La realtà deformata della caverna di Platone oggi!

Dal mio piccolo osservatorio personale valuto e analizzo gli aspetti di questo momento politico internazionale sempre in ansia e con un po’ di rispetto per me stesso (così potrete scrivere: eccolo l’egocentrico). Alcuni punti random.
– difficile parlare della particolare diversità della situazione politico-sociale italiana senza inserirla in un contesto internazionale. La mia spiegazione è che molte cose che succedono qui sono decise “altrove”: dalla finanza aggressiva delle banche e dei gruppi di investimento finanziari globali, da istituzioni come la NATO, come i governi USA e anche della Unione Europea.
In sintesi ci sono cose decise “fuori dai nostri confini” che però ci riguardano da vicino e ci condizionano in tanti campi, anzi ne dettano le linee guida, saltando a piè pari regole, leggi e normative internazionali. Dall’inizio pandemia (che è stata solo un mezzo, non una causa) sono stati cassati accordi e regolamenti dal WTO ai centri di determinazione dei costi dell’energia, alle condizioni per finanziamenti e di accesso alla sanità pubblica. Le norme “anti-russe” della EU come una mazzata da Tafazzi, su spinta Nato hanno cambiato sia la determinazione dei costi dell’energia e del gas (con algoritmi dall’Olanda) sia il mercato stesso mondiale . Questo non solo dell’energia, ma imponendo schieramenti, alleanze, accordi diversi, cambiano flussi di merci, politiche di vertice fra stati.
Le regole ed i mercati produttivi assaltati dall’I.A. attraverso centri finanziari e borse, hanno reso fluida e mobile per due aspetti la conformazione di classe di chi ancora lavora in fabbrica. Nel senso che chi nelle medie e grandi aziende ha la proprietà decisionale cambia dal mattino alla sera la gestione delle stesse rivolgendosi (anche di fronte a trend positivi) di spostare propri investimenti su altri settori o de-localizzare, smaterializzando una possibile opposizione senza una vera possibilità di difesa (vedi GKN di Firenze).
Nel contempo un paese come l’Italia con circa il 75% di piccole medie unità produttive per lo più artigianali ha come unico mercato il proprio territorio o poco più, si trova spiazzata e sofferente anche per la persistenza di normative e regole della burocrazia tecnica che ostacolano lavoro e iniziative (vedi bonus energia, ecc).

PUBBLICITA’

La parte pubblica registra ovunque un calo (lo dicono i numeri basta leggere dati Istat) di servizi al cittadino nella sanità ormai privatizzata, nelle reti elettriche e di trasporto, nella gestione dei beni comuni (acqua, rifiuti, depurazione, ecc). Nel sostegno anche con capitali pubblici alla produzione di armi e sistemi militari che tolgono spazi ad investimenti utili.
– Detto questo in estrema sintesi, come vedere una possibilità di ribaltamento di questo stato delle cose presenti, anche a fronte di una crisi irreversibile dei principali partiti istituzionali, forti anche dei legami Nato con 154 diverse basi militari o uffici USA e dei servizi in casa nostra?
Sui social si leggono tante buone cose, idee, critiche analisi e anche proposte di azione, ma spesso disaggregate e poco convergenti, non c’è un vero fronte unico di Opposizione Sociale, ma tanti piccoli focolai separati.
I sindacati confederali ormai prigionieri dei politici influenti di riferimento non hanno più ne margini di contrattazione da soddisfare, ne volontà di rappresentare pienamente la volontà dei loro stessi iscritti, con rare eccezioni territoriali.
Quindi c’è una azione del potere che schiaccia concretamente permette di avere circa 9 milioni di poveri, di avere un sistema pensionistico che fa acqua e non può durare in questi termini( lavoro precario, sottopagato, part time ecc tolgono risorse) considerando anche l’80% di chi ancora lavora è a TEMPO DETERMINATO, mentre le Grandi Aziende si spostano in paradisi fiscali e se ne fregano della buriana mediatica che scatenano.
Quindi quello che abbiamo di reale è una “coscienza critica teorica”, ma senza supporto pratico, senza numeri alla francese di opposizione e battaglia pragmatica.
L’ultimo tentativo iniziato con buone intenzioni, concreto forse nei partiti istituzionali è stato quello del M5S, ma che oggi non serve avere lenti speciali da esaminare il loro percorso, è a vista: continuità organizzativa e scelte di NON dialogo, mentre insistono a non avere militanti da presentare con capacità politiche, ma si affidano alle singole personalità “senza aver mai militato” scelte da un vertice scollato. Non hanno mezzi di comunicazione ne infrastrutture di formazione politica, tanto meno un progetto serio di medio periodo se non quello di inseguire il PD (su cui tanto ho già detto nella sua valenza negativa) e dintorni.
PD che continua a drenarne eletti risucchiati dal miraggio di poltrone istituzionali, mentre con i movimenti civici nulla hanno a che fare in modo stabile, solo occasionalmente.
Contenti loro…. Però questo modo ha di fatto tagliato le gambe proprio ad una quota importante di movimento che, nel tempo si è auto-eclissato nel privato, disattivato e non è poco!
Il ragionamento, lo riconosco ci regala un pessimismo cosmico politicamente, ma chi ha idee è pregato di tirarle fuori, dentro la bolla autoreferenziale in cui è chiuso.
Non è importante la differenza di idee, ma la non aggregazione fra simili, l’auto-soddisfazione di fare già il massimo possibile e vedere chi ha idee differenti come nemico.
Partire dai territori è il confronto possibile, mentre ogni tema è buono per allargare argomenti solidi e strutturarsi concretamente. Cosa possiamo fare e da dove partiamo per ritrovare comunità?

Gianni Gatti da  PAROLE LIBERE

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