SAVONA: QUALI ELEZIONI?
SAVONA: QUALI ELEZIONI?
Il destino della città di Savona sembra ormai segnato.
Il dibattito con i cittadini assente, pur in vista delle imminenti elezioni amministrative, lo testimonia.
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SAVONA: QUALI ELEZIONI?
Il destino della città di Savona sembra ormai segnato.
Il dibattito con i cittadini assente, pur in vista delle imminenti elezioni amministrative, lo testimonia.
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Le consuete, quanto retrive manovre di partiti e gruppi politici, si svolgono, come da copione, nei palazzi della politica e mentre si continuano a ignorare le esigenze di cambiamento in campo economico, politico, etico e culturale, si ripercorre la vecchia politica, i vecchi accordi o disaccordi, i vecchi nomi e altrettanto vecchi e logori protagonisti. |
In una città come Savona, svenduta da decenni alle dinamiche del mercato immobiliare e della grande distribuzione commerciale, in nome delle quali si è sacrificata un’economia con la sua identità territoriale, non esiste neanche contrapposizione politica. La trasversalità delle azioni e degli interessi fatica spesso a lasciarlo credere, quando i battibecchi tra Amministrazione Provinciale e Comunale nascondono un’idea di “sviluppo del territorio” esattamente identica. Una città svenduta in nome di quel falso sviluppo, proprio a una realtà imprenditoriale che si è vista garantire, per anni, il diritto a saccheggiarne il territorio e che oggi lancia anatemi contro chi si oppone alle grandi opere che, in nome dello stesso sviluppo e della crescita, dovrebbero continuare a deteriorare il territorio e l’ambiente in nome del profitto di quei pochi. Negli ultimi decenni, la dissennata cementificazione, ha prodotto non solo danni irreversibili come la perdita di arre produttive, l’aumento di carico insediativo e il dissesto idrogeologico, ma anche una perdita ormai radicata di sensibilità etica che sta proprio alla base del disastroso e immotivato consumo territoriale e del danno ambientale, sia sotto il profilo paesaggistico sia dell’inquinamento atmosferico. Se è aumentata la consapevolezza dei cittadini, che manifestano in modo sempre più convinto una nuova coscienza che riguarda la salvaguardia del territorio ma anche e soprattutto il diritto alla salute, ne sembra completamente priva la classe politica savonese, di centro destra e centro sinistra. Anche il problema energetico, a Savona, legato alla centrale Tirreno Power, sta assumendo un carattere etico. La mancanza di sostenibilità ambientale della combustione del carbone, l’assenza di competitività a medio e lungo termine per mancanza di fonti alternative, le menzogne degli imprenditori e le connivenze della classe politica sui mancati controlli, pesano come macigni sulla mancata tutela della salute dei cittadini, compromessa da decenni. |
A Savona, però, non si discute pubblicamente con i cittadini. Non si dibatte sulle soluzioni da dare a questi problemi né a quelli legati a una viabilità cittadina che invece di portare le automobili fuori dal centro costruisce megaparcheggi, o a quelli legati alla raccolta dei rifiuti che invece di andare nella direzione dei comuni virtuosi ci avvicina sempre più concretamente alla soluzione inceneritore. Non si discute di qualità della vita perché se ne vuole ignorare il vero significato. A Savona, nei palazzi della solita politica, si contratta, si danno gli ultimatum proprio a coloro che hanno amministrato la città, in questo modo, sino ad oggi e a farlo sono, paradossalmente, quelle forze politiche che si propongono come nuove. |
Cerca un accordo col Pd per condividere l’amministrazione della città, il SEL, presentato a Savona da Vendola in persona, l’uomo della svolta, appoggiato da Noi per Savona ( Italia Nostra, Consulta Savonese!!!!), e dai Verdi. Il gruppo bussa alla porta, lancia messaggi, cerca accordi proprio con chi ha combattuto per anni, proprio con coloro che si dovrebbero mandare, finalmente, a casa. Il PD di Berruti nuovamente Sindaco così poco diverso dai suoi rivali Vaccarezza e Marson, il PD dell’ulteriore cementificazione prevista dal PUC, il PD dell’ampliamento della centrale a carbone, della piattaforma Maerks: quel PD rimane, così, l’autorevole interlocutore che può permettersi di chiudere la porta. Mentre si può comprendere come posizioni così distanti non permettano di stipulare facili accordi, di fatto utili solo a Berruti e Di Tullio per contrastare il centro-destra e conservare la guida della città, non si capisce come abbiano potuto, paladini dell’anticemento come: Noi per Savona, Verdi e SEL(?), pensare di potere barattare le proprie convinzioni in un accordo del genere. Quali accordi possibili con un PD che parla di un “secondo mandato del sindaco Berruti finalizzato a dare un’ulteriore impulso allo sviluppo della città e alla crescita” e che, dopo averci regalato inutili torri disabitate come Bofill o ecomostri come il crescent, difende “ un arricchimento del programma realizzato in questi anni, e non certo un suo snaturamento o un’incomprensibile inversione di rotta”? Quali accordi con un Pd che definisce il PUC “un Piano che disegna uno sviluppo equilibrato della città, con particolare attenzione alla tutela del territorio e alla riqualificazione urbana attraverso la realizzazione di tre grandi progetti come la Cittadella dell’innovazione e dello Sport a Legino, l’operazione Binario Blu e la riqualificazione (cementificazione!) del fronte mare di Ponente”? Rifondazione Comunista, per non perdere il ruolo d’interlocutore privilegiato del PD e conservare poltrone nella futura amministrazione, difende la candidatura Berruti con il quale ha amministrato la città in questi anni condividendo le stesse idee di sviluppo e di crescita, mentre dichiara “paletti” il NO a Margonara e alla speculazione a Zinola , usando la prima come pretestuoso e sicuro spartiacque e nascondendo nel termine “speculazione” la possibilità a dare un altro significato al cemento. La destra, dal canto suo, disorientata da una mancata politica di opposizione, non riesce neanche a pronunciarsi su candidati credibili. Inutile il dibattito, la storia di Savona sembra segnata da anni. Ai savonesi la forza di reagire o di assuefarsi.
ANTONIA BRIUGLIA
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