La continuità amministrativa. Il caso di piazza Diaz

E parliamo di un altro concetto ricorrente. A volte rivendicato nei fatti, a volte anche nelle dichiarazioni.
Ossia, garantire la continuità amministrativa. Mentre da un lato si dicono peste e corna della giunta precedente, nel segno di colpadiquellidiprima, al tempo stesso se ne proseguono i principali progetti. Anche quelli che erano poco più che allo stato di intenzione.
Ora, va benissimo la continuità amministrativa, anzi è sacrosanta, nel non interrompere per capriccio o velleità tutti quegli iter, per esempio, sociali, come le erogazioni di bonus e fondi, o gli stanziamenti per affari urgenti.
Ma in altri campi si sollevano pesanti interrogativi. La continuità amministrativa non è un mantra universale. Anzi, se l’amministrazione ha cambiato colore, si suppone che sia proprio perché i cittadini chiedevano DIS-continuità.

Rivedere certe scelte discutibili, farne di nuove. Avere il coraggio, persino, il coraggio politico, di interrompere i progetti che non convincono.
Niente, qui spesso la speranza è destinata ad andare delusa, e tutto a proseguire come se niente fosse.
Come se a comandare fossero gli uffici, quelli che permangono anche quando i politici cambiano, ed eventualmente alcuni cosiddetti poteri forti che hanno i loro interessi e progetti, i loro riferimenti nella casa comunale, per i quali i cambiamenti di persone, partiti e coalizioni contano veramente poco.
Questo perché spesso le differenze fra le coalizioni sono molto meno di quelle che si potrebbero pensare. Anzi, neppure pensare, visto che esistono personaggi che non solo cambiano partito, ma anche coalizione. Pure più di una volta, con disinvoltura.
Perché le ideologie, intese nella loro accezione più alta, di progettualità e linee guida ben precise, contano sempre meno, sono sempre più sfumate. Al massimo le si usano come alibi per i soliti teatrini distraenti su concetti molto distanti dall’amministrazione locale, gli unici sui quali si dibatte con passione in Consiglio. Perché spesso a chi amministra manca totalmente una visione, se non quella di usare la carica come trampolino di lancio.
Ormai vanno di moda le accozzaglie, e purtroppo ne vediamo i risultati, anche a livello nazionale.
E pensare che a volte basterebbero piccole “zeppe” per inceppare gli ingranaggi. Soprattutto nelle maggioranze, quando non siano una sorta di “unicum” che accetta supinamente le decisioni di Giunta.

Ex bagni la Playa

Abbiamo visto cosa è riuscito a mettere in moto un consigliere appassionato come Bertolazzi, in qualche modo “reprobo” della sua Lega, occupandosi di concetti e progetti su cui aveva ampie conoscenze pregresse e su cui ha ascoltato i cittadini.
Lui e qualche altro dissidente di maggioranza, nello scorso mandato, hanno aiutato l’opposizione a bloccare uno spostamento di bagni in luogo assolutamente non idoneo, propedeutico alla realizzazione di villette in spiaggia a Zinola.  Convincendo persino il solito PD, normalmente riluttante a fermare l’edilizia, a votare contro. Ora sono curiosa di vedere se l’idea verrà comunque riproposta in altre forme, visto che i veri progetti del lungomare (e non fatemelo chiamare waterfront, per piacere, ché l’inglese maschera sempre porcherie) sono tutti lì, fra le pieghe delle pratiche della passeggiata, alibi e trait d’union a tutto quanto, scritti con inchiostro simpatico ma pronti a rivelarsi per essere imposti ai cittadini.
Comunque si è trattato di un caso isolato, e gli stessi personaggi che l’hanno animato, in altre circostanze si sono dimostrati capaci di ampie retromarce diplomatiche.  E di solito questa è la regola: non infastidire il manovratore, se non per scopi personali.
Sul Crescent 2, dopo che la Lega con Arecco si era opposta nel mandato precedente, una volta divenuti maggioranza si è arrivati al completamento dell’iter, con la scusa che era troppo tardi per bloccare, al massimo togliendosi lo sfizio di pasticciare con gli oneri di urbanizzazione, tanto per dimostrare che si faceva qualcosa.
Ora vedo comparire un altro progetto, che era stato già annunciato dalla Giunta Caprioglio, ripreso pari pari da questa amministrazione: la sistemazione di piazza Diaz. E provo vera sofferenza.
Sia per lo spreco di denaro pubblico, un milione e mezzo di euro, comprendente anche alcuni lavori al teatro, ma destinato ovviamente a crescere, sia per il progetto in sé.

Rendering di Piazza Diaz

Ma possibile che, ogni volta che mettiamo mano a una piazza della città, dobbiamo riproporre lo stesso schema, all’insegna di vasti spazi sprecati e/o inutili orpelli? Non bastano gli insuccessi precedenti, per cambiare rotta?
Niente, evidentemente gli architetti consultati dal Comune hanno una sorta di stampino col progetto delineato, cambiando solo piccoli particolari.  Come al solito il rendering appare lusinghiero, anche se può piacere o meno, ma sappiamo bene quanto poi la realtà sia diversa.
Iniziamo dai lastricati. Se c’è un qualche spazio aperto va lastricato, o peggio asfaltato, quando mancano i denari.
Al massimo per fare figo e dare idea di ascesa, ci piazziamo dei gradinetti bassi, tanto che vuoi che sia una barrierina architettonica. Come nella piazza del Brandale. Ma se lì al limite l’insieme ha un senso, può propiziare mercatini o piccole manifestazioni, in piazza del teatro i gradini si potrebbero evitare.
Cosa abbiamo imparato? Gli spazi lastricati creano alienazione, diventano non luoghi degni di De Chirico, non si prestano alla vivibilità. Pazienza quando vanno a coprire parcheggi sotterranei, ma in altre posizioni andrebbero dosati meglio, togliendosi dalla testa questa idea che le distese aperte siano di per sé belle e necessarie.

I Crescent e il mattino

Non dopo aver visto il Crescent e lo spelacchiamento del Matitino, con le sue vetrine vuote e polverose, al massimo occupate da uffici. Oppure le aree antistanti il tribunale.
Ricordate il Di Tullio soprannominato “piastrello”, per piazza delle Nazioni? Allora la scelta di lastricare una parte degli spazi era stata giustificata per praticità e risparmio costi. Ma oltre a essere criticata dalla gente del quartiere, per l’appunto non ha contribuito alla vivibilità della zona.
Eppure si insiste.

Protesta contro l’assessore Di Tullio soprannominato Piastrello

Le fontane. Anche qui, se non ricevono la necessaria manutenzione diventano uno spreco malfunzionante o non funzionante del tutto. Vedi appunto quella dal tribunale.
Specie se appunto si vuole fare i fighi con le lamine d’acqua o robe simili. Vedremo cosa accadrà di quella prevista al Prolungamento. Lì rifare di sana pianta la vecchia fontana rendendola appena più moderna pareva brutto?
Le aiuole sospese nei cassoni con panchina. Oltre a somigliare inequivocabilmente a grosse compostiere, si prestano a diventare in poco tempo ricettacolo di erbacce e rifiuti.  Poi l’idea assurda che gli spazi presso qualcosa di bello debbano essere “valorizzati” infarcendoli di particolari e orpelli.

Restyling Piazza Diaz: una fontana scenica e una nuova area verde (da IVG)

No. Ciò che è bello si valorizza di per sé, va solo incorniciato rispettandolo. Le palme davanti a una facciata del Sangallo sono una bestialità, bastavano piante basse. Nell’unico punto dove occorreva un bello spazio vuoto, lo riempiamo. Fantastico.
Idem per piazza Diaz. La facciata del teatro è bella di per sé, va sottolineata e basta.
Pensare a un piccolo progetto verde creando delle quinte ad accompagnare la visuale, con aiuole laterali, siepi e fiori, rimuovendo l’asfalto, e risparmiando un bel po’ di soldi dei cittadini, senza gradini fontane e accrocchi, era chiedere troppo?
Ecco, qui appunto ci vorrebbe discontinuità amministrativa. O semplice buon senso.

Milena Debenedetti

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