LA CAPORETTO DEI MUNICIPI di Roberto Pecchioli (Marco Giacinto Pellifroni).

Propongo questa settimana questo articolo di Roberto Pecchioli, che ovviamente condivido, con mie osservazioni come NdR
Quando perdi in tutte le città più importanti, salvando in extremis solo la più piccola- Trieste- significa che hai perso per davvero. Non è colpa del destino cinico e baro e neppure degli elettori, a cui certi dirigenti politici di poco cervello sembrano attribuire la sconfitta. Il centrodestra ha preso una bella scoppola, ma nessuna sconfitta è stata tanto annunciata quanto la disfatta amministrativa di questi giorni. La questione non è nuova, esiste da quando il centrodestra si è costituito: le elezioni comunali sono non il tallone d’Achille, ma la Caporetto periodica di una coalizione che nel 2021, anno II del Covid, non esiste più. Un pezzo – quello centrista, liberale e di sistema – si è felicemente accasato nel governo Frankenstein del Gran Visir dei poteri forti. Un altro pezzo, la Lega, un giorno è governativa e l’altro minaccia sfracelli che non avverranno mai. La destra tiene botta, ma la sua opposizione è tenue, silente, invisibile. [Questo governo, dove il partito di maggioranza, il M5S, è evaporato nel Paese, si regge sul terrore dei grillini: 1) di non essere rieletti, quindi meglio far durare la pacchia a oltranza; 2) di perdere la pensione. Ecco, l’Italia è retta da un Parlamento che vive su questa doppia paura della sua maggioranza: perdere la greppia oggi e la pensione domani. NdR]

“L’Europa muore di consunzione, nichilismo e odio di sé. Agisce, nella nostra società, una sconcertante “volontà di impotenza”: è il tenace desiderio di farla finita con tremila anni di identità, di cultura e di retaggi. Un saggio per affermare che non tutti – nel crepuscolo dell’Occidente – vollero suicidarsi”

Siamo sinceri: si sono accorti, gli elettori delle grandi città, della presenza del centrodestra? I loro candidati hanno dato battaglia, enunciato un progetto di città? Per vincere la lotteria, bisogna almeno comprare il biglietto. Il centrodestra, ancora una volta, non lo ha fatto: candidature debolissime, frutto di accordi di vertice dell’ultima ora. Brave persone, seri professionisti, “civici”, moderatini con la giacca e la cravatta intonata. Sotto il vestito niente. Personalità sconosciute mandate allo sbaraglio contro ex ministri o amministratori di lungo corso. Gli elettori rimasti fedeli sono usciti dalla cabina elettorale sbadigliando. Quasi tutti gli aspiranti sindaci sono apparsi kamikaze in un gioco più grande di loro. Nessuno dei pezzi grossi del centrodestra ha voluto sporcarsi le mani candidandosi personalmente. E se per caso vincessi – devono aver pensato – c’è da lavorare tutti i giorni, risolvere problemi concreti sotto lo sguardo di tutti. E’ dura, meglio una comoda tribuna televisiva da cui pontificare.

“La polizia della Lamorgese– imbelle contro clandestini, delinquenti, rave party e provocatori noti da decenni – picchia selvaggiamente i lavoratori a Trieste e altrove”, passando dagli idranti ai lacrimogeni. [VEDI]

Non hanno tentato neppure per un attimo di entrare nel merito dei veri problemi della gente. Trecentoventimila partite Iva perdute dall’inizio della pandemia, posti di lavoro svaniti, la crisi energetica che rende sempre più pesanti la bollette. Silenzio sul tema della sicurezza, dell’immigrazione incontrollata, argomenti che nelle grandi città pesano, eccome.Soprattutto, nessun tentativo di interloquire, quanto meno comprendere le ragioni dell’opposizione sociale che si è cristallizzata attorno all’obbligo del pass verde. Sarebbe bastata una ricognizione sui siti d’area per capire l’aria che tira nella destra che pensa, allarmata per la perdita di libertà, la manipolazione della paura, il regime di soffocante sorveglianza poliziesca e digitale. Di partecipare alle manifestazioni – anche solo per guardare la gente in faccia –nemmeno a parlarne: eppure ci sono volti amici e si leva un grido di libertà. Non dovrebbe essere una bandiera della destra? Libertà concrete, tangibili, non quelle di Confindustria e della borghesia grassa che sguazza nella democrazia sospesa in mano a Draghi, l’uomo che ha svenduto l’Italia sul panfilo Britannia e sta terminando lo sporco lavoro

Per non dimenticare. Questo panfilo della regina Elisabetta ha ospitato, tra gli altri, l’attuale premier Mario Draghi per programmare la privatizzazione dell’Italia secondo rigidi principi neoliberisti. Chi asseconda i piani dei poteri transnazionali viene miracolato con folgoranti carriere: da Ciampi a Napolitano, da Prodi a Draghi, che può orgogliosamente dire IO C’ERO, E CI SONO ANCORA OGGI. Eletto? No, cooptato

Vota solo chi ha interesse – l’esercito di chi si aspetta qualcosa dal potere- e le curve delle opposte tifoserie. Inutile lamentarsi se quella avversaria è più fidelizzata e digerisce qualunque faccia, purché anti destra. E’ risaputo da decenni e le terapie sono programmi chiari, facce pulite, parole nette.
Grottesca è la spiegazione delle urne vuote da parte di politici e pennivendoli di sistema: è un fenomeno tipico delle democrazie avanzate. Quanto sia avanzata una democrazia senza elettori non è dato sapere.  Piuttosto, è evidente che se la competizione è tra gruppi dirigenti ansiosi solo di potere, il disinteresse e il disprezzo popolare determinano urne vuote.  [E le culle vuote? Frutto delle politiche neoliberiste, che offrono solo posti precari e sottopagati, o peggio disoccupazione, impedendo alle giovani coppie di programmare un futuro, una casa, dei figli. NdR] Nella palude maleodorante vince il sistema, padrone della “narrazione” televisiva e giornalistica, il cui nemico è chiunque si opponga alla status quo. A che serve- se non alle carriere di colonnelli, sergenti e famigli- una destra che nega, rinnega, nasconde i suoi principi e rappresenta una variante del medesimo pensiero unico?  Destra e sinistra stabilizzano il sistema, da provvisori, intercambiabili amministratori delegati della minuscola fetta di potere che le oligarchie internazionali ed europee consentono ai sedicenti rappresentanti del popolo.

“Grottesca è la spiegazione delle urne vuote da parte di politici e pennivendoli di sistema: è un fenomeno tipico delle democrazie avanzate. Quanto sia avanzata una democrazia senza elettori non è dato sapere. Piuttosto, è evidente che se la competizione è tra gruppi dirigenti ansiosi solo di potere, il disinteresse e il disprezzo popolare determinano urne vuote”

La soluzione è oltrepassare lo schema ammuffito destra –sinistra e proporre senza paura progetti, programmi e valori. Benvenuto a chi ci sta, tanti saluti agli altri. Se essere di destra fosse – come pensavamo tanti anni fa – il modo migliore di essere altrove ed altrimenti, allora basta coalizioni spurie, basta accordi al ribasso, basta fare la ruota di scorta del liberismo egoista e antisociale, indifferente a tutto ciò che non sia misurabile in denaro. La destra “morale” senza rappresentanza – che non ha bisogno di chiamarsi così perché è da tempo “oltre” – si metta, come Ulisse, per l’alto mare aperto.
Se invece è solo l’altra faccia della luna, se la tengano la loro destrina perdente, lamentosa e moderata. Si lecchino le ferite e corrano con lena ancora maggiore verso il centro e la porzioncina di potere concessa dai “superiori”. Si può essere moderatamente onesti, credere moderatamente nei propri principi, lottare moderatamente per la libertà?
Roberto PECCHIOLI
[Liberamente estratto da Marco G. Pellifroni da Blondet & Friends del 20 ottobre 2021: https://www.maurizioblondet.it/la-caporetto-dei-municipi/?utm_medium=push&utm_source=onesignal&utm_campaign=push_friends]

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