LETTURA DI UN’IMMAGINE: La parabola dei ciechi Tempera su tela (1568) Di Pieter Bruegel il Vecchio

La parabola dei ciechi Tempera su tela (1568) di Pieter Bruegel il Vecchio
Museo nazionale di Capodimonte – Napoli

La composizione di questo dipinto, secondo il suo autore, il pittore fiammingo Pieter Bruegel il Vecchio (Breda, 1520 -32 circa – Bruxelles, 1569), intendeva rappresentare in immagini la parabola evangelica del cieco che guida un altro cieco, come leggiamo in Matteo 15; 14, dove Cristo dice dei Farisei: “Sono ciechi a guida di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso”.

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Bruegel però modifica il testo evangelico portando il numero dei ciechi da due a sei. Come prima osservazione notiamo che i ciechi raffigurati da Bruegel non sono poveri mendicanti vestiti di stracci e nemmeno come i contadini che figurano in altre opere del pittore fiammingo ma vestono abiti che oggi definiremmo firmati o griffati.
I sei ciechi camminano in fila indiana su un percorso fiancheggiato da un fiume e da un villaggio con una chiesa dal tetto spiovente e dal campanile aguzzo. I sei ciechi procedono insieme tenendosi uno con l’altro per mezzo di bastoni, ognuno ha un’espressione e una postura, pur nei limiti stretti imposti dalla loro condizione, diversa: Il primo della fila è già caduto in un fossato e rimane rovesciato sulla schiena, il suo volto quindi è visibile solo di scorcio; il secondo gira la testa mentre sta cadendo, forse per evitare di schiacciarsi con la faccia per terra; il terzo, in precario equilibrio, sta per seguire la sorte del secondo; gli altri non sono ancora inciampati, ma inciamperanno presto e il fossato è lì che li aspetta. Il paesaggio che fa da sfondo ai sei ciechi, diversamente dagli altri per lo più inventati o trasposti da altri luoghi, è reale ed è stato individuato nel borgo fiammingo di Sint-Anna Pede. La tonalità dominante dei colori è fredda e spenta, come si addice al significato della parabola. La cordata, se così possiamo chiamarla, dei ciechi attraversa diagonalmente l’intero spazio del quadro e pare scorrere sotto il nostro sguardo da sinistra verso destra creando un’impressione di movimento quasi si trattasse di una sequenza cinematografica ante litteram.

Fulvio Sguerso

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