LA TORRE DI BABELE 20.50

Avvertenza: Pur affrontando temi complessi, ne ho esposto solo i principi di base, corredandoli di notizie atte a renderli, oltre che comprensibili, persino divertenti. Se ci sono riuscito lo lascio al vostro giudizio. I commenti saranno graditi

 Ciò che è profano oggi sarà sacro domani
Gli eretici odierni saranno i classici futuri

Fusione nucleare (calda)

Nel frastuono del Qatargate e dei Mondiali di Calcio, è passata un po’ in sordina la notizia dell’esperimento di fusione nucleare negli USA.

La biblica Torre di Babele. A volerne la costruzione fu il sovrano di Babilonia Nimrod (o, secondo gli archeologi, Nabucodonosor), con l’intento di sfidare Dio. Per secoli ha rappresentato il simbolo dell’arroganza degli uomini nel voler sostituirsi a Dio

Dopo decennali e costosissimi tentativi eseguiti per realizzare questo evento, si è finalmente raggiunto il vagheggiato risultato di creare più energia di quanta ne sia richiesta per creare le stellari condizioni che permettano la fusione dei nuclei dei due isotopi dell’idrogeno (deuterio e trizio) in un singolo nucleo di elio. Non a caso ho usato l’aggettivo “stellari”. Si tratta infatti di un tentativo di replicare, qui in Terra e in condizioni controllate, le reazioni di fusione che avvengono normalmente nelle stelle, come il nostro Sole.
La scalata verso il cielo, insomma, non conosce soste: l’uomo vuole diventare dio. Lo scopo, non dichiarato, della scienza è proprio questo, portando i miti nella vita quotidiana, per dimostrare che tutto è raggiungibile, verità ultima compresa. Basta aspettare e tentare, tramite inesausti esperimenti e ricerca.

Un Sole in miniatura per qualche miliardesimo di secondo: E, proprio come sul Sole, con l’emanazione di energia superiore a quella immessa per innestare la reazione di fusione

Prima di fare un commento specifico su questa corsa emulatrice degli attributi divini, declassando le religioni al rango di superstizioni, voglio soffermarmi sull’uomo che, più di ogni altro, ha fatto le avanguardistiche scoperte che sono tuttora alla base della nostra vita quotidiana: Nikola Tesla.

Energia gratis per tutti

Questo nome è arrivato alle masse odierne grazie all’intraprendenza di un originale imprenditore, Elon Musk, che ha voluto chiamare Tesla le sue automobili elettriche, in segno di tributo al grande inventore di oltre un secolo prima. In pochi però conoscono l’avventura (e le disavventure) di colui che ha condiviso, non solo a mio avviso, la qualifica di massimo genio del secolo XX con Albert Einstein.   
Chi volesse approfondire la portata delle scoperte scientifiche e tecnologiche di Tesla può trovare un’ampia letteratura in rete. In questa sede io voglio soffermarmi su quella che fu la sua maggiore scoperta: la più rivoluzionaria, ed è tutto dire, delle tante sue altre, depositate in altrettanti brevetti, che fanno impallidire persino nomi di chiarissima fama come Guglielmo Marconi e Thomas Edison.

Dall’alto, Nikola Tesla e i suoi due rivali: Guglielmo Marconi sulla priorità dell’invenzione della radio, riconosciuta postuma a Tesla; e Thomas Edison, fautore della (soccombente) corrente continua contro la corrente alternata di Tesla. Sembra quasi un copione che le grandi scoperte vengano fatte quasi all’unisono da due personaggi diversi (vedi per esempio anche la disputa tra Tesla (ancora lui!) e Bell sull’invenzione del telefono

Voglio infatti qui limitarmi alla sensazionale scoperta tesliana della trasmissione di elettricità senza fili su lunghe distanze, sfruttando la naturale conducibilità della massa terrestre e della fascia atmosferica sino a 80 km di altezza (“cavità di Schumann”). Pensiamo a tutto il dispiegamento di materiali ed energia che dobbiamo adottare oggi per la trasmissione a distanza, wireless, di comunicazioni tra tutti i cellulari oggi operanti sulla Terra. E poi pensiamo che un secolo fa, anzi più, Tesla era in grado non solo di trasmettere informazioni, ma addirittura energia elettrica senza fili emanata da una torre di sua progettazione e costruzione nei sobborghi di New York. Cito da una pubblicazione al riguardo:

La grande torre di Tesla

Le onde elettromagnetiche di frequenza estremamente bassa, attorno agli 8 hertz (la risonanza di Schumann, ovvero la pulsazione del campo magnetico terrestre) viaggiano senza dispersioni verso ogni punto del nostro Pianeta. Tesla giunse a dimostrare che con un dispositivo elettrico sintonizzato correttamente sulla trasmissione dell’energia, avrebbe potuto funzionare [qualsiasi meccanismo, NdA] grazie all’energia presente nell’etere. Chiunque al mondo avrebbe potuto attingere da un sistema di questo tipo in modo libero e gratuito. [VEDI]

A metà tra leggenda e realtà, su una Pierce-Arrow del 1931 come questa, Tesla, con suo cugino al volante, scorrazzò per le vie di Buffalo, N. Y., senza fumi né rumore, attingendo energia dall’etere tramite una semplice antenna

La costruzione della torre iniziò nel 1901 grazie ai finanziamenti del mega banchiere JP Morgan, che però cessarono bruscamente nel 1917, in quanto per quest’ultimo, mentre era di grande interesse economico l’eventuale trasmissione di segnali radio e telefonici anche oltre Atlantico, la possibilità di elargire energia gratis al mondo intero, in un’epoca contrassegnata dal duopolio banche & petrolio (JP Morgan & JD Rockefeller), avrebbe azzerato gli enormi profitti derivanti dall’estrazione, raffinazione e vendita dei suoi derivati. A parte l’idroelettrico, petrolio e carbone dovevano saldamente restare le grandi fonti di energia disponibili a prezzi di cartello. Di più, la centralizzazione degli impianti termoelettrici sarebbe stata la dura risposta alla tesliana energia diffusa e disponibile gratis, ovunque e a tutti.

Le vicende di Tesla sono, in forma romanzata, riportate nel capolavoro di Christopher Nolan del 2006, The Prestige, con David Bowie (qui sopra) nei panni di Tesla. [VEDI e VEDI] In precedenza, nel 1980, uscì un altro film su Tesla, con Orson Welles nei panni del banchiere JP Morgan

Il regista C. Nolan e l’attore sul fantasmagorico set di The Prestige

Due schermate dal film

I candidi propositi umanitari di Tesla cozzarono pertanto contro i gretti interessi dei due magnati e loro simili, portando all’abbattimento definitivo della torre, trasformando la nuova scalata alla biblica torre di Babele in una precipitosa caduta.

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Tesla morì dimenticato e povero in canna nel 1943 in un alberghetto di Manhattan, dove si precipitò l’FBI per sequestrare tutti i suoi progetti e farli finire in un inavvicinabile top secret. Che pericolo possano rappresentare per il mantenimento degli attuali sistemi dove scienza e denaro si intrecciano indissolubili resta tuttora un mistero. Sepolti come il loro scomodo autore, riabilitato dalla Corte Suprema nel suo diverbio con Guglielmo Marconi sull’invenzione della radio, ma solo un anno dopo la sua morte.

Fusione nucleare (fredda)

Prima di passare all’argomento del giorno, vorrei qui accennare ad un approccio diverso, più “dolce”, alla fusione nucleare, oggi inseguita tramite (future) mastodontiche centrali, non molto diverse dalle attuali centrali atomiche. Mi riferisco agli studi di un altro “eretico” ricercatore, Louis Kervran, che subì lo stesso processo di oblio di cui fu vittima Nikola Tesla. Kervran è stato l’alfiere della “fusione fredda”: una teoria che parte addirittura dagli studi del francese Vauquelin nel 1799, per poi finire nel 1989 con gli esperimenti di Fleischmann e Pons. Tutti osteggiati e derisi dalla scienza ufficiale. Eppure capita spesso che gli eretici di oggi siano gli scienziati di domani, mentre “gli atenei formano spesso tecnici e scienziati di ieri”, secondo le parole dello stesso Kervran.
Se gli esperimenti di Tesla furono ripresi e sviluppati in tutta la loro potenzialità, relegando nell’oblio il loro scopritore, non altrettanto è avvenuto con Kervran, sui cui esperimenti è stata messa una frettolosa pietra tombale da quella che ambiziosamente ama definirsi “comunità scientifica”.

Questo libro di Louis Kervran è stato ristampato quest’anno dall’Editrice Andromeda, traducendolo dall’originale francese del 1982, un anno prima della morte dell’autore, la cui controversa fama oscilla tra la candidatura al Nobel per Fisiologia e Medicina del 1975 alla poco onorevole qualifica di “pseudo-scienziato”

Non posso qui addentrarmi, riservandomi di farlo in un prossimo articolo, negli esperimenti di “trasmutazione ad energia debole”, ossia nel passaggio da un elemento chimico ad un altro senza trattamenti ad alta intensità energetica, inseguita nei secoli dagli alchimisti e realizzata dalla fisica moderna “ad energia forte”, anzi fortissima, con temperature fino a 100 milioni di gradi, mediante l’uso di laser ultra potenti. Voglio concludere questo breve accenno con la parole dello stesso Kervran: “Le trasmutazioni a debole energia sono alla base del funzionamento di ogni sistema vivente.” In termini più semplici, gli organismi viventi sarebbero “piccoli laboratori alchemici”, a loro insaputa.

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Dopo questa lunga digressione, torniamo al tema di apertura: l’enfatico annuncio dell’US Dept. of Energy circa l’esperimento felicemente portato a termine nei laboratori della National Ignition Facility in California. Senza entrare troppo nei dettagli tecnici, per la durata di qualche miliardesimo di secondo, 192 potenti fasci laser puntati su un guscio metallico contenente deuterio e trizio hanno permesso di raggiungere lo stato di plasma, ossia di particelle elettricamente cariche ad una pressione e temperatura tali da innescare la reazione di fusione in elio. Naturalmente questo è un importante passo in avanti di un processo iniziato da oltre mezzo secolo e che richiederà, secondo i ricercatori, almeno altri 3 decenni, intorno al 2050 (di qui il mio scherzoso titolo 20.50, in ossequio al modo di leggere gli anni nelle date in uso negli USA) prima di diventare industrialmente fruibile.

Fissione nucleare vs fusione nucleare.
Nel primo caso viene frantumato il nucleo di un atomo pesante (uranio); nel secondo due nuclei di atomi leggeri (deuterio e trizio) vengono fusi a darne un terzo (elio)

Detto l’essenziale sulla fusione nucleare “calda”, vorrei fare qualche considerazione di ordine generale.
Innanzitutto, l’odierna civiltà si caratterizza sempre più come hard, man mano che si procede dall’economia domestica, pur dotata di apparecchiature locali, come i pannelli solari, ma debitori di tecnologie sofisticate e dipendenti da materiali esotici ad alta densità di tecnologia e inquinamento, a salire verso le forme più centralizzate di produzione energetica, dalle grandi pale eoliche sino alle centrali termoelettriche, a gas, petrolio, carbone o nucleari. Del resto, ciò è conforme al gigantismo che ci contrassegna in ogni ambito, in quanto il senso del limite è del tutto svanito, in nome delle crescita e dello sviluppo senza fine.
Anche in campo politico, non si fanno che vantare i presunti pro di diluire la nostra cultura, i nostri confini in agglomerati giganteschi, come un’Europa rinominata Unione Europea, nell’illusione che alla diminuzione dei conflitti armati segua una convivenza benevola tra popoli estremamente diversi, soprattutto in quell’importante forma di dialogo che solo una lingua comune riesce ad instaurare. Il riferimento al caos linguistico della torre di Babele non è casuale.

Due simboli della tendenza alla centralizzazione: sedi del Consiglio UE e BCE, prodromi del tentativo globalizzante in atto dal 1992. All’insegna dell’equivalenza “più uniti = più forti”, culture e identità si diluiscono in una caotica miscellanea

Quanto al mito di energia gratuita per tutti, si dimentica l’altro corno del dilemma: la materia, che, in forma economicamente ed ecologicamente utilizzabile, non è aumentabile a piacere. Anzi, le cosiddette terre rare, dalle quali siamo sempre più dipendenti, non sono affatto rare, ma solo estremamente disperse e quindi difficili da estrarre, se non sconvolgendo intere plaghe del globo, creando enormi volumi di scarti. L’energia in quantità grandi a piacere incentiverebbe interventi di ogni genere ad ogni livello, trasformando la Terra in un misto di manufatti e rifiuti.       

Marco Giacinto Pellifroni   18 dicembre 2022

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