La famosa coperta corta e l’onere della prova

La famosa coperta corta e l’onere della prova (Gli ultimi sassolini)

 

La famosa coperta corta e l’onere della prova
(Gli ultimi sassolini)

 Nelle more di un ballottaggio in cui, francamente, fatico a trovare qualsiasi motivo di interesse o di speranza, (se non che ci commissarino da Marte o da Venere, anzi, meglio, fuori dal sistema solare) continuo con le mie riflessioni.

Sento di doverlo fare. Sono spuntati come funghi i politologi so tutto io, tra cui molti perdenti cronici, con un lungo curriculum di sconfitte disastrose alle spalle, pur tuttavia sempre portati in palma di mano e circondati da un’aura di verità assoluta, che analizzano il mondo con lo stesso criterio dei tempi in cui c’era il muro di Berlino, e sentenziano su di noi nella stessa ottica obsoleta, incasellandoci e spiegandoci nella loro visione passatista, a costo di deformare la realtà e ignorare i fatti. Inventandosi cose tipo che a noi amici di Casa Pound piace l’Italicum perché è in senso autoritario. Infatti raccogliamo firme contro, così, per depistare. Vedi tu.

Riflessioni, dunque. Con una punta di amarezza. Era prevedibile, ma fa sempre male, vedere come gli stessi che sono stati sleali e scorretti con noi e ci hanno più o meno velatamente ignorato, sminuito, boicottato  e silurato in campagna elettorale, ora siano i primi della fila a strillare e inveire per la nostra “colpa” di aver riconsegnato la città ai poteri forti tanto vituperati e che tanti danni avevano già provocato. Che ci inseguano e ci pressino per farci ammettere gli errori che hanno in mente loro, del tutto ipotetici e discutibili, e che se ora avessimo quei 400 voti in  più, una inezia, un dato della sorte più che altro, non si porrebbero neppure. Se provi a obiettare, sei quella che non ammette la sconfitta. Anche se uno dei migliori risultati percentuali del M5* a livello nazionale, a queste amministrative, che solo per tante circostanze concomitanti e avverse  non si è tradotto in ballottaggio, a me non pare proprio sconfitta. Né loro hanno alcun diritto a chiedercene conto: se credevate in noi, perché non ci avete sostenuto prima? Se ci ritenevate inaffidabili, perché ora ci attaccate? Pura logica.

Sapete che c’è? Se si fosse potuto ripetere il voto, credo che sarebbe cambiato, e di molto. Sia per l’aver visto i risultati, sia per gli apparentamenti alla luce del sole o sottotraccia, per la minicoalizione di liste “civiche” durata da Natale a S. Stefano, con Aschiero che almeno esprime candido pragmatismo personale, e Noi per Savona e Verdi che implicitamente si rivelano: imparziali, ma mai col centro destra. Che e’ come dire essere parziali… Del resto non meraviglia visto dove si posizionano nel resto d’Italia.  Non prendiamoci in giro. Chi continua a sostenere che avremmo dovuto allearci con loro, a questo punto è in malafede.

Forse qualcuno di coloro che si sono baloccati in infiocchettati ed elaborati voti disgiunti, preferenze all’amico o parente per non far torto a nessuno, avrebbe cambiato idea.

La realtà è che tanti degli schizzinosi nei nostri confronti, tanti esercitatori di snobismi e appartenenze, davano per scontato che arrivassimo al ballottaggio.

Parola d’ordine: mai al primo turno, è volgare votarli, nella loro lista c’è gente così comune… Al ballottaggio, forse…

Il che non era affatto scontato: mai sottovalutare lo zoccolo duro dei partiti e soprattutto l’inossidabile destra, capace di vincere le regionali con uno messo lì da Berlusconi chiaramente per perdere, ma miracolato da un disastroso centrosinistra, e ansiosa di ripetersi.   

Ora  riversano su di noi tutta la loro indignazione. Come osate? Eravamo disposti “persino” all’estremo sacrificio, a votarvi al ballottaggio nonostante siate impresentabili in società, e voi ci tradite così?

Ecco il loro modo di ragionare.

In molti aspetti di questa campagna elettorale e, in generale, di quel che deve fare il M5* anche nazionale per crescere e progredire, ci ritroviamo di fronte alla famosa coperta corta. Quella che se la tiri sulle spalle, ti scopre i piedi, e viceversa. Ecco il concetto di base da tenere presente nell’analisi del voto, insieme con un altro altrettanto importante: l’onere della prova.

A noi spetta sempre, in partenza, come avessimo qualche peccato originale da dover scontare.

Con gli altri, chiunque, anche i peggiori, alcuni aspetti di base sono dati per scontati. Tipo, che so, che presentino liste e programma.


 Con noi no.  Si parte dalla valanga di pregiudizi e criticità, fondate o meno, e giù duri a chiedere, a pretendere, a insinuare. Messi da parte, come banali e ininfluenti e quasi noiosi, la nostra buona volontà, l’onestà, l’impegno da cittadini volontari, l’autofinanziamento, l’assenza di ambizione (semmai usati per sminuirci e irriderci all’occorrenza, perché non sufficientemente “rappresentativi”).

Qualsiasi aspetto diventa sospetto. Se strilli troppo, se strilli troppo poco, se sei pacato, se sei aggressivo, se hai programmi troppo ambiziosi, se li hai troppo realistici…

Ecco, l’insistenza sul programma. Da più parti, ossessivamente, ansiosamente, da esterni, da avversari con sfida, anche da simpatizzanti, ci veniva richiesto quando lo pubblicavamo, quando usciva il programma.  Per criticarlo meglio?

Nessuna altra lista è stata oggetto di un tale tormentone, dando per scontato, del resto, che i programmi sono sempre tutti belli o quasi, e finiscono per assomigliarsi, anche nelle dichiarazioni dei candidati. Quel che conta è la volontà di realizzarli e l’avere le mani libere per farlo. Ho scoperto peraltro dai social che io in riunione avrei detto che il programma non serve a niente e che i cittadini non lo devono conoscere. Figurarsi se sostengo tali corbellerie. Piuttosto il discorso è un altro.

Se annunciamo i programmi troppo tardi, non riusciamo a diffonderli a sufficienza, se li prepariamo troppo presto, i partiti privi di credibilità e idee copiano a piene mani. Ecco la coperta corta. Ma questo non vuol dire non  avere un solido programma, perché si può fare molto a partire dalle idee di base e da quanto già fatto in altre città (il che non è plagio, come ottusamente vuole credere qualcuno, è diffondere esperienza e copiare le buone pratiche, cosa arcinota nel M5*).

Abbiamo organizzato due incontri in Sala Rossa per parlare di molti temi, dalla trasparenza alla partecipazione all’urbanistica ai rifiuti, e raccontato idee precise da realizzare, con esempio concreti. Incontri affollati e partecipati, ma  chissà come mai, sfuggiti a chi di dovere.

Prima ancora in fase preparativa abbiamo organizzato incontri su incontri nella nostra sede, sui vari temi, aperti ai cittadini. Risultato? Uno dei più attivi partecipanti si è candidato a sorpresa con un’altra lista, alcune idee su cultura e commercio sono state applicate in extremis dalla amministrazione uscente e qualcuno ci si è fatto campagna elettorale personale.

Aprendo giustamente a tutti,  questi i rischi. Se lo diciamo, siamo vittimisti e paranoici. Se non lo diciamo, facciamo la figura dei fessi.  Se avessimo esercitato maggiore sorveglianza, avrebbero detto che eravamo chiusi e settari. Onere della prova e colpa a prescindere.  Sempre.

E che dire ora delle due candidate al ballottaggio, che danno il peggio di sé? Senza pudore, copiano.

Chi le idee, male, in extremis e con credibilità sotto zero, chi addirittura le parole del nostro programma, a pappagallo, virgolette comprese. …LEGGI

Ma come mai, se questo benedetto programma non l’avevamo pubblicato, secondo alcuni? Come si può copiare spudoratamente qualcosa che non esisterebbe? Mistero.

Veniamo ora, ancora una volta,  al voto. Spero l’ultima, perché mi piacerebbe archiviare e ripartire, con premesse tutt’altro che scoraggianti.

Si perdono le elezioni quando i cittadini votano gli altri o non votano affatto.

Banale? Meno di quanto sembri, se si va a ricercare i perché. Cosa porta  un elettore deluso (perché di elettori pimpanti e convinti, a questo giro, mi sa ne siano rimasti pochini, clientelismi a parte) a continuare a votare comunque per gli stessi schieramenti, o a cercare comunque alternative interne al sistema, e a diffidare di noi? Cosa porta un astensionista a disinteressarsi totalmente del voto, nonostante gli venga ripetuto in tutte le salse che così fa solo il suo male e favorisce i peggiori? Perché non dare a noi, almeno, una possibilità, sentenziando a priori che siamo o saremo come gli altri?

Ecco, se avessimo la risposta a queste domande capiremmo di più del voto. Di certo siamo di fronte a una democrazia malata, che per colpa in parte nostra, di non riuscire a mostrarci veramente adeguati, in parte dei tanti dottor Balanzone che affermano che noi non siamo la cura, sta peggiorando a vista d’occhio.

Il M5*, in un contorno prettamente sfavorevole, circondato da ostilità varie di chi teme di perdere posto, privilegi, prebende, affari, dovrebbe riuscire a parlare a ciascuno nel modo giusto.  Il che non vuol dire essere incoerenti, affatto: mantenere i principi di base, i programmi, l’impostazione, ma esprimerli con un linguaggio adeguato a farsi capire da tutti.

 Ogni voto va conquistato in una lotta estenuante, e tenendo conto, ahimè, che molti decidono con una superficialità che ha dell’incredibile, per una faccia, per una frase, per un amico o parente. E si è candidata mezza Savona. Si narra l’aneddoto che in queste elezioni ci fossero candidati che neanche sapevano in quale schieramento fosse la lista cui avevano dato adesione.

L’effetto Grillo si fa ancora sentire, con la visione distorta che ne hanno dato i media. Vent’anni di politically correct hanno ben preparato il terreno. Se alzi la voce, se protesti, se ti indigni, sei volgare e maleducato. A seconda dell’interlocutore, sei un berlusconiano, un fascista, oppure a scelta un terrorista no global. Scioperare è brutto. Inveire contro chi reprime e opprime è increscioso. E così l’anomalia italiana è servita. Siam belli bolliti come la famosa rana di Chomsky.

Ipocrisia soave di chi attua le politiche che il peggior berlusconismo si sognava. Ipocrisia scambiata per educazione, che ci sta lentamente spogliando di tutto.

Ho sentito spesso lodare il fatto che in questa mortifera campagna elettorale savonese i toni si siano mantenuti corretti. E questo sarebbe positivo? Testimonia solo che sono tutti d’accordo! I toni, nella situazione disastrosa in cui siamo dove il PD devastava e il centro destra, complice degli stessi interessi, dormicchiava,  avrebbero dovuto essere accesi, sugli argomenti, quanto meno,  non certo sul personale. Si dovrebbe urlare ai quattro venti che Savona agonizza per colpa loro!

Ma se lo fai troppo, perdi l’elettorato “perbene”. Che pur attento ai nostri temi pensa che la forma prevalga sulla sostanza.  E così vota gli ambientalisti più “tranquillizzanti”.

Se viceversa cerchi di mostrarti pacato, finisci nel calderone della politica, del sono tutti uguali, agli occhi di disillusi e astensionisti, e non riesci a riscuoterli.

Ecco ancora la coperta corta. Ma non è una situazione ferma o senza sbocchi, tutt’altro. Piano piano si sblocca. Poco alla volta cambia.

La finisco qui, precisando che quanto sopra non deve dare l’idea di vittimismo né di alibi, né di scoraggiamento. Tutt’altro. Sono solo argomenti che sento di dover citare, per obiettività, visto che è raro sentirli esprimere.

 Siamo pimpanti più che mai. Ottimisti che tutti i giochetti, tutti gli artifici, tutti gli ostacoli abbiano i giorni contati. Non puoi ingannare tutti per sempre, diceva qualcuno. Il livello di livore, rabbia disperata e attacco su tutti i fronti è da disperati. Credevano di farci fuori più facilmente, di ridimensionarci, ci han dati per spacciati tante volte, dopo l’epurazione dei pietosi dissidenti, dopo le europee, dopo la morte di Casaleggio, il passo di lato di Grillo, le bizze a orologeria di Pizzarotti… e invece siamo qui, imperterriti. E cresciamo, fatevene una ragione.

Mantenendo l’impegno, come stiamo facendo, la credibilità, la coerenza, proseguendo con i nostri obiettivi e cercando di ottenere la collaborazione di tanti cittadini,  prima o poi faremo crollare questo muro di fango, che stiamo pian piano erodendo alla base. Siamo fiduciosi.

Vi aspettiamo ogni venerdì sera alle 21, alle nostre riunioni in via Silvio Pellico, traversa chiusa di via XX settembre. C’è molto da fare. E noi, non temete, lo faremo. Tutti insieme. 

 Milena Debenedetti  consigliera del Movimento 5 stelle

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