LETTERA APERTA AL CAVALIERE
LETTERA APERTA AL CAVALIERE
Nel bel mezzo della pubblica esecrazione cui è sottoposto il Cav di questi tempi, io mi rivolgo a lui in termini inconsueti…
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LETTERA APERTA AL CAVALIERE Nel bel mezzo della pubblica esecrazione cui è sottoposto il Cav di questi tempi, io mi rivolgo a lui in termini inconsueti, che qui sotto cerco di sintetizzare: < Lei è l’unica persona in grado di salvare l’Italia dal baratro verso cui i politici al servizio di UE, BCE e FMI ci stanno trascinando. Avrebbe dovuto agire quando aveva il potere in mano, e forse oggi è troppo tardi, ma è l’unica chance che rimane: a noi italiani di salvarci e a lei di compiere il gesto eroico, fosse anche l’ultimo della sua vita. Il salvataggio dell’Italia richiede coraggio e determinazione: parole che non legano col termine “moderato” che lei ha sinora usato, ma semmai con rivoluzione. Che il PdL non ha mai osato fare; ma che la nuova Forza Italia potrebbe intraprendere, vista la posta in gioco, con la forza della disperazione. Rivoluzione? Si tratta proprio di questo, ossia di gridare a gran voce ciò che sinora è stato tenuto gelosamente segreto da tutte le “istituzioni” e farne un cavallo di battaglia: – La Banca d’Italia non è proprietà dell’Italia ma di un gruppo di banche che essa sarebbe delegata a controllare: ci hanno scippato la banca nazionale; – il denaro che abbiamo in tasca –eccetto le monetine metalliche- non è di proprietà pubblica ma privata, di quelle stesse banche che possiedono Bankitalia, cui hanno dato la scalata: ci hanno scippato il denaro, ossia la linfa della nazione; – lo scippo del nostro denaro, che rispecchia il lavoro di tutti gli italiani, ha generato il cosiddetto debito pubblico, creato per ripagare la BCE oggi -e la BdI ieri- delle variopinte banconote che esse vendono allo Stato al valore di facciata, più gli interessi. Per pagare i quali, lo Stato si svena ogni anno di circa € 85 miliardi, sottraendoli, con le tasse, ai cittadini e alle imprese, creando disoccupazione, salari, stipendi e pensioni da fame: in sostanza, miseria. Il che è tanto più grave se si pensa che, senza questo scippo, il bilancio dello Stato sarebbe in pareggio o addirittura in avanzo; – ancor peggio si comportano le banche commerciali, che creano denaro dal nulla, al pari della BCE, indebitando così l’intera nazione a proprio esclusivo vantaggio. Sorte come intermediari del credito (e tali ancora credute dall’opinione pubblica), le banche sono i veri, grandi falsari legalizzati, in quanto i mutui che concedono non sono garantiti, che in modesta frazione, dai loro attivi; ma se non vengono ripagati si trasformano in beni concreti: quelli dati a garanzia, con l’assurdo spareggio di garanzia tra mutuante e mutuatario; – ne consegue che tutto il denaro in circolazione, cartaceo ed elettronico (ma non metallico!) viene iscritto a debito, a passivo degli italiani, e quindi a credito delle banche, con la formazione di una ristretta cerchia di creditori che nulla producono, quindi parassiti, che prosperano alle spalle della maggioranza che lavora e produce; – con la beffa finale, nell’assordante clamore sugli evasori fiscali, di un’evasione fiscale macroscopica, in quanto le banche pagano le tasse solo sugli interessi, ma non sul capitale reale che incamerano a fronte del capitale fittizio “prestato”; – l’ultimo colpo bancario riguarda il contante, declassato a denaro semi-illegale, di cui il ministro dell’Economia Saccomanni (ex-direttore di Bankitalia e membro del board BRI), di fatto un banchiere al governo, vorrebbe ulteriormente abbassare la soglia sotto gli attuali, già infimi, € 1000, con la solita scusa dell’evasione, per consegnarci, mani e piedi legati, al giogo delle banche e alla radiografia fiscale di Equitalia. Questa situazione è frutto di una paziente strategia attuata dai banchieri nei decenni scorsi e si è ormai radicata nei fatti e nell’inconsapevole accettazione della gente. Il silenzio della classe politica, compresa la fazione che lei ha capeggiato e in parte tuttora capeggia, è una vergogna che rimarrà negli annali della storia. Come mai allora mi rivolgo proprio a lei, che sino a ieri s’è definito capo dei “moderati”, ossia di coloro che vogliono la “stabilità”, e cioè il perdurare della situazione di iniquità sopra denunciata, e che non a caso l’attuale premier ossessivamente invoca?
La risposta sta proprio nell’abisso che divide lei ed Enrico Letta: costui un membro fedele dei cosiddetti poteri forti, simboleggiati dal Club Bilderberg, la cui frequentazione è alle spalle di tanti inspiegabili avanzamenti di carriera nei posti chiave del governo e della finanza; lei un personaggio che di quelle mene non ha mai voluto far parte. Né ce l’avrebbero accolto, vista la sua allergia ai comportamenti politically correct, alle genuflessioni davanti agli altarini dei signori del denaro: costoro detestano chi si comporta autonomamente ed osa addirittura contrapporsi ai loro diktat. E qui apro una parentesi: lei ha la stoffa del capo, persino del dittatore. E questo è qualcosa che la cupola finanziaria aborre. La storia insegna: hanno sempre inneggiato alla “democrazia”, demonizzando ogni altro regime; tant’è che fecero addirittura la seconda guerra mondiale per spazzare via un sistema economico e monetario opposto al loro; non sopportarono di vedere la Germania, e in parte l’Italia, fiorire negli anni Trenta, grazie alla proprietà pubblica della moneta, mentre il resto del mondo, del loro mondo, affondava nella Grande Depressione, creata dai banchieri, allora come oggi. E quando Kennedy, come Lincoln un secolo prima, osò comportarsi da “dittatore”, ossia indipendente dai voleri di Wall Street, stampando dollari pubblici, lo eliminarono, ritirando subito tutti i dollari statali e sostituendoli con dollari privati della privata Federal Reserve. Stesso comportamento fu usato con quanti altri sfidarono il dollaro come moneta di riserva mondiale, accettando valute diverse nelle esportazioni: Saddam Hussein e Gheddafi sono due esempi eclatanti, che pagarono con la vita la loro indipendenza dai dettami di Washington. E all’Iran stava per capitare sorte analoga, se il timore di bombardamenti e successiva invasione non avesse convinto il nuovo premier a più miti consigli. Ecco, questo è il quadro: per sottrarsi alla spira soffocante dei burocrati di Bruxelles non ci vogliono i “moderati”, ma uomini decisi a tutto, anche alla morte. Alla “bella morte”. Lei, cavaliere, ama l’Italia, come dice, sino a questo punto, sino al gesto estremo? L’Italia, e la storia, la ricorderebbero come il nuovo, vero liberatore, non da truppe nemiche, ma da oppressori nostrani in doppio petto, responsabili del perdurante disastro da cui fingono di volerci salvare. Non vedo nessun altro oggi in grado di compiere un simile, davvero eroico, gesto. Dia a Forza Italia questo obiettivo trainante, informi gli italiani sulla realtà monetaria, e diventerà senza dubbio il primo partito d’Italia. > Marco Giacinto Pellifroni 3 novembre 2013 |