La fine di un’epoca

È indubbio che la scomparsa di Berlusconi determini la fine di un’epoca storica del nostro paese.
Non esprimo giudizi umani sulla persona, non voglio né sono in grado di farlo.
Quello che voglio analizzare oggi è semplicemente il futuro del movimento creato da Silvio Berlusconi nel 1994.
La sua presenza fino all’ultimo è stata forte, e l’incertezza della sorte di Forza Italia è proprio determinata dalla sua azione politica nel movimento, ovvero non ha mai costruito una classe dirigente autonoma, ne ha mai cercato un possibile successore, questo a mio parere è stato un errore determinato dalla convinzione che dopo di lui non ci fosse un futuro.

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Pertanto c’è chi teme possibili o meglio probabili esodi da Forza Italia e in questo momento, probabilmente, verso la destra del centrodestra.
Nel bene e nel male Silvio Berlusconi ha rappresentato in maniera forte la politica degli ultimi 30 anni, è in testa alla classifica dei presidenti del Consiglio per la durata del mandato, mettendo dietro di sé personaggi come: Alcide de Gasperi Andreotti, Fanfani, Craxi.
Come tutti i politici di alto livello non ha mai pensato a preparare un degno successore di se stesso.
Certo la linea politica è tracciata, con i suoi cavalli di battaglia, il liberismo, le tasse, e la riforma della giustizia.
Purtroppo oggi non è sufficiente avere una linea chiara, bisogna individuare un megafono che la rappresenti in maniera importante. La Lega ad esempio ha in Matteo Salvini un megafono che nelle piazze ripete la linea del movimento. La stessa Meloni rappresenta per la destra un simbolo su cui puntare, chi l’ha preceduta mai era riuscito a raggiungere tale consenso, perché oggi non c’è più la politica partecipata, i gruppi dirigenti, la base del partito, esiste semplicemente un gruppo di potere che trae beneficio dalla “presenza scenica” del leader del momento. E, ironia della sorte, questa figura del leader showman proprio da Berlusconi è stata inaugurata. Perché se si fosse continuato a fare politica, seguendo i principi della partecipazione, organizzazione della classe dirigente, ascolto della base tutto sarebbe stato più semplice, nell’ individuare colei o colui, che assumesse la guida politica del partito, perché frutto di dibattito democratico e partecipato e conseguente votazione. Oggi non è più così, per prendere le redini ci sarà una battaglia campale senza esclusione di colpi da parte degli attuali gruppi di potere. Già in questi giorni il senatore Gasparri in televisione ha detto che ci sarà l’assalto di sciacalli e sciacalletti, pertanto si aspettano una dura battaglia per la leadership del movimento. Vedrete anche in Liguria ci saranno imponenti movimenti di truppe con ritorni clamorosi, riappacificazioni di comodo perché, come recita il proverbio, quando nel bosco cade l’albero più grosso, tutti corrono a fare legna e solo Dio sa quanta legna, serva a certi politici Liguri. Dopo una guida forte, quasi padronale, oggi Forza Italia si trova in un momento non semplice, orfana del leader e fondatore del partito. Vedremo se saranno in grado di continuare la strada tracciata da Berlusconi o se, dopo una sorta di assalto alla diligenza, sì disgregheranno. Da questa battaglia uscirà forse un nuovo occupante del cosiddetto centro della politica, oppure sarà definitivamente consegnata la politica liberale nelle mani della destra.

Roberto Paolino

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