L’ OSPEDALE DI ALBENGA E’ FRUTTO DI UN AMPLESSO?

L’ OSPEDALE DI ALBENGA
E’ FRUTTO DI UN AMPLESSO?
PROVA AD INDOVINARE
L’autore dell’articolo ha usato nomi di fantasia. Proviamo  a fare un giochino: scriveteci i nomi dei reali protagonisti. Vediamo chi indovina

 L’ OSPEDALE DI ALBENGA E’ FRUTTO DI UN AMPLESSO?

 

La storia recente dell’ospedale di Albenga inizia con susseguirsi di intrighi,  incontri sotto traccia e summit segreti organizzati in ordine sparso in tutta la Provincia a cui partecipano indistintamente le forze politiche più rappresentative dei due schieramenti.

Gli interessi sul nuovo ospedale e il suo destino non coinvolgono solo i “poteri forti ”ingauni” ma  e soprattutto quelli che arrivano dal Capoluogo.

Ad Albenga i due attori principali sono Don Rodrigo e la Monaca di Monza.

Il primo impegnato a barattare il suo futuro politico con gli interessi di un potente Signore “ L’Innominato” la seconda pronta a garantire una pensione dorata al famigliare più idoneo per un incarico sanitario , incarico ovviamente nell’ala privata del nuovo assetto del Santa Misericordia.

Poi però come dice il proverbio“ il diavolo fa le pentole e non i coperchi” e allora gli accordi dei furbetti e dei bulletti della politica magicamente trapelano e allora il “popolo” si incazza si indigna e vuole chiarezza sul futuro dell’ospedale e su come verrà impiegata la nuova struttura costruita con i “soldi dei contribuenti” ( in altri momenti lo sperpero di denaro pubblico appariva meno evidente, ma in periodi di ristrettezze e di sacrifici i contribuenti sono più attenti).

Allora Don Rodrigo da una parte e la Monaca dall’altra organizzano gli schieramenti e partecipano, da infiltrati, alle “ processioni” e alle manifestazioni organizzate dagli ignari cittadini per “salvare l’ospedale di Albenga”.

E si mettono pure in prima fila seguiti da i soliti “bravi”,  lacche e pasdaran.

Ma poi la gente dimentica e l’ospedale viene “spolpato” per far spazio all’imprenditoria privata.

 

Foto da rsvn

E qui rientra sul palcoscenico L’Innominato Signore di Cosseria che prende possesso di due piani della struttura con annesse sale operatorie, arredi ospedalieri e tutto ciò che serve per dar vita ad un centro ortopedico di eccellenza, il tutto condito e supportato da un contributo pubblico di circa € 900.000,00 perché gratuitamente L’Innominato  non fa nulla.

Intanto all’Ospedale viene tolto il Ponto Soccorso, sostituito da un più “economico”  Pronto Intervento, i reparti di medicina e chirurgia vengono ridotti e depotenzializzati a favore della Signoria vicina (il baronato di Santa Corona) e ora si sta meditando di trasferire l’unico reparto che funziona bene, oculistica, a Cairo per dare un senso a quell’ospedale e perché la Val Bormida resta da sempre nei favori dei Signori della Repubblica Marinara di San Giorgio e di Savona.

Recentemente il potentissimo Governatore Gonzalo Fernandez de Genoa viene a far visita ai sudditi del Ponente, e si reca, accompagnato dai vari personaggi  delegati al Governo del territorio, Don Rodrigo, il Conte Attilio-Federico, il Griso, la Monaca di Monza, Don Abbondio accompagnati dai vari personaggi di seconda fascia: Bortolo e Gervasio, la Perpetua, all’ospedale Santa Maria Misericordia di Albenga, per sincerarsi che tutto sia disposto in modo giusto (come da sua volontà).

Striglia il suo vassallo Don Rodrigo, perché non è stato in grado di spiegare alla cittadinanza con convinzione le strategie sanitarie del suo alter ego Silvano Ferrer e col il solito fare cardinalizio benedice l’operazione e il futuro della sanità nel ponente del “suo Governatorato”.

Foto da IVG

E allora tutti i “personaggi minori” di questa storia a garantirsi un ruolo di primo piano prima che cali il sipario.

Don Rodrigo urla, si sbraccia e attribuisce a se stesso la paternità dell’operazione, la Monaca di Monza, che non vuol essere da meno “si fa in quattro” per garantirsi la maternità del grande disegno.

Ma allora l’attuale situazione dell’Ospedale di Albenga potrebbe essere il frutto di un amplesso dei due “contendenti-amanti”?

Magari annebbiati dalle promesse e dagli incarichi politici, inconsciamente colti dalle fragranze di una notte di mezza estate, hanno consumato e partorito insieme il capostipite di questa nuova razza cioè “l’ospedale pubblico gestito da privati”.

Un ospedale costruito e “arredato” da soldi pubblici e dato in gestione a “soggetti” privati  (gratuitamente è chiaro, perché la Sanità costa e non fa guadagnare……………forse) con la supervisione dei managers pubblici, perché è evidente, quest’ultimi non spariscono mai.

Il primo atto per ora  è finito, ogni personaggio nei limiti del suo mandato si è ritagliato la sua fetta di torta e il “popolo sovrano” intanto paga e soffre la carestia………

Nella speranza che non arrivi la peste, come nel romanzo manzoniano, i popolani farebbero il loro interesse se aprissero gli occhi, si stappassero le orecchie e riuscissero a “ riprendersi” l’amministrazione della “Cosa Pubblica” non delegandola più a personaggi da “romanzo” che non posseggono vocabolari con le parole:

  • Onestà
  • Serietà
  • Coerenza
  • Altruismo
  • Capacità

 

 

Tratto da un capitolo del Romanzo “ Gli amanti di quel braccio di costa ligure….fatti e misfatti” scritto da Marco Franco

 

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