IL SOGNO DI UNA GRANDE EUROPA CROLLATO IN PIAZZA MAIDAN

La storia importante la costruiscono i grandi personaggi, mentre le disfatte le costruiscono i piccoli.

Putin, Berlusconi, Bush

Nella storia recente — intendo negli ultimi cinquant’anni — di grandi personaggi non ne abbiamo visti molti. Tuttavia, devo dire che quei pochi che hanno lasciato un’impronta sono stati quasi tutti esponenti della destra liberale, come Ronald Reagan, Margaret Thatcher, Helmut Kohl e il nostro Silvio Berlusconi.

Charles de Gaulle

Il generale Charles De Gaulle, altro grande uomo della destra conservatrice, nel 1947, uscendo dall’Eliseo mentre la folla gridava “Mort aux imbéciles!”, pare rispose: “Vaste programme.”
In effetti, nella politica vi sono molti imbecilli; d’altronde, se sopravvivono in politica, è perché qualcuno li ha votati. Da ciò si deduce che chi li ha votati appartiene probabilmente alla stessa categoria.

Ho lasciato per ultimo il generale De Gaulle perché, probabilmente, a mio parer, è stato il più grande politico della nuova Europa post bellica — non solo per la sua altezza fisica, ma per aver avuto, già a quel tempo, una visione, o forse il sogno, di una grande Europa.
Una Grande Europa dall’Atlantico al Pacifico, capace di competere sia con gli Stati Uniti sia con i nuovi Paesi emergenti dell’allora Terzo Mondo.

Molti anni dopo, caduto il Muro di Berlino, sciolto il Patto di Varsavia e ristabiliti i rapporti pacifici con la nuova Federazione Russa, un altro grande uomo politico — Silvio Berlusconi — comprese che, di fronte a Paesi emergenti che sviluppavano rapidamente le loro economie e relegavano la vecchia e statica Europa in secondo piano, era giunto il momento di riprendere la visione di De Gaulle: quella di una grande Europa cristiana e federale, che comprendesse anche il vasto territorio russo, ricco di immense risorse energetiche e affacciato sull’Oceano Pacifico — ormai divenuto il centro strategico dei futuri scenari economici e politici mondiali.

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L’occasione per realizzare questo grande progetto fu data da un altro grande uomo, Ronald Reagan, il quale contribuì in modo decisivo alla caduta del comunismo nell’Unione Sovietica, con la conseguente dissoluzione del Patto di Varsavia e l’avvicinamento dei Paesi ex comunisti dell’Europa orientale all’influenza occidentale.

La crescita del pericolo islamista, culminata con l’attentato alle Torri Gemelle, e la fine del comunismo sovietico fecero sì che il grande disegno di un’Europa dall’Atlantico al Pacifico potesse davvero essere concepito. Silvio Berlusconi, grazie ai suoi buoni rapporti con George Bush e Vladimir Putin, iniziò a tessere la sua coraggiosa tela — non senza le solite ironie della spocchiosa sinistra italiana e le opposizioni della coppia Sarkozy-Merkel nella “casa comune” europea.

Il 28 maggio 2002, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ignorando le critiche, invitò il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, a un vertice della NATO. In quell’occasione pose le basi per un futuro progetto ambizioso che solo un uomo dotato di intuito e coraggio come lui avrebbe potuto intraprendere: l’idea di agganciare la nuova Federazione Russa alla casa europea.

Tuttavia, con l’arrivo alla Casa Bianca di un Presidente democratico, il già arduo progetto purtroppo abortì. Le guerre intraprese dal nuovo presidente degli Stati Uniti — il premio Nobel per la pace Barack Obama — in Nord Africa e Medio Oriente, con la complicità di Francia e Gran Bretagna e il colpo di Stato in Ucraina del 2014, sostenuto da Washington e appoggiato da Berlino, Parigi e Londra, posero fine ai buoni propositi precedenti, riportandoci di fatto alla Guerra Fredda.

A Piazza Maidan, dopo scontri violenti che causarono decine di vittime, fomentati da agenti stranieri — tra cui la presenza attiva di Victoria Nuland, del Foreign Office USA (famosa per la frase “Fuck UE”) — e da interessi personali di figure americane come Hunter Biden, figlio dell’allora vicepresidente Joe Biden, e del solito George Soros, venne deposto con la forza il presidente Viktor Janukovyč. Fu l’inizio della risposta della Federazione Russa, che, temendo di avere la Nato ai suoi confini, avrebbe condotto alla guerra, con le conseguenze che oggi sono sotto gli occhi di tutti:

Piazza Maidan

Oggi, i numeri parlano chiaro: per l’Ucraina, la UE ha già speso oltre 160 miliardi di euro  (di cui il 73% per armi acquistate dagli USA), dei quali 8,7 miliardi donati dall’Italia, i costi energetici quadruplicati, le economie europee in crisi, la disoccupazione in crescita, oltre a una inflazione galoppante, con conseguente perdita di potere di acquisto da parte di tutti gli europei, non solo degli italiani.

Perfino la “locomotiva” tedesca rallenta, mentre il welfare europeo vacilla, e la Von der Lyen, spinta dalle potenti lobbies, che annidano impudentemente a Bruxelles, progetta di far spendere 600/800 miliardi di euro per acquistare armi ……..naturalmente dagli Stati Uniti.

De Gaulle, Berlusconi

Il sogno di De Gaulle e Berlusconi — quello di una grande Europa libera e autonoma — è crollato sotto i colpi dei piccoli uomini della politica.

A Piazza Maidan non è morta solo un’idea di governo: è morta la visione di un continente capace di camminare da solo.

Silvio Rossi (libero Pensatore)

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