La Russia e il Terzo Reich, un manuale per tenere a freno la lingua

Per quanto disastrata sia la scuola italiana anche i ragazzini di scuola media sanno che il colpo mortale alla Germania nazista glielo ha inferto la Russia, sia pure sovietica. E sanno anche che i russi hanno pagato il maggiore tributo di sangue  alla guerra contro la Germania nazista.  Accostare  la Russia di Putin alla Germania di Hitler è qualcosa di molto  più grave di un falso storico: è un imperdonabile oltraggio a quei venti milioni  di morti.

Zakharova e Mattarella

Maria Zakharova, portavoce del ministero degli esteri russo, l’ha definita una bestemmia, e tale resta anche se è uscita dalla bocca del Capo dello Stato. Quel Mattarella rieletto in barba alla Costituzione,  che fissa in sette anni il mandato presidenziale, una carica con funzioni di garanzia, di rappresentanza e di continuità istituzionale, non a caso a cavallo di due legislature. Funzioni che dovrebbero imporre la massima cautela, soprattutto in campo internazionale. Lo stesso Napolitano, che pretendeva di istituzionalizzare la censura sottoponendo il lavoro degli storici al vaglio dell’antifascismo per impedire “ogni assurdo revisionismo”, evitava in questo ambito di andare oltre una retorica anodina. Ora ci tocca di peggio.

Perché se è deplorevole ma legittimo che il Presidente del Consiglio, espressione di una maggioranza politica,  assuma posizioni  contrarie agli interessi e alla volontà della nazione, posizioni che l’opposizione o la piazza possono sempre contestare, non è legittimo che lo faccia il garante della costituzione che è tenuto a rappresentare tutti gli italiani e a mantenere equilibrio e moderazione. La Meloni  si allinei pure alle posizioni più oltranziste di un’Unione europea  russofoba e faccia suo il demenziale bellicismo della Nato: speriamo che gli elettori le facciano pagare il conto e che i cittadini abbiano un sussulto di dignità.

Mattarella, Meloni

Ma se la massima carica dello Stato deve essere al riparo della polemica e risparmiato dalle critiche, bisogna che stia alla larga dall’agone politico e che eviti di prendere posizioni connotate politicamente come possono fare capi di Stato eletti come Trump o Macron, che hanno un preciso ruolo di guida politica e non di semplice rappresentanza o controllo. Ad essi in patria o all’estero non vengono certo risparmiate non dico critiche ma le peggiori contumelie: Biden poteva essere messo alla berlina e gli si poteva dare del rimbambito, di Macron si può dire tutto il male possibile, e nessuno si sogna di considerarlo intoccabile. Che uomo politico non possa essere criticato senza rischiare di incorrere nel delitto di lesa maestà non era concepibile nemmeno durante il Ventennio, vogliamo farcelo rimpiangere anche per questo aspetto?  Si fa il tiro al bersaglio sul Papa, che per i cattolici è il rappresentante di Cristo in terra e si deve considerare infallibile Mattarella?  Un po’ di decenza, via…

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Oltretutto, nonostante gli unanimi gridolini di sdegno per chi ha osato controbattere  a delle palesi sciocchezze presidenziali, si è rischiato una clamorosa rottura delle relazioni diplomatiche con la Russia proprio nel momento in cui Putin è ufficialmente il partner privilegiato di quell’America che per il governo attuale  rimane il nostro inossidabile alleato.  Dalle parti della maggioranza e dell’opposizione  (ma dove sta la differenza?) lo davano come un dittatore decotto, a capo di uno Stato male armato, sull’orlo del collasso economico e alle prese con un’opposizione radicata  in tutti gli strati sociali,  costretto a giocare la carta disperata dell’invasione dell’Ucraina per cercare di sopravvivere.  E si dava a intendere che solo la superpotenza cinese potesse salvarlo concedendogli un ruolo di reggicoda.  Avevano scambiato per realtà il loro delirio onirico e quando si sono svegliati si sono trovati davanti la  prima potenza nucleare missilistica e spaziale, un’economia nemmeno scalfita dalle sanzioni, un leader lucido, freddo, calcolatore e soprattutto equilibrato,  forte di un consenso  che nessun altro capo di Stato o di governo può vantare. E dopo aver ingoiato il rospo del trionfo di Trump i nanerottoli che guidano quell’accozzaglia che pretende di rappresentare i popoli europei, che da Scholz a Macron  alla comparsa Meloni che conta meno dei polacchi ai donchisciotte baltici  avevano puntato sulla nullità Kamala Harris, hanno preso in faccia il pugno  del realismo del presidente americano, che per tutelare gli interessi reali del suo Paese e non quelli dell’oligarchia  finanziaria rinuncia ad un imperialismo anacronistico,  punta  sulla diarchia tenendo fuori il colosso economico cinese e vede in Putin l’uomo giusto per rimettere in sesto il pianeta.  Quei nanerottoli non avevano capito che lo schiacciasassi russo poteva spianare l’Ucraina in una settimana ma Putin non aveva e non ha nessuna intenzione di farlo semplicemente perché i legami storici culturali etnici glielo impedivano ed era, ed è, costretto a scindere le responsabilità del gruppo dirigente e della minoranza neonazista da una popolazione con cui si identifica. E Trump, folkloristico quanto si vuole ma infinitamente più intelligente di loro, guarda ben oltre il conflitto ucraino,  tantomeno, come insinua qualche nostro geniale politologo, al business e alle terre rare  ma alle sorti del pianeta ed è convinto che sia una faccenda da regolare con Putin col beneplacito di Xi Jinping.  E di fronte a questo scenario Mattarella,  dopo averci illuso che la brutta figura gli avrebbe consigliato un lungo periodo di silenzio, di volgere lo sguardo ai problemi dell’ambiente e di pensare a inaugurare mostre,  davanti a una platea di montenegrini richiama all’ordine il presidente russo come uno scolaretto che ha infranto le regole delle Nazioni unite.  Coazione a ripetere.

Biden e Truman

Bisognerebbe fornire ai nostri politici un bignamino che spiegasse loro che l’imperialismo americano da Truman a Biden ha arricchito tutti fuorché il popolo americano: i poveri sono sempre più poveri, la classe media scivola verso la povertà e sente sul collo il fiato di latinos e colored che succhiano lo stato sociale. E si dà il caso che Donald Trump non sia stato scelto da un’oligarchia di miliardari capitanati da Musk, come ci vogliono far credere, ma sia stato portato alla Casa Bianca dall’onda dell’esasperazione di quella maggioranza.

Trump, Zelensky, Putin

Con l’occasione si dovrebbe ricordare ai nostri rappresentanti del popolo  e ai nostri autorevoli commentatori che se Trump rispetta puntualmente il suo programma elettorale e mantiene le promesse fatte ai suoi elettori non fa altro che il suo dovere e non si devono stupire. Piuttosto dovrebbero vergognarsi quelli che, Meloni in testa, hanno raggirato il popolo bue e considerano gli impegni elettorali una formalità da non prendere sul serio; innocente pubblicità come quella  di un dentifricio che promette di sbiancare i denti o di una crema di fa ricrescere i capelli perduti.

Il dittatore vero non era Putin, regolarmente eletto da una maggioranza schiacciante, che non ha mai sospeso le garanzie costituzionali del suo Paese ma Zelensky, arrivato al potere con un colpo di palazzo orchestrato dalla Cia che ha manomesso a suo uso e consumo la costituzione ucraina; la guerra non l’ha provocata la Russia, che non l’ha mai voluta,  ma l’Ucraina aizzata dalla Nato, dall’Ue e dalla Gran Bretagna; l’Ucraina, per quanto armata fino ai denti dall’esterno, non aveva alcuna possibilità di sconfiggere la Russia o di riprendersi la Crimea regalatale (letteralmente) da Krusciov nel 1954. Il principio sacrosanto dell’autodeterminazione dei popoli doveva imporre il suo ritorno alla Russia e il riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche “secessioniste” del Donbass ma, si sa, i valori, i principi, i trattati valgono quando fanno comodo.

Sono ovvietà, negate e stravolte dalla narrazione politicamente corretta, finalmente  stracciata senza tanti complimenti da Trump. E c’era da immaginarselo perché the Donald non ha alcun motivo per sostenere il burattino di Biden, nei confronti del quale intende regolare parecchi conti.

Sono ovvietà ma su quella narrazione si è tanto insistito che anche quelli che l’avevano costruita hanno finito per crederci e ora, dopo aver criminalizzato i pochi che provavano a smontarla, fanno fatica a ripudiarla. Del resto è la cartina di tornasole della loro caratura intellettiva culturale e morale e della inaffidabilità dei media, degli osservatori internazionali, degli esperti, dei ricercatori e degli improbabili accademici. Che, con poche lodevoli eccezioni, non solo non  mostrano segni di resipiscenza ma, conduttori televisivi in testa, continuano senza pudore a negare l’evidenza.

Ora sono impegnati a far di Trump un elefante in un negozio di cristalli, come se le relazioni internazionali fossero dettate da monsignor Della Casa, en douceur, avec délicatesse, e non da rapporti di forza che si mascherano di diritto. E ragionano come se gli Stati e i loro confini non fossero dati storici ma,  come vuole il fissismo in biologia, entità uscite bell’e fatte dalla mente del Padreterno. Ma Pola e Fiume non erano due città italiane? e Kant era per caso russo? e l’ammutinamento della corazzata Potemkin avvenne in Ucraina?  Le frontiere del Libano o quelle della Siria sono state per Israele sacre e inviolabili?  e la signora  Margareth Thatcher nel 1982 chiese educatamente agli argentini di non toccare le Melinas (pardon Falkland)? e che fine fecero in quella circostanza le raccomandazioni dell’Onu sulla decolonizzazione?  e Mattarella non era forse il suo vice quando D’Alema allora primo ministro il 24 marzo del 1999 dava il via  ai bombardamenti su Belgrado?.Dov’era finito il “diritto internazionale”?  Ma non ci prendano in giro…

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