Morire per l’Ucraina e per il Capitale Globale

Stiamo vivendo un brutto sogno, un incubo, e il futuro che ci si prospetta è buio come l’abisso del nulla. Siamo tutti cresciuti dentro la favola di un’era di pace perpetua, di progresso, benessere crescente, democrazia garantita una volta per tutte e non ci siamo accorti che quello che avrebbe assicurato tutto questo, il sistema politico economico e finanziario occidentale, era solo teso alla salvaguardia di se stesso e, quel che più conta, alla sua espansione. Perché quel sistema non è provvisto di un meccanismo omeostatico, può sopravvivere solo se continua a crescere, e il processo della sua crescita si alimenta a spese del mondo esterno che ne viene asservito, drenato delle sue risorse e mantenuto in uno stato di perenne instabilità, finché non rimbalza e si ritorce anche al suo interno.

Il capitale nella sua versione globalizzata, costretto com’è ad una irrealizzabile omologazione planetaria, porta inevitabilmente alla destabilizzazione, al rovesciamento di tutti i valori sui quali ha costruito se stesso e a rendere possibile e realizzabile lo scenario apocalittico di una guerra “ad alta intensità”, per usare le parole di uno – Macron – che in tempi “normali” sarebbe stato preso e legato a un letto di contenzione. Un’opinione pubblica intontita e disorientata recepisce senza reagire le farneticazioni di un capo di governo – il nostro – che pubblicamente, in una occasione ufficiale, nel corso di una conferenza stampa aperta all’universo mondo dichiara che la nostra democrazia, i nostri valori, il nostro stile di vita, la nostra libertà sono minacciate. Ce n’è abbastanza per una chiamata alle armi: il nemico è alle porte, prepariamoci a tutto! Farneticazioni coerenti con l’allerta imposto alle forze armate e l’annunciato proposito di un pronto riarmo da finanziare con un’immediata correzione del bilancio. Manca solo che si richiamino i veterani per la difesa costiera, che si metta mano alla costruzione di rifugi e si provveda all’addestramento militare nelle scuole. Ma queste farneticazioni incontrano il pensoso consenso di giornalisti e politici, dalla Meloni al balbettante Salvini, al Pd che si sa di che panni veste, allo sgangherato esercito pentastellato. E non ho alcuna difficoltà a riconoscere che in quella che mi pare una gabbia di matti mantengano un minimo di lucidità Fratoianni, i comunisti italiani e, ahimè, la stessa Boldrini mentre sulla carta stampata Marco Travaglio mi salva dal rischio di essere travolto da un cartesiano dubbio iperbolico o dal terrore di essere vittima di un esperimento di psicologia sociale quando leggo nei suoi editoriali quello che a me pare ovvio.

La favola dell’Europa unita col collante dell’alleanza atlantica che ci avrebbe garantito settanta anni di pace è stata clamorosamente smentita: settanta anni di pace ci sono stati sì ma non grazie all’Ue o alla Nato; ci sono stati nonostante l’Ue e la Nato. Ci sono stati grazie al maturare della coscienza collettiva, alla connotazione cooperativa e non aggressiva del sentimento nazionale, e, in primis, come conseguenza dell’evoluzione scientifica e tecnologica, che, se dovesse calarsi nella pratica e fornire strumenti bellici da impiegare in una guerra totale segnerebbe la fine dell’umanità.
Ora mi viene spontaneo ricorrere al linguaggio della sinistra d’antan, alla quale ho sempre guardato con sufficienza. Politici, opinionisti, giornalisti di regime o mentono sapendo di mentire o sono vittime di un improbabile abbaglio collettivo. Nel primo caso, con la regia nemmeno tanto occulta del capitalismo americano, sono tutti al soldo o sotto schiaffo della Cia che controlla loro e i loro editori.

Noi dovremmo sopportare sacrifici, e già li stiamo sopportando, o essere pronti, a sentire Draghi o Di Maio – ma quale dannata congiuntura lo ha strappato al suo mestiere di bibitaro! – a farci polverizzare per impedire che l’Ucraina debba rinunciare – cito la vice primo ministro di quel Paese – a un solo centimetro quadrato del suo territorio o a piazzare ai suoi confini i missili dello zio Sam. Dovremmo farci polverizzare per salvare un regime che si regge sulla presenza di milizie private armate di tutto punto e ispirate al delirio nazionalsocialista. Dovremmo o meglio dobbiamo stracciarci le vesti perché sotto i presunti bombardamenti   possono morire anche bambini. Già, ma sono bambini biondi e con gli occhi azzurri. Se per anni non decine ma decine di migliaia, centinaia di migliaia di bambini sono stati dilaniati dalle bombe americane, francesi o saudite chissenefrega: capelli crespi, neri come il carbone, con gli occhi a mandorla, malvestiti e troppo scuri per toccare i nostri cuori.
E hanno il coraggio di dare del razzista a chi si oppone all’invasione dei clandestini…

Pierfranco Lisorini

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