L’uovo, la gallina e la rumenta

Torno su un argomento annoso a costo di ripetermi, ma a leggere certi commenti sui social mi risale l’irritazione.
Oddio, i social sono parecchio irritanti comunque, e di questi tempi più che mai, ma nello specifico quel che mi infastidisce è il discorso rumenta, o meglio rifiuti solidi urbani.

Sempre di tendenza le foto di cassonetti stracolmi e ingombranti ammassati in un caos versatile e pittoresco, solo che a pubblicarle, spesso, con malcelata soddisfazione, sono gli esponenti della precedente amministrazione.
Che voglio dire: metti che tu abbia lasciato un appartamento pieno di macchie sul muro e mobili rovinati, che soddisfazione è far vedere che l’attuale affittuario non ha aggiustato niente? La tua responsabilità pregressa rimane inalterata.
I commenti, poi, rispecchiano in pieno le tifoserie. Difendere la propria parte politica a ogni costo.
Se prima si leggeva del debito del Comune, della colpadiquellidiprima, ora magari ci si rifà al poco tempo trascorso dall’insediamento.
Ma soprattutto, sempre e comunque, l’argomento preferito delle tifoserie, prima della destra, ora della sinistra, è uno su tutti.  Alibi sempiterno e sempreverde.

La colpa è del savonese incivile.
Prima non si poteva fare la differenziata perché tanto i savonesi erano incivili, ora che quel minimo di investimenti obbligatori sono stati fatti molto male, si giustifica ogni scempio e vandalismo con l’inciviltà.
Ma è nata prima l’inciviltà o il disservizio? Quale è la causa e quale la conseguenza? E in ogni caso, lamentarsi di chi sporca quasi si fosse di fronte a un fenomeno naturale ineluttabile, a che giova, se non al mugugno fine a se stesso?
Senza scomodare la teoria delle finestre rotte per cui degrado chiama degrado, pulizia ispira rispetto, diciamo che battibeccare e scandalizzarsi fra savonesi ha poco senso e fa solo il gioco di coloro che hanno responsabilità ben precise in tutto questo e ovviamente vi sfuggono, e alimentano la polemica per scaricarsele.
Rispetto a prima devo dire che la tifoseria di centrosinistra è molto più appassionata e creativa. Si va a scovare puntigliosamente le poche vie pulite per bearsi della famosa pulizia straordinaria.

Si giustificano le foto di rumenta sostenendo che il giorno prima era tutto a posto, tutto perfetto, e il giorno dopo, tou lì, di nuovo cassoni stracolmi e materiale accatastato.
Deve proprio darsi tanto da fare, il famoso savonese incivile, peggio di un villain dei fumetti, di un Diabolik in nero paludato,  se nottetempo zompetta a sporcare e depositare montagne di rifiuti, proprio dove si è pulito il giorno prima.
Non è che il nocciolo sta in quella parolina, “straordinaria”? La pulizia dovrebbe essere ordinaria, non fatta una volta ogni tanto quando non se ne può più. Se no è evidente che la rumenta si riaccumulerà, se è carente il servizio di base.
Altro evergreen: tutti pigri che non vogliono fare due passi in più o tenersi un giorno la rumenta in casa.
Vero, ciò non toglie che il cassone pieno, in un sistema che funzioni, dovrebbe essere l’eccezione, non la regola. E la roba non dovresti tenertela per settimane, ad adornare il salotto come i pacchi sotto l’albero.
Insomma, inciviltà, maleducazione, malcostume, ignoranza e quant’altro sono deprecabili fin che si vuole, ma NON devono diventare la giustificazione di un sistema inefficiente di suo.

Ho passato diversi giorni a girare la città con delle pile esauste in tasca, sperando di trovare il classico cilindro per depositarle. Neanche uno, neppure nei supermercati.
Giuro che quelle pile, alla fine, mi veniva voglia di gettarle nel primo cassonetto. Non l’ho fatto solo perché so quanto inquinino. Ma in quanti si pongono il problema?
I cestini. Non solo dovrebbero essere svuotati spesso, e non lasciati a traboccare come la schiuma della birra, ma dovrebbero essere differenziati. TUTTI.  Invece ne abbiamo pochi esempi, all’Ipercoop mi pare li abbiano pure tolti, ne abbiamo uno ai giardini S. Michele con tanto di bandierina festosa, quasi fosse un totem, una conquista. Quando dovrebbe essere la regola.
Allora, ripetiamo tutti insieme: i savonesi, incivili o civili che siano, si beccano una tassa rifiuti SPROPOSITATA, in cambio di un servizio scadente. Soldi coi quali si ripianano più che altro i debiti e le scelte scriteriate per cui nessuno pagherà, se non i cittadini che li hanno subiti. Questo dovrebbe essere il PRIMISSIMO pensiero sul quale incavolarsi, invece di prendersela gli uni con gli altri.
La partecipata Ata è stata amministrata male e lasciata andare nel degrado, con sprechi e scelte discutibili, sia di investimenti sia di bilancio.
La precedente amministrazione ha pensato, con qualche lentezza e ritardo, a risanare la parte finanziaria per salvare il salvabile, ma non si è curata troppo della parte operativa, tanto che il servizio è precipitato. Cosa prevedibile quando lo affidi a un assessore esperto più che altro di cifre. E ora i ritardi nelle procedure di gara non aiutano di sicuro.
Le amministrazioni di centrosinistra avevano investito poco, tardi e male nella differenziata, non credendoci veramente, e ovviamente i risultati, al netto delle difficoltà operative della partecipata in affanno, non hanno potuto che rispecchiare questo atteggiamento.
Se si vuole avviare una differenziata seria l’investimento deve essere commisurato, e fatto bene una volta per tutte. Non acquistando qualche cassonetto di plastica scadente che si rompe subito.

La pulizia va fatta con idonea periodicità.  L’efficienza deve essere garantita.
Il cittadino deve essere adeguatamente informato e istruito sui materiali da conferire, sanzionato dopo un certo tempo se continua a sbagliare o a fregarsene. Sanzioni che non possono essere spot, o casuali. Fa ridere che ci venga riferito come gli ausiliari sgridino la classica signora con sacchetto in cui è finito qualche materiale differenziabile, dicendo che è obbligatorio conferirli nei cassonetti dedicati, con tanto di spiegone. Quando poi se apri un qualsiasi cassone dell’indifferenziato ci trovi di TUTTO. Ma letteralmente di tutto.  Mobili interi, sedie, infissi, pannelli, arredi in plastica…Avevo a suo tempo suggerito di mettere meno cassoni dell’indifferenziata, e più piccoli, ma il suggerimento era stato accolto con un sorrisetto di compatimento dall’allora amministratore di Ata.
Oltre a istruzione, controlli, sanzioni, devono esserci anche due altri fattori imprescindibili.
L’ESEMPIO: ossia un servizio impeccabile o quanto meno decente, che scoraggi a seminare rumenta. Raccolta adeguata e una gestione ingombranti efficiente e tempestiva.
E, in un secondo tempo, stabiliti i migliori criteri organizzativi e operativi, la PREMIALITA’: ossia, chi produce meno rifiuti e differenzia correttamente deve pagare meno, con tariffa puntuale.

In queste condizioni, ogni alibi al degrado verrà meno.  Ma nel frattempo, inveire solo contro i maleducati, considerando che chi vuole essere educato a tutti i costi incontra difficoltà costanti, oppure, peggio, prendersela coi lavoratori che fanno quello che possono, è il solito atteggiamento che consente, da sempre, a chi ha il potere di mantenerlo, proseguendo l’incuria, seminando un po’ di zizzania per distrarre, e trovando terreno sempre fertile per farla attecchire.
Cosa che di questi tempi accade su molti, troppi temi. Ma su cui dovremmo iniziare a riflettere, e a ribellarci, e a ragionare un po’ meno da pecoroni.
Intanto mi sorge una vaga idea che si inizi a intortarci con effetti speciali, luci e cotillons. Vedremo il prosieguo.

Milena Debenedetti

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One thought on “L’uovo, la gallina e la rumenta”

  1. Che esista un disservizio e’ palese e indiscutibile.
    Appalti dati al ribasso (con conseguenti tagli a investimenti, miglioramenti e assunzioni ), carenza di manovalanza (leggi il precedente), scarsa considerazione di picchi di lavoro, ma soprattutto la purtroppo italica tendenza al “tanto-a risolverlo–ci-pensera’-il-Comune/Provincia/Regione/Stato”, etc. etc.

    Ma non si puo’ nemeno affermare che “Il cittadino deve essere adeguatamente informato e istruito sui materiali da conferire”, quando queste informazioni sono fornite da anni se non decenni,
    Esistono aree verdi, certo con limitazioni, del tipo accesso se si e’ residente nel comune.
    E se si rendessero piu’ aperte a tutti, e magari piu’ numerose invece che limitate?
    Ma per queste aree potremmo purtroppo sconfinare in discorsi molto piu’ complessi riguardanti il lavoro, in bianco o in nero che esso sia.

    Ma per la gente comune la questione si riversa nuovamente sulla incivilta’ di troppe persone, che contano su altri (ATA e vedi sopra) per risolvere i loro problemi di pigrizia, menefreghismo e ignoranza (non quella delle regole, ma la vera IGNORANZA).

    E lasciamo la politica, e il di lei orientamento, fuori da queste discussioni.
    Ogni amministrazione ha i suoi problemi, che eredita dalle precedenti (che cerchera’ di mettere in cattiva luce), evidenziando i suoi obiettivi e sforzi (che ovviamente dopo le elezioni verranno messe in fondo alla lista) e che lascera’ in eredita’ alle seguenti (che ricominceranno il ciclo).

    Scritto velecemente in una pausa pranzo che sta per terminare,

    il vostro lettore
    Carlo

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