La cultura non è esibizione. La cultura è comprensione del mondo

La sinistra (presunta), è noto, mi fa incazzare. Anche a Savona. La cultura non è esibizione. La cultura è comprensione del mondo. Allora, dove sono le iniziative davvero dedicate ad una divulgazione culturale che sia sintonizzata sulla frequenza dei tempi che viviamo? La scienza, la filosofia, la sociologia. Dov’è la “cura” culturale vera e genuina che si propone di far crescere le persone, gli studenti, i giovani sui temi della guerra, delle ingiustizie globali, della divaricazione sempre più profonda tra le elites e tutti gli altri? Qualcuno ha il dubbio che il “potere” abbia cambiato la sua natura ? La sua carta di identità? O forse, con somma ipocrisia, semplicemente non si vuole mettere in discussione?

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Sono il primo ad amare le belle arti. Ma non si può contrabbandare per cultura una continua esibizione narcisista di forme culturali (ovviamente condite di neologismi anglofoni ammiccanti, il marketing della fuffa) indirizzate a non si sa bene quale reale platea. Abbiamo bisogno di questo o abbiamo bisogno di iniziative tese ad un vero accrescimento della consapevolezza delle persone? Quale è la “ratio” politica di una politica culturale che nasce elitaria e finisce elitaria? Dove sono i dibattiti, le conferenze, possibilmente non a senso unico, gli incontri dove davvero si stimola il confronto senza paraocchi pseudo culturali? Ho l’impressione che il grande vulnus politico culturale della cosiddetta sinistra sia il dare per scontato assiomi e paradigmi intorno ai quali costruire iniziative. La resilienza, la integrazione, la inclusione e via di fuffa. Mai che si ponga in modo critico verso una vulgata che, alla fine della fiera, è solo un contenitore di terminologie.
Il primo dovere della politica culturale, ribadisco, dovrebbe essere il dubbio. Il loro perimetro di analisi è chiuso in partenza. All’interno si trovano modi, temi e approcci che si confondono l’uno nell’altro tanto da rendere anche nei termini indistinguibili le differenze. Integrazione, inclusione, resilienza sono sistematicamente mescolate in un pout pourri insipido, noioso e onanistico. Dove sono gli intellettuali scomodi? La sinistra culturale è diventata una sala da the. Una club house dove si gioca a bridge. Possibilmente senza alzare la voce.

Diego Minuto

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