Ist, il calvario della chemioterapia

   Ist, il calvario della chemioterapia
«Dolore, frustrazione e umiliazione. E’ quella che ha provato ieri mia moglie, costretta ad aspettare quasi tre ore su una poltrona l’ arrivo dei farmaci antiblastici».

Ist, il calvario della chemioterapia

«DOLORE, frustrazione e umiliazione. E’ quella che ha provato ieri mia moglie, costretta ad aspettare quasi tre ore su una poltrona l’ arrivo dei farmaci antiblastici». Bruno racconta con rabbia e angoscia il calvario, sopportato mercoledì mattina all’ Ist da sua moglie Silvia, una donna di 57 anni, costretta da un tumore osseo a sottoporsi a cicli di chemio. Terapia che, se in passato era comunque lunga e faticosa, oggi, dopo la fusione Ist -San Martino costringe a mortificanti attese i pazienti.

Non accampa scuse Paolo Pronzato, primario della struttura complessa di Oncologia medica che, a Repubblica, spiega: «E’ vero, dipende dal carico di lavoro dell’ Ufa Unità Farmaci Antiblastici – e dalle nuove procedure decise dopo la fusione, comunque stiamo facendo tutto il possibile per metterci a regime e ce ne scusiamo, per la sofferenza aggiuntiva sopportata dei nostri pazienti». Bruno accetta di ripercorrere le tappe di una giornata da dimenticare. «Dalle 9 alle 15,30 con un’ infinità di tempi morti – spiega -. Siamo arrivati alle nove del mattino e dopo le analisi del sangue, la visita e il cosiddetto prelavaggio, tutti passaggi comunque faticosi, siamo arrivati alle 10,45 in un’ altra sala dove viene praticato il ciclo. Solo che il farmaco anti-tumorale deve arrivare dalla farmacia interna. Prima l’ Ist ne aveva una e il San Martino un’ altra, ora credo ce ne sia soltanto una. Non so se dipenda da questo, ma di sicuro ci è stato detto che i ritardi erano dovuti all’ indisponibilità dei farmaci. Solo alle 13.30 sono arrivati, per mia moglie così come per tutti gli altri pazienti, anche molti anziani per i quali la sofferenza è stata anche maggiore. Gli infermieri sono molto disponibili e gentili ma queste attese sono inumane. E purtroppo il loro inizio ha coinciso con l’ accorpamento tra Ist e San Martino». Il primario Paolo Pronzato conosce il problema e lo affronta senza ipocrisie: «La farmacia dell’ Istè diventata l’ unica Ufa, ovvero l’ Unità Farmaci Antiblastici, dove si preparano gli anti tumorali – spiega l’ oncologo -. Prima di tutto voglio sottolineare che la preparazione di questi farmaci deve avvenire nella massima sicurezza a garanzia e tutela dei malati. Non si possono commettere errori. Quanto alle attese è vero, purtroppo è un problema che si è manifestato dall’ inizio di settembre e al quale stiamo cercando di rimediare. Dipende da due fattori. La fusione ha concentrato su una sola farmacia la preparazione di circa 200 cicli di chemio quotidiani. Le nuove procedure introdotte, poi, comportano, come ogni volta in cui capita a prescindere dal settore, una fase di rodaggio e di conoscenza dei nuovi meccanismi». La soppressione di una Unità Antiblastici non può aver comportato un rallentamento? «In effetti sì – risponde Pronzato – ed è per questo che i responsabili hanno chiesto di avere altri infermieri per l’ Ufa, in modo da velocizzare i ritmi. Ripeto, però, che la preparazione deve avvenire nella massima sicurezza, pure a scapito dei tempi, anche se ritengo che questa situazione non si protrarrà più a lungo». Pronzato respinge poi il dubbio circolato tra alcuni pazienti che con la fusione i malati non vengano più seguiti dagli stessi medici. «Questo assolutamente no spiega – esiste sempre la figura del medico che ha la presa in carico del paziente e lo segue, anche se durante i cicli può essere un altro dottore, a seconda dei turni, a fare le visite di routine».

MARCO PREVE

 da La Repubblica

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