Le conigliere

 Mentre le pagine dei giornali e gli schermi dei PC e TV sono prevalentemente occupati dalle vicende post-elettorali americane e dal terrorismo mediatico intorno al Coronavirus, ho voluto astrarmene e cercare di risalire alle radici del malessere nel quale il mondo sta ogni giorno di più sprofondando.

E queste radici sono graficamente illustrate da due tabelle [VEDI e VEDI] sul tasso di natalità nei vari Paesi del globo, ovvero quanti figli in media una donna partorisce. 

 

Isola Santa Cruz de Islote, nel Mar dei Caraibi, al largo della Colombia. Su una superficie di 10.000 mq vivono fino a 1500 persone. Ma il numero esatto nessuno lo conosce: non ci sono censimenti. Isolette conigliere come queste sono solo un micro-esempio di realtà su ben più vasta scala

Come possiamo constatare, per ogni mille abitanti, si va da un minimo nel Principato di Monaco di circa 6 figli ad un massimo di circa 44 in Angola. Teniamo presente che una popolazione stabile dovrebbe avere circa una media di 2,1-2,2 figli per donna (ossia 21-22 figli ogni 1000 abitanti).

In questo periodo sentiamo spesso parlare di “crescita esponenziale” dei contagi da virus: affermazione che ci riporta all’antico apologo dei chicchi di grano sui riquadri di una scacchiera, partendo da 1 e raddoppiando ad ogni passaggio al riquadro successivo. Recentemente un prof di Matematica all’Università di Torino ha spiegato nel dettaglio [VEDI] dove questo processo di raddoppio conduca: dopo il ventesimo raddoppio (nel nostro caso la ventesima generazione) abbiamo già superato il milione. E procedendo oltre, finiremmo in numeri con decine di zeri.

Isola di Migingo, nel lago Vittoria, tra Kenya e Uganda. Situazione analoga all’isola precedente, con persone ammassate nella massima promiscuità. Qui il concetto di privacy è inesistente. In queste isole non c’è acqua né luce; e naturalmente nessun servizio igienico

Come è ormai noto da tempo, il tasso di natalità decresce man mano che si passa da Paesi flagellati da ogni sorta di avversità (fame, denutrizione, guerre, malattie, ecc.) a Paesi benestanti o addirittura ricchi, come Montecarlo. Questa enorme disparità di redditi tra nazioni rispecchia l’analoga disparità all’interno delle singole nazioni, con sproporzioni deplorevoli sia in nazioni poverissime, a causa della corruzione dei livelli elitari, sia in nazioni opulenti per la presenza di un’élite finanziaria che divora parassitariamente gran parte della ricchezza prodotta dalla massa lavoratrice.  Valgano come esempi del primo caso molte nazioni del Sahel africano, in raffronto agli USA, come esempio eclatante del secondo.

 

Hong Kong, grattacieli “multipli”. Mini-monolocali, detti “case bara” di 5,5-9 mq. [VEDI e VEDI]. 

Il cielo è solo un buco là in alto, piccolo come la lontana uscita dal buio di un tunnel. Sembra proprio che, pur di vivere, l’umanità si abitui a qualsiasi condizione, anche all’inferno

 

Ad un tasso di natalità nella fascia alta corrisponde in genere una densità abitativa che a noi europei, che pur risiediamo in un continente di dimensioni ridotte rispetto ad Asia, Africa ed Americhe, appare contraria ad una vita in cui lo spazio pro capite e la privacy abbiano ancora un senso.

Dopo aver assimilato queste nozioni di base, viene spontaneo chiedersi se non siano anacronistiche certe convinzioni, figlie di un’epoca neppur troppo lontana. Mi riferisco a concetti, considerati illuministicamente come assiomi, quali la solidarietà, la fratellanza, l’accoglienza. Aggiungo, alla luce del più recente globalismo; la compatibilità di principi quali la libera circolazione di merci e persone, la caduta delle frontiere, l’uguaglianza delle razze, la difesa dell’ambiente, la giustizia sociale.

Dopo un brevissimo passaggio attraverso l’utopia di far convivere queste nobili idee con una realtà che tende a minarle ad ogni sua mossa, siamo di nuovo posti di fronte all’aporia che il bene deve coesistere col male. Ci troviamo a dover constatare che il male ha anche una funzione terapeutica a livello dell’umanità nel suo insieme, in quanto il bene, così come siamo portati istintivamente a considerarlo, non può esistere da solo, in splendido isolamento dal male. 

 

No, non è stata la Soprintendenza a salvare questa casupola, ma la tenacia di chi ci vive contro la circostante invasione cementizia. 

 

Contro l’avanzata dei mostri c’è chi si abbarbica alla propria casa fino al probabile epilogo della sua demolizione: è il fenomeno delle “case chiodo” in Cina, dove l’esplosione demografica ha ingigantito ogni cosa in nome del profitto smisurato di pochi; perfetto esempio di come la salvezza di tutti ha portato alla dannazione in Terra dei troppi. E anche da noi, l’avanzata delle periferie ha prodotto solo squallore, miseria, criminalità. 

Qui non si tratta della ricerca cosciente del male, sempre riservato “ad altri”, come lo fu ad esempio il male istituzionalizzato dal nazismo e focalizzato su una singola razza, in funzione di vitello sacrificale; si tratta invece di riconoscere la sua inevitabilità, come corollario del bene, in quanto il male è insito nella natura delle cose ed è governato da leggi rigorose e non aggirabili, al pari di quelle fisiche. Come non si arriva all’essenza delle cose, così non si arriva all’essenza dello sfumato rapporto bene-male. Ricordate il biblico albero della conoscenza del bene e del male, dei cui frutti l’uomo non deve nutrirsi, pena la Caduta nella caducità in una vita sotto il costante assedio della morte?

 

Se in passato non ci fossero state le grandi pandemie, che falciarono milioni di vittime su un numero di persone enormemente inferiore a quello attuale, come pure le malattie all’epoca incurabili, quanti saremmo oggi? A quali mezzi, ben più spietati di quelli odierni, sarebbe già ricorsa la natura per sfoltirci, nonostante gli epici sforzi in cui ci impegniamo per “salvare tutti” e poi accatastarli in edifici più prossimi ad allevamenti zootecnici che a case di civile abitazione?

Queste considerazioni, qui espresse senza veli pietosi, non sono soltanto mie; anzi, trapela che esse siano alla base di studi top secret da parte di gruppi di ricerca dedicati; immagino ad es. la Trilateral Commission, l’Aspen Institute, ed altre fondazioni a sfondo “umanitario” che sono oggetto di attacco da parte dei c. d. complottisti.

 

La Fondazione di Bill Gates & consorte ha come primari scopi statutari [VEDI] “ridurre le disuguaglianze, assicurare la sopravvivenza e la prosperità del maggior numero di giovani, combattere le malattie infettive”. A tale scopo è il secondo finanziatore, dopo il governo USA, dell’OMS e tra i maggiori investitori nei programmi vaccinali anti-Covid. Sembra insomma non vedere dove sta andando il mondo. Saranno davvero questi i suoi reali fini? 

 

Non mi riconosco sotto questa etichetta, in quanto mi affido ai numeri, alla realtà documentata e inoppugnabile e ne traggo le logiche conclusioni. I think tank del genere appena esemplificato sono pagati da vari magnati dell’industria e della finanza per comporre un quadro della problematica situazione mondiale e indicarne delle soluzioni. La “soluzione finale” di stampo hitleriano era un gioco da ragazzi al confronto delle catastrofi che il futuro ci sta preparando di fronte al nostro procedere lungo quella che noi consideriamo normalità: la crescita esponenziale su un mondo finito.

Con questa consapevolezza, la schermaglia tra Trump e Biden, al cospetto di problemi giganteschi e oggettivamente insolubili, ci appare in tutta la sua pochezza. I media –e le Borse- hanno esultato per la duplice vittoria di Biden su Trump e del vaccino della Pfizer sul Coronavirus. Entrambi sono stati salutati come un segnale di ritorno al passato, libero da lockdown e con la finanza all’ingrasso grazie ai protratti Quantitative Easing delle Banche Centrali, in un’abbuffata di consumi superflui, con i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più tali. Questo sarebbe il “bene”, visto da Wall Street e dall’economia consumistica a oltranza, figlia di una Cina fabbrica sporca del mondo.

 

Un raffronto dimensionale tra le industrie farmaceutiche nel mondo, dove brillano Germania e Svizzera [VEDI]; e anche l’Italia occupa un posto di rilievo. La prosperità di queste aziende, come di quelle chimiche, dipende dalla quantità di prodotti di nuova formulazione che riescono a diffondere in un ambiente impreparato a riceverli, concorrendo al suo inquinamento. Che poi servano alo scopo dichiarato, poco importa; tant’è che Ceo Pfizer e sua vice sono passati subito all’incasso, dando plateale prova di scarsa sicurezza sull’efficacia sul campo del vaccino 

 

Visto da un ambientalista il bene è un mondo drasticamente ridimensionato nel numero di umani. Già, ma lo scossone sta nel punto in cui la curva della crescita del PIL, conseguente ai minori consumi, si ripiega. Come se un treno all’improvviso invertisse il senso di marcia o se la Terra d’un tratto invertisse il senso di rotazione. Non esistono inversioni graduali quando si è lanciati a tutta velocità; anzi, lo choc cresce assieme a quest’ultima. Il Covid ci ha fornita una prima, pallida dimostrazione di cosa significhi una simile sterzata.

L’Italia si stava avviando ad una spontanea, lenta decrescita demografica: eppure, sinistre e Vaticano ne hanno decretata la fine con la predicata e attuata apertura dei confini agli esuberi dei Paesi formicai, col celato intento di uniformarci ai loro standard disumani.

Il mondo, visto dalla nostra bella Liguria, è ancora bello, nonostante gli sforzi per cementarne le coste; e ci sembra impossibile che su questa stessa Terra coesistano realtà così atroci come quelle appena illustrate. Eppure, se non riusciremo a fermare la furia uniformatrice di usi, costumi e culture tipiche della sinistra e, paradossalmente, della Nuova Chiesa bergogliana, il governo in stile “zootecnico” si insedierà anche da noi, sinora così fortunati da averlo schivato.

Un parallelo geologico

 

Georges Cuvier e Charles Lyell, i due geologi ottocenteschi sostenitori delle due avverse scuole del “catastrofismo” e dell’”attualismo”; secondo quest’ultima, la superficie della Terra è stata gradualmente plasmata nel passato dagli stessi processi ancora oggi osservabili. Al contrario, la prima sosteneva come più determinante la sequela sporadica di eventi improvvisi e devastanti 

In geologia si sono a lungo confrontate due scuole: quella “attualista” o “uniformitarista” di Charles Lyell (che ispirò a Charles Darwin la Teoria dell’Evoluzione) sui cambiamenti estremamente graduali attraverso ere di milioni di anni; e quella opposta, “catastrofista”, di Georges Cuvier, sui rapidi e sporadici mutamenti geografici e climatici nella storia della Terra. Ci siamo a lungo cullati sulla prima, del tipo “la goccia scava la pietra”, per poi accorgerci di come gli stessi esiti si raggiungano eccezionalmente in una frazione dei tempi che la geologia attualista aveva dati come inconfutabili, con la repentina scomparsa di innumerevoli specie animali e inondazioni devastanti, come l’ultima di 12.000 anni fa, nota come Diluvio Universale, preceduta e seguita da molte altre, di intensità maggiore o minore. In realtà, le due teorie non sono incompatibili, in quanto il progressivo accumulo di quelle stesse forze che agiscono sotto i nostri occhi quasi impercettibilmente raggiungono d’un tratto il punto di rottura e si scatenano con una potenza distruttiva sino allora insospettata. (Per inciso, un’analoga diatriba si ebbe tra evoluzionismo e creazionismo, quest’ultimo viziato però da preconcetti religiosi, che sono invece assenti nel catastrofismo). 

Ciò che è ormai lampante è che tutto il nostro affanno per combattere ora questo ora quell’altro evento non fa che accelerare il giorno in cui i nostri sforzi dimostreranno tutta la loro inanità, anzi l’accelerazione verso il verificarsi dell’Evento che si voleva scongiurare. A meno di precedere la natura nei suoi metodi di brutale assestamento di nuovi equilibri. Ma l’umana etica lo impedirà. 

   Marco Giacinto Pellifroni           15 novembre 2020 

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