – ironia della buona sorte – lo stato in cui versano i fondali di Vado nei quali si andrebbe a scavare (n.b.: a meno di un miglio dall’area marina protetta di Bergeggi) è spiegato non solo dai Biologi del M.o.d.a. come Virginio Fadda o dai Comitati vadesi contro la piattaforma, ma anche dallo stesso Ministero dell’Ambiente nella relazione di VIA all’ampliamento di Tirreno Power: a pag. 14 leggiamo e riportiamo: (vedi documento a fondo articolo) “Dall’analisi delle concentrazioni di inquinanti nei sedimenti marini emergono situazioni di contaminazione da metalli, IPA e PCB nei pressi di diverse stazioni ed in particolare in corrispondenza dele principali zone portuali e industriali quali Vado Ligure (…)” Vediamo: Digitando “Vado Ligure” sul portale di Maersk il risultato è “0 documents matched”, idem digitando “Savona”, anche in minuscolo. Contattiamo dunque l’ufficio stampa di Maersk a Copenhagen. Ma la richiesta di informazioni evidentemente porta con sé domande poco rassicuranti, e – cosa mai vista – in due ore fa il giro d’Europa. PING! Arriva una mail, in inglese. Da Maersk… non è mr. Boyd: Leggiamo curiosi… Traduciamo (sempre male): La lettera illustra il parere positivo della VIA regionale, ma specifica soprattutto che il progetto rispetterebbe la “Policy ambientale” della Compagnia in quanto si prevede (traduciamo) di utilizzare mezzi elettrici per movimentare i container e di applicare (non meglio specificate n.d.r.) “energy-savings technologies” sui mezzi e negli edifici. (sic) Addirittura? Però! Mica male come tecnologia. I muletti elettrici li usavano già in tempo di guerra. E si capisce che è fondamentale per la policy rinunciare a qualche motore diesel delle benne, con una centrale a carbone da 600 Megawatt lì accanto. Non c’è dubbio: la soluzione ambientale è certamente questa. Ma il bello vien dopo: A firmare questa email, in inglese, dopo 2000 km e svariati interlocutori:Ebbene SI. Ancora lui: Mr. Carlo MERLI, stavolta Managing Director APM Vado Ligure Terminals. Che dire? Vada Sabatia caput mundi. Ma quando i fili tirano e iniziano a vedersi, le magie dell’effetto annuncio suggestionano un po’meno. In bocca al Lupo. Mario Molinari Martedì 16 Marzo 2010 ore 11:52 |