inquinamento

Drammatica la situazione ambientale della provincia di Savona.
 Vogliamo davvero un mondo nuovo?

Drammatica la situazione ambientale della provincia di Savona.
 Vogliamo davvero un mondo nuovo?

Nella nostra piccola provincia i sussurri sulla preoccupante situazione ambientale si alzano sempre più. L’ampliamento della centrale di Vado L. e la costruzione della discussa piattaforma, incredibilmente insistente sempre sullo stesso territorio, sono le ultime preoccupazioni.

Sono l’eco di antichi dibattiti i cui temi erano la Ferrania, la Stoppani, le acciaierie di Cornigliano; solo per ricordare alcuni problemi.

Quello che sui banchi di scuola ci è stato inculcato come “miracolo”, il famoso triangolo Ge-Mi-To che è stato il motore dell’industria Italia, dopo sessant’anni inizia a dare i suoi frutti secondari. Come un  qualsiasi farmaco portentoso, dopo averci salvato da un’insidiosa malattia, abbiamo a che fare con quelle che parevano, a inizio cura, accettabili controindicazioni.

Oggi che abbiamo tutti l’auto a disposizione per percorrere pochi chilometri, l’acqua e la luce elettrica, oggi che basta schiacciare un pulsante per riscaldare, oggi come consumatori consapevoli non siamo più disposti a pagare il prezzo di quelle comodità; ma il vero guaio è che forse non siamo neppure pronti a scelte responsabili di rinuncia a quelle comodità che ci appaiono come il vero indicatore del nostro benessere.

Per scegliere con determinazione la strada da intraprendere basterebbe chiedersi se la nostra florida situazione economica (benessere) può essere sinonimo di prospero stato di salute? (benessere).

Da un’attenta lettura di dati medico-scientifici parrebbe proprio che benessere economico e salute non possano essere sinonimi.

La risposta arriva da studi riconosciuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che dimostrano come l’inquinamento sia la causa maggiore della proliferazione del cancro e che  in questi ultimi anni il cancro sia divenuto la maggiore causa di mortalità dei paesi industrializzati. I rapporti dell’OMS  non sono certo teorie opinabili.

Ricordando il costo economico e sociale che questa tremenda malattia possiamo davvero chiederci che senso ha lo sviluppo di una società che si stà avviando verso l’autodistruzione.

Considerando che viviamo in un paese dove il costo sanitario viene definito razionalizzabile, ben sapendo che questo significa privatizzare e di fatto, rendere la salute un lusso inaccessibile alla maggioranza degli Italiani c’è da chiedersi se davvero valga la pena di sostenere, con le nostre scelte quotidiane, una società come la nostra.

Il recente rapporto del Worldwatch Istitute, uno dei più importanti istituti di ricerca ambientale degli Stati Uniti, pone l’attenzione su quanto sia iniquo il nostro attuale sistema di vita basato su enormi e inaccettabili disuguaglianza tra paesi ricchi e paesi poveri.

Ma, anche volendo del tutto egoisticamente ignorare il problema etico possiamo davvero continuare a fare con leggerezze scelte di vita così deleterie per la salute nostra e dei nostri figli?

Possiamo davvero illuderci che la nostra felicità derivi dal cellulare che abbiamo in tasca, dai chilometri percorsi con la nostra auto o dalle ore che i nostri figli passano in rete?

L’assioma “consuma e sarai felice” su cui si basa la nostra società è ancora valido?

Ma, al di là di tutto, a quanto siamo disposti a rinunciare per avere davvero una vita migliore?

 “Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.

Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.  

Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.

Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi.

Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.

Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.

   Robert Kennedy Il 18 Marzo del 1968, presso l’università del Kansas

 CRISTINA RICCI 

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