LE INTERVISTE IMMAGINARIE
LE INTERVISTE IMMAGINARIE DI FRANCO IVALDO
I DIBATTITI IMMAGINARI
LA PENULTIMA PAROLA ALL’ AUTORE
(quindicesima puntata)
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LE INTERVISTE IMMAGINARIE DI FRANCO IVALDO
I DIBATTITI IMMAGINARI
LA PENULTIMA PAROLA ALL’ AUTORE
(quindicesima puntata)
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Nei dibattiti immaginari, come, ovviamente, nelle interviste immaginarie precedenti, si scorge per forza di cose, la farina del sacco dell’autore che – non essendo luciferina – non dovrebbe finire tutta in crusca. Allora, occorre uscire allo scoperto e sostenere, con una certa qual sfrontatezza, quale è la filosofia del redattore delle interviste e dei dibattiti immaginari. |
E’ la moderna filosofia della futilità. Fùtile è sinonimo di vuoto, di vanità, di frivolo. Ecco, trovo che questo mondo, per diverse ragioni, abbia perduto del tutto il senso del serio, del tragico, ed insieme dell’importante, del grave, del severo. Tutto è superficialità, e ci troviamo (peraltro non male) nel mondo dell’effimero, di ciò che non dura, di ciò che appare e scompare in un battibaleno. Ci siamo avvicinati maggiormente, a mio avviso, alla realtà mutevole, direi quasi cinematografica della vita. Un susseguirsi di sequenze, di stacchi, di immagini in vertiginosa successione che ci confermano nell’idea dell’effimero. Gli antichi edificavano imponenti costruzioni destinate a sfidare i secoli ed a raggiungere i posteri per addurre la testimonianza di un’antica grandezza che voleva perpetrarsi, voleva durare. Il Partenone ad Atene, il Colosseo, il Circo Massimo, a Roma. Ma tutto questo non è più avvertito dai contemporanei come una necessità. A tutto si pensa, meno che a passare alla storia. E perché mai, direte voi ? Perché, per fortuna, si è compreso che la storia è un mito. E’ indistinguibile – dopo due o tremila anni – dalla leggenda. E’ qualcosa che si dissolverà come l’inchiostro sulla carta, che cadrà a pezzi. La Storia (scriviamola pure con la S maiuscola per darle importanza è l’illusione delle illusioni. Durerà ? Ma quanto durerà? Vi sono contemporanei che, diciamo trent’anni fa, erano piuttosto noti alle masse. Oggi? E chi se li ricorda? Allora, quale filosofia pratica avrebbero dovuto seguire per non cadere inutilmente in un oblìo che – prima o poi – raggiungerà tutti, famosi, illustri sconosciuti, personaggi più o meno noti, presuntuosi protagonisti di scene che anche se passeranno alla Storia, resteranno sempre scritte sulla sabbia e sull’acqua. Cancellate, nel giro di pochi secoli. Se tutto va bene come ai fondatori di religioni, reggeranno tre o quattro millenni. Dove sarebbero questa fama imperitura, questa gloria eterna, questi onori destinati a rendere il nome eterno nella Storia. Eterno ? Ma cosa significa? E’ terribile, d’altra parte, pensare che per tagliarsi una fetta di questa gloria che cade a pezzi subito dopo la morte reale (quella sì) dei grandi protagonisti storici sono state commesse efferatezze di ogni genere. Guerre e battaglie hanno illuso personaggi come Alessandro Magno, Cesare, Napoleone che sarebbero rimasti per sempre nella memoria dei posteri. E, invece, non è così. Provate a pronunciare la parola DIECIMILA ANNI e poi UN MILIONE DI ANNI. E allora vedrete se la filosofia della futilità continuerà a non dirvi nulla. Vedrete come saranno ricordati dai posteri i personaggi succitati. Non lo vedrete, perché non vivrete tanto. Ma allora, la ricerca della vostra gloria personale che senso ha? Il tempo cancella, il tempo è una gomma: via tutto e tutti.”Avec le temp,va, avec le temp tout s’en va…” cantava Leo Ferré |
Leo Ferrè
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Hanno ragione i seguaci del “carpe diem”, del “Chi vuol essere lieto sia, del domani non vi è certezza”. Ma non solo: hanno ragione gli epicurei. Hanno ragione, per dirla in modo popolare, i caratteri che non se la prendono mai, che non fanno drammi, che si accontentano di poco perché sanno che l’importante non è il molto, ma l’importante è accontentarsi, l’essere animi lieti e di buon umore, anche nell’avversità, anche nei malanni, anche di fronte ad un plotone d’esecuzione! |
Beh, forse questo è troppo. Comunque… Sissignori, la parola d’ ordine dev’essere : non prendersela mai. Allora, sono nel vero gli ottimisti ? Non è detto. Se scivolano dall’illusione alla disillusione, come spesso accade, gli ottimisti non avranno ragione, poiché non avranno valutato appieno la vita reale e , illudendosi, si apriranno, dopo, la strada ad amari inganni. Questo è il destino degli ingenui. Io parlo di esseri felici, ma consapevoli. No. In fondo, ha maggiori chances di successo un pessimista. Perlomeno non sarà deluso da ciò che potrà accadergli, avendo una visione negativa della vita , avrà previsto sempre il peggio e sarà contento se piccole cose positive contribuiranno a smentire il suo pessimismo nero. Allora, vi è da aggiungere che la via migliore – tra ottimismo e pessimismo- è quella di un sano e distaccato realismo, di una visione oggettiva della realtà, una visione quasi scientifica che non ci precipita nello sconforto della disillusione e neppure ci presenta un atteggiamento troppo negativo, a priori. Non si tratta di inviti alla saggezza. Si tratta di non gettare alle ortiche mille opportunità per correre dietro a chimere, come quelle della fama e del successo. Il guaio dell’uomo è di voler diventare un dio e di sforzarsi ed ingegnarsi, in mille modi diversi, per finire sugli altari. Essere ammirato, essere osannato, essere considerato, è vero che la vanità è vuota, la futilità se compresa veramente ci insegna a vivere. Per questo ripropongo la FILOSOFIA DELLA FUTILITA’, che faccia comprendere che tutto è precario, effimero, transeunte e – tutto sommato – poco importante, in questo mondo sublunare. Per la vita, è fondamentale che la Terra continui a girare su sé stessa e mantenendo la propria orbita attorno al sole ed il proprio posto nel sistema solare. E’ importante che un asteroide non ci caschi sulla testa. Per il resto, come diceva Gilbert Bécaud “c’est la rose l’important”. E, qualsiasi nome le sia dia, la rosa mantiene il proprio profumo. L’essenza è vitale ed importante. I nomi, le qualifiche, le forme, le “grandi opere”, le definizioni, gli aggettivi, i titoli, i vip, tutte sciocchezze che infarinano per poco la realtà e cioé il fluire incessante della vita, dove tutti sono uguali e tutti hanno lo stesso destino siano essi appartenenti al mondo animale, a quello vegetale o minerale. Ecco, una pietra dura più di un uomo, ma anche questo che valore ha? L’uomo dura meno, ma pensa e prova emozioni e sentimenti. |
Gilbert Bécaud
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Perché dovrebbe gloriarsi se il suo nome verrà scolpito su una fredda pietra, anziché provare, da vivo, tutti i migliori sentimenti e le migliori sensazioni ed emozioni, lasciando, per l’appunto, al regno minerale l’ambizione della durata? Carpe diem: mi raccomando, riflettete su questo. Ma questo epicureismo non sia mai di nuocimento agli altri. Perché ? Beh, è ben noto il meccanismo del rimorso di una cattiva coscienza. Se noi siamo felici ed il prezzo è quello dell’infelicità altrui, il valore della nostra felicità – col tempo – viene sensibilmente diminuito da un senso di colpa, che il saggio si guarderà bene dal sottovalutare. |
Certo, occorre ricercare la felicità, sapendo che essa è necessariamente effimera e transeunte, ma occorre anche fare attenzione: mai e poi mai, la vostra felicità sia basata sull’infelicità del prossimo. Questo sarebbe peggiore del male. Il pentimento esiste e se, in futuro, non fosse concesso di porre rimedio a torti inflitti a persone innocenti ed infelici a causa nostra, la loro infelicità, sarebbe – come dire? – contagiosa. Che lo si voglia o no, questo è un meccanismo mentale cui ben pochi, per fortuna, sfuggono. E’ il senso etico e morale innato che ciascun individuo possiede e che, prima o poi si risveglia. E’ il meccanismo che consente ad alcuni individui – come il santo tibetano Milarepa – di passare sal banditismo alla via della salvezza ed all’imperatore Ashoka, dopo terribili stragi nel Kalinga, di diventare buddhista, protettore di monaci e della Dottrina. Ma non diventiamo troppo seri. Ricordiamo che la filosofia dell’Effimero è una pratica di vita, una nuova visione della realtà. E’ la leggerezza dei quesiti dei monaci Zen, astrusi, non esprimibili con il linguaggio corrente. Rebus che alla fine portano ad un’omerica risata, quando l’assurdità dell’Illusione viene compresa e quando l’ineffabilità e l’assurdità del reale ci mostra che l’atteggiamento giusto è quello del buon umore vero e non solo di un freddo ed arido humour che può anche essere amaro e derivare dall’infelicità piuttosto che dal suo contrario. Spensieratezza non sempre vuol dire sciocchezza e dabbenaggine. Vuol dire lasciare il cervello, produttore d’illusioni a volte nocive. riposare e prendersi una meritata vacanza. Un’unica raccomandazione supplementare: l’ambizione sia moderata, perché l’ambizione sfrenata è la via più sicura verso l’insoddisfazione e, pertanto, verso l’infelicità. Non siate dio e nemmeno dei. Se c’é, c’é un Dio. E quello basta e avanza!. L’ULTIMA PAROLA SPETTA A DIO
Dio: Figliolo, anche stavolta, spero davvero in chiusura, ho poco da dire. Ti ho già scomunicato e ho messo all’indice il libello che hai scritto precedentemente nell’ Intervista. Che altro posso fare ? Ah si! Il tuo libro è decisamente inferiore a quelli scritti sullo stesso argomento dai tuoi colleghi. E’ blasfemo, ma non venderai neppure una copia. Col “Codice Da Vinci”, ci sono cascato una volta e non ci casco più. Non contare sul Vaticano per fare pubblicità agli eretici.
Per far comprendere che è davvero il finale occorre dirlo in inglese: THE END . Visto che le lingue latine, come il francese, l’italiano, lo spagnolo, il portoghese, il romeno, sono decisamente cadute in disgrazia, parliamo tutti e soltanto in inglese, quindi – ripeto: THE END. Non farebbe fine dire soltanto FINE.
Franco Ivaldo
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