LETTERA A ROBERTO SAVIANO

      LETTERA A ROBERTO SAVIANO
DA PARTE DI UN AMICO

LETTERA A ROBERTO SAVIANO

DA PARTE DI UN AMICO
 
Roberto Saviano
Caro neodottore in Giurisprudenza e stimatissimo scrittore, mi consenta di indirizzarle questa mia disinteressata e umile lettera aperta, che la prego di accogliere come una dimostrazione di affetto paterno e di sincera preoccupazione per i rischi a cui Lei continuamente si espone a causa, in primis, del suo stile di vita “blindata”, che potrebbe, a lungo andare, procurarle disturbi del carattere e dell’umore e, in secundis (un po’ di latinorum non guasta in una lettera a un neodottore honoris causa), per quel suo modo abituale di esprimersi senza tener conto delle gerarchie sociali, economiche, politiche e criminali.

Mi creda, glielo dico per la sua tranquillità e per il suo interesse (anche Lei avrà pure qualche interesse da salvaguardare, non fosse altro quelli relativi ai diritti d’autore), e si fidi di un anziano prof di lettere che ne ha viste tante e sa i pericoli a cui possono andare incontro i giovani, e proprio quelli più promettenti e generosi, ma dal carattere piuttosto rigido e, me lo consenta, alquanto ostinato. Oh, non me lo dica nemmeno, lo so, lo so che le sue denunce e le sue “narrazioni” sono tutte in buona fede, e che lo strepitoso successo da Lei meritatamente – sia chiaro – conquistato non ha per nulla guastato la purezza delle sue intenzioni; no, non è questo il punto. Allora qual è? Lei si starà chiedendo. Eh, il punto a cui voglio, se Lei me lo consente, arrivare è il seguente: possibile che fra tutte le persone e le autorità degne di ossequio, di stima e di rispetto che agiscono sulla scena e nella cultura italiana, anche nel campo specifico del suo mestiere, che è, mi perdoni se glielo ricordo, quello dello scrittore, Lei abbia scelto proprio i tre magistrati della Procura di Milano che tanti dispiaceri, per usare un eufemismo, procurano all’onorata famiglia del suo Editore? Oh, per carità, in Lei non c’era nessuna malizia e nessuna intenzione men che onesta in quella sua dedica; ma sa, lo dico sempre e solo per il suo bene, le sue parole e le sue buone intenzioni – come quelle di chiunque altro che, magari, parla in confidenza al telefono con un amico o un’amica – potrebbero essere equivocate e magari male o strumentalmente interpretate a fini di lotta politica. Ecco, Lei ora comincia a comprendere la nobile finalità di questa mia modesta lettera supplicatoria, e sono sicuro che converrà con me circa l’opportunità di rimediare a quella sua – anche questo sia chiaro – involontaria gaffe, ridedicando la sua meritatissima Laurea a persone di indubbio prestigio, che onorano la nostra amata Italia, e che al contempo non turbano né le coscienze né il sonno degli onesti cittadini e delle oneste cittadine di questo Paese. E guardi, già che ci sono, e se Lei me lo consente, mi permetto di suggerirle qualche nome: per esempio l’onorevole avvocato Ghedini, il valente direttore del “Giornale” dottor Sallusti, il prestigioso direttore del “Foglio” Giuliano Ferrara, il fine e colto critico d’arte ed esteta, nonché apprezzato showman televisivo, Vittorio Sgarbi……..Vede che non mancano personalità degne di essere da lei omaggiate. Infine, si dedichi con passione al suo mestiere, coma sa fare, magari variando un poco le sue tematiche, onde evitare le etichettature così fastidiose per un vero artista come Lei; per il resto, confido nel suo senso dell’onore e della………prudenza.

Con immensa stima.

Prof. Fulvio Sguerso

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