Le 8 MILIONI DI BAIONETTE di MUSSOLINI (Riflessioni sulle strategie geopolitiche in atto)

PRIMA PARTE                     SECONDA PARTE

Quando il Presidente americano Truman intervenne in Corea io ero un bambino e ricordo vagamente i giornali-radio di allora, che commentavano le operazioni di guerra.
Ho vissuto nella mia prima gioventù le vicende della guerra americana in Vietnam, che aveva avuto la sua massima escalation con il Presidente Lindon Johnson, ma che era stata iniziata dal suo predecessore J.F. Kennedy.

Ricordo poi l’intervento lampo di Reagan nell’isola di Grenada e la successiva invasione dell’Iraq sotto la presidenza di George Bush senior.
Poi, con Bill Clinton ci furono i bombardamenti in Somalia, Serbia, Bosnia e Kossovo, mentre con Bush junior quelli in Afghanistan, per concludere col Presidente, Premio Nobel per la pace, Barak Obama (e Joe Biden suo Vice) per ordine del quale le bombe furono sganciate in Siria, Libia, Yemen, Somalia, Pakistan e pure in Ucraina. Interventi con migliaia di vittime, atti ad esportare la democrazia occidentale nel mondo e sempre perpetrati lontano dagli Stati Uniti.
Non ho però dimenticato che anche Donald Trump è stato Presidente degli Stati Uniti; non l’ho citato semplicemente perché, durante la sua Presidenza, gli Stati Uniti non hanno iniziato nessuna guerra; allora viene il sospetto che la totalità dei mass media, che per i loro introiti pubblicitari sono quasi tutti a libro paga delle principali multinazionali americane, abbia avuto un ruolo significativo nella sconfitta elettorale di Trump.
Dopo le mie prime simpatie, da studente, per i vari Lenin, Stalin e Mao, con la vita lavorativa, meno passionale ma più concreta, ho man mano cambiato posizione; le mie idee politiche, che prima erano guidate da quella passione piena di ideali che coinvolge tutti i giovani, col tempo si è affievolita quando ho cominciato a cimentarmi con la vita reale.

I PRESIDENTI USA E LE LORO GUERRE

Ho avuto l’occasione di vivere e operare negli Stati Uniti ed ho apprezzato i tanti aspetti positivi di quel Paese, dove le regole sono poche, precise e fatte per creare sviluppo e occupazione. Amo gli USA, dove tutt’ora ho tanti amici; tuttavia, siccome sono europeo, sono anche convinto che l’Europa debba scrollarsi di dosso questo vassallaggio politico verso il fratello maggiore d’oltreoceano. Semmai, proprio perché la vecchia Europa è stata la culla della civiltà occidentale, dovrebbe essere lei a dirigere gli scenari geopolitici, come ha fatto per secoli anziché subirli supinamente come avviene oggi.
V’è da dire altresì che purtroppo il mondo, tutto, non è più diretto dalla politica, al punto che, come diceva lo scrittore americano Mark Twain, “Se le elezioni servissero davvero non ci lascerebbero votare”. Ormai chi decide le sorti del mondo sono quelle multinazionali con fatturati che superano i bilanci e il PIL di gran parte degli Stati mondiali, per non parlare della sempre viva lobby dell’industria bellica che, per fare ricerca, ha necessità di sgombrare gli arsenali dalle vecchie armi, per non parlare poi del ruolo della grande finanza internazionale, a oggi rivelatosi più distruttivo che altro.
Nello scenario globale, un ruolo chiave e preponderante di questi anni è quello svolto dai mass-media, attraverso i quali è stato possibile pilotare il consenso dell’opinione pubblica a favore di una causa o dell’altra, molto spesso con narrazioni caratterizzate da  palesi omissioni, talvolta anche condite da menzogne, che fuorviano le masse, sempre più superficiali, dalle verità dei fatti, a favore delle convenienze di chi i media li sostiene finanziariamente e politicamente.

Il segretario della Lega Nord Umberto Bossi contro l’aggressione  della Serbia

Un esempio sull’influenza avuta dai media in tempo di guerra, nel passato, lo si trova durante l’aggressione della Nato alla Serbia, voluta dall’allora Presidente americano Bill Clinton, con bombardamenti di aerei che partivano dalle basi Nato in Italia e che colpivano siti dove vi erano donne e bambini. La vecchia Lega Nord di Umberto Bossi si era decisamente schierata contro quegli attacchi, ma allora l’opinione pubblica era stata convinta dai mass-media che erano giusti: difatti, i servizi televisivi di quel tempo evitavano di mostrare al pubblico gli ospedali distrutti e la carneficina dei bombardamenti della Nato – al contrario di come fanno invece in questi giorni con l’Ucraina – ma ne applaudivano il giusto fine. La Lega Nord pagò a caro prezzo la propria posizione controcorrente e alle elezioni tenutesi dopo la guerra dei Balcani vide i propri consensi dimezzarsi!
Nel caso della guerra in Ucraina, la situazione è molto più critica rispetto a tutte le guerre che si sono succedute dopo la II guerra mondiale per esportare la democrazia occidentale.  Questa volta anche noi siamo in guerra, perché il supportare uno stato belligerante con “cannoni anticarro” ci pone nella posizione di co-belligeranti, e come tali suscettibili di subire azioni di ritorsione.

Mussolini e soldati in marcia con le baionette

Ritorsioni che, si spera, non arrivino ad essere un escalation militare fino a una guerra nucleare, perché tutti i detentori di tali armi sono coscienti che sarebbe la fine per tutti, inclusi i proprietari di bunker sotterranei antiatomici. Tuttavia, partecipare, come fece Mussolini, con le sole baionette a combattere la Russia, potrebbe esporci a ritorsioni che potrebbero colpirci nei settori che rappresentano le nostre grandi debolezze, che sono la quasi totale mancanza di fonti energetiche proprie, la nostra dipendenza della componentistica industriale estera, la cui carenza  bloccherebbe il nostro settore manifatturiero e, non ultima, la nostra dipendenza dall’importazione di cereali, da cui dipende gran parte della nostra filiera alimentare, per non citare il turismo e il nostro fragile sistema bancario.
Tuttavia, a mio avviso, la bomba più letale e subdola potrebbe essere un attacco informatico , contro il quale il nostro Paese sarebbe il più vulnerabile di tutti i Paesi UE  (le baionette di Mussolini) e che sconvolgerebbe non solo la nostra economia ma anche tutti i sistemi di assistenza basilare del Paese, come la sanità e il sistema pensionistico.

Di fronte a questa situazione ed alle deleterie minacce che per noi ne derivano, la mia domanda è: Cui prodest? A chi giova tutto ciò?
Per quale motivo si è promesso, o addirittura sollecitato, l’ingresso nell’Unione Europea e nella Nato a un Paese che ha un PIL pro capite annuale di 3400 dollari (un decimo del nostro, ovvero a metà tra il Gibuti e il Marocco)? Per quale motivo “europeo” si vuole fare entrare a tutti i costi un Paese, che  ha una popolazione eterogenea e che dovrà sopportare una guerra civile perenne e che senz’altro costerà parecchio ai contribuenti dell’Unione e  che ci danneggerà notevolmente in termini economici, spingendo la Russia, che è Europa, nelle mani della Cina, distante dalla propria collocazione europea, come il Presidente francese  De Gaulle e in seguito il nostro  Presidente Berlusconi giustamente prefiguravano?

Non sarà che, alla fine, di tutto questo chi se ne avvantaggerà  saranno i soliti potentati economici, per lo più d’oltreoceano, ovvero  gli oligarchi dell’occidente, pronti a venderci i prodotti energetici, i cereali, le armi  e tutto quello di cui abbiamo bisogno, a prezzi nettamente superiori, mentre chi ne farà le spese saranno i cittadini europei  che, per aver assecondato “l’esportazione della democrazia a strisce e stelle” si troveranno ad iniziare un nuovo percorso verso una totale e irreversibile povertà ?

Papa Francesco con il patriarca Kirill

Questa volta, ed è un caso abbastanza raro, mi sento in sintonia con l’attuale  Pontefice, quando afferma che “Tutte le guerre sono ingiuste” e che “Occorre  trovare le ragioni della pace”; ed io aggiungo soprattutto, senza farmi arruolare né da una parte né dall’altra, “Evitando di inviare armi”, che hanno  solo la funzione di fare ogni giorno sempre più morti, e che  non cambieranno le sorti di una guerra, che, come ci stanno dicendo tutti gli analisti militari, non potrà mai essere sovvertita dai seguaci di un presidente di plastica, creato dai  vari Soros sparsi per il mondo, a meno che non scoppi una guerra nucleare che, ad avviso di molti,  sarebbe letale anche per loro, poiché, prima o poi, dovranno pure uscire dai loro bunker antiatomici.

A bocce ferme poi, speriamo presto, quando vi tornerà la pace  sarebbe opportuno  “riflettere” sul dossier Ucraina con meno turbamento emotivo e con più saggezza.

Silvio Rossi (libero Pensatore)

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