La crisi isterica dell’Europa sedotta e abbandonata e il proposito delirante di trasformare l’Ue in uno Stato

La crisi isterica dell’Europa sedotta e abbandonata
e il proposito delirante di trasformare l’Ue in uno Stato

Il fiume di parole – e di menzogne – che ci sommerge quotidianamente si infrange contro una granitica verità:  nella guerra condotta contro la Russia  la Nato è uscita miseramente sconfitta e a farne le spese è stato il popolo ucraino. La classe dirigente -dovrei dire la banda – che guida l‘Ue aveva sposato la linea di un atlantismo oltranzista e fatto suoi gli interessi della famiglia Biden soffocando qualsiasi richiamo alla ragione, qualsiasi invito all’equilibrio e alla moderazione, indifferente alle motivazioni del conflitto e convinta che la Russia fosse una sorta di Testa di Turco da prendere impunemente a cazzotti  si  è così trovata col cerino in mano.  Prima si era prestata a stringere l’orso russo  con la cintura della Nato e affondare sul suo corpaccione il pugnale dell’Ucraina; poi, quando è arrivata la reazione di Mosca, eurocrati e governi nazionali  col nostro Draghi in testa da fedeli  servitori del padrone americano si sono immediatamente schierati a fianco del suo pupazzo e si sono dissanguati per armarlo fino ai denti.

Trump e Putin

Non avevano capito che, a parte la famiglia Biden e i gruppi di potere liberal, democratici o repubblicani terrorizzati dal Brics, gli Stati Uniti non avevano nulla da guadagnare da un’ipotetica sconfitta russa. Un’ipotesi, come dicono i grammatici,  del terzo tipo, vale a dire dell’irrealtà, un  semplice esercizio retorico. Nella realtà fattuale la Russia  può solo farsi male da sola come accadde con Gorbaciov e con Eltsin,, non esiste nemico esterno che la possa mettere in ginocchio:  condivide con gli Stati Uniti il primato nelle armi convenzionali, è di gran lunga la prima potenza nucleare, all’avanguardia in campo missilistico e aerospaziale;  uno scontro frontale russo americano farebbe tabula rasa del pianeta. Questi sono dati certi, non opinioni. Aver pensato anche solo per un momento, come hanno fatto i leader europei, Meloni compresa, che potesse soccombere all’Ucraina armata dalla Nato è demenziale.  Trump lo sa perfettamente e in modo più esplicito e più coerente persegue quella che, tolta la parentesi infelice di Biden, è sempre stata la politica americana anche negli anni della guerra fredda: America e Russia aldilà delle apparenze non possono non essere alleati. E se con Trump dovessero esserlo in modo scoperto sarebbe un indubbio vantaggio per entrambe e per il mondo intero.

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L’Europa è ora un rimorchio sganciato dalla sua motrice che continua la sua corsa per inerzia. Privo di un impianto frenante proseguendo lungo il pendio di un incosciente russofobia finirà per schiantarsi e non ci sarà niente da rimpiangere. Un destino segnato e anticipato dall’esclusione dal tavolo della pace. L’Europa a orfana di Biden e i nostri ucrainomani ultra atlantisti non si rassegnano certo a fare a meno della motrice: fanno le bizze e come un servitore licenziato agitano da lontano il pugno di pastafrolla contro il nuovo padrone e sognano il ritorno del vecchio.  La storia americana è segnata dalla brusca fine del mandato di Abraham Lincoln, di Garfield,di McKinley, di Kennedy. . Trump da candidato, è già sfuggito a due attentati, vuoi che non si affidino alla regola “non c’è due senza tre” pregando che il terzo abbia la mira di Oswald?  So che molti diranno: ma come si può attribuire questi propositi criminali alle anime belle, ai giusti, ai sinceri democratici?  si può, si può, eccome.  Non c’è da sorprendersi ma per sua fortuna l’eliminazione fisica di Trump non farebbe altro che accelerare il processo di disgregazione delle élite che finora hanno guidato la politica americana portando al potere chi rappresenta più direttamente gli umori e gli interessi della società civile; chi potrebbe organizzare il colpaccio lo sa benissimo. D’altronde se è vero, ed è plausibile, che il QI medio in Occidente ha subito una brusca caduta è certo che dalle parti del progressismo è crollato aprendo la strada a forme di psicosi e di demenza che non risparmiano i vertici del potere. Nelle brume del nord Europa vengono legittimate idee deliranti come quelle di una “difesa comune europea” finalizzata ad un attacco preventivo alla federazione russa corredato da simulazioni degli effetti della sua risposta con  missili non intercettabili armati di teste nucleari che colpirebbero in pochi minuti Londra e New York. La popolazione, riconoscono, non potrebbe essere evacuata ma per il premier inglese è già pronto un piano per metterlo in salvo in qualche buco predisposto e già attrezzato.

Dopo l’emanazione di un mandato di arresto per Putin e per Netanyahu non ci si meraviglia più di nulla. Bisogna solo augurarci che la fine dell’Ue e della Nato – la prima figlia di un’utopia che ha coperto interessi inconfessabili, la seconda uno strumento per controllare politicamente e militarmente l’Europa col pretesto di contrastare l’Urss – avvenga il prima possibile, se non altro per consentire a chi è un po’ avanti con gli anni di assistere al loro funerale.

Eppure proprio ora che si sta sgretolando c’è chi straparla dell’allargamento dell’Ue e della sua trasformazione in Stato, così da reggere il confronto con i suoi quattro o cinquecento milioni di abitanti agli Usa, alla Russia, al’India alla Cina e ad altri eventuali colossi.  A parte la circostanza che i mega Stati sono impegnati a fronteggiare gli inconvenienti del gigantismo e sono vulnerabili quanto se non più di uno Stato nazionale di ridotte dimensioni, come il Giappone o la Corea del Sud, il problema vero è che l’Europa come Stato è un ossimoro, una contradictio in adiecto, una palese assurdità. Intanto perché sotto il profilo storico, culturale e geografico non potrebbe esserne esclusa la Russia e soprattutto perché i Paesi europei sono realtà consolidate e non assimilabili sotto tutti gli aspetti, a meno di non ritenere possibile una totale snazionalizzazione  accompagnata dal completo riassetto economico, finanziario, formativo, linguistico guidato dall’alto. Una spaventosa operazione fantascientifica che solo una mente malata può considerare realistica.

Ipotizzare un’Europa Stato significa voler istituzionalizzare l’esclusione, eliminare ogni tipo di controllo popolare, ogni continuità fra i vertici e la base e ignorare l’ovvietà che al di là dei ruoli distribuiti sulla base di circostanze fortuite, ciascun individuo gode non solo di uguale dignità rispetto a qualsiasi altro individuo ma è detentore di una piena sovranità. L’umanità non è né un gregge né un formicaio. Un concetto, questo, lo dico da non credente, che la Chiesa ha sempre avuto ben chiaro ma è estraneo all’etica borghese e risulta incomprensibile alle attuali ridicole oligarchie.  D’altro canto rigettare l’idea di un’Europa Stato non significa volerne fare una semplice espressione geografica ma riconoscerla come somma di differenze irriducibili che nei secoli hanno alimentato rivalità, odio, diffidenza, pregiudizi, disprezzo, guerre,  blocchi contrapposti.  Il senso politico dell’Europa è proprio la sua frantumazione e ricomposizione su base linguistica; l’identità dei singoli popoli europei è stata acquisita per contrasto con i vicini e tanto più forti sono state le contrapposizioni tanto più si è cementato il sentimento nazionale. La stessa cultura europea ha, nella sua apparente omogeneità, profonde connotazioni nazionali, che però, a differenza di quelle economiche e politiche, si sono incontrate e reciprocamente arricchite fino a comporre un unico quadro al suo interno differenziato.

E questa della cultura è l’unica Europa veramente unita, è l’Europa di Cervantes e di Dante, di Shakespeare  e di Victor Hugo, di Thomas Mann e di Tolstoi, l’Europa che è stata la culla della scienza contemporanea e si è nutrita dell’eredità di Roma. Ma uno Stato no: mettere insieme Polonia e Spagna, escludere la Russia ma metterci dentro l’Islanda o la Lettonia, mescolare italiani e francesi o inglesi e tedeschi  grida vendetta al buonsenso. Come grida vendetta al buon senso pretendere di sostituire al latino che rivive nella ricchezza e nella complessità dello spagnolo, del francese o dell’italiano o al tedesco nella cui anima è riposta tutta la filosofia moderna, alle lingue che non a caso si definiscono materne il piattume di una lingua veicolare di fatto più artificiale dell’esperanto. Una follia, per fortuna irrealizzabile nonostante i nostri politici, destra o sinistra che siano.

Bisogna  restituire allo Stato la sua funzione prevalente di garante del buon funzionamento della società civile e chiudere definitivamente l’era delle guerre fra Stati  impedendo che gli interessi finanziari di pochi si travestano da interessi nazionali.  Ci sono organizzazioni come l’Unione europea e la Nato che impediscono di perseguire questo obbiettivo e devono essere eliminate.  Quando l’Ue parla di difesa comune rivela la sua natura aggressiva e bellicista, strumento di un’industria e di una finanza  che prosperano sulle tensioni internazionali e sulle guerre locali: ma da chi di grazia ci dovremmo difendere se non dagli stessi che proclamano la necessità di armarci?  Quanto alla Nato sopravvive come guardiano dell’Europa e spina nel fianco della Russia . È un non senso storico e prima sparisce sarà sempre tardi, tanto più che agitando minacce inesistenti si copre la vera minaccia, quella dell’integralismo islamico,  che incombe su tutto il pianeta e sull’Europa in particolare fra terrorismo e invasione.

A proposito di attentati: è straordinario il silenzio stampa  su quello che ha avuto come bersaglio la petroliera nel porto di Savona. I pochi che ne hanno parlato hanno avuto la faccia tosta di spostare l’attenzione sul traffico ritenuto illegale di petrolio russo trascurando il sabotaggio e la sua matrice ucraina e il dettaglio che se fosse andato a buon fine pesca e stagione turistica sulla costa ligure avrebbero ricevuto un colpo mortale. E non dico dei riflessi politici perché in Italia la politica è assente e a palazzo Chigi quando si è in imbarazzo si diventa ciechi muti e sordi.

Pierfranco Lisorini

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