Inedita copia autentica di Tobias Verhaecht pittore fiammingo-veneto

Tobias Verhaecht, “Maddalena penitente in preghiera” Olio su rame cm15x11

Tobia Verhaecht nacque e morì ad Anversa (1561 1631) figlio del pittore quasi sconosciuto William Van Haecht, in giovane età intraprese il classico viaggio in Italia.
E’ infatti documentato a Roma e a Firenze, dove dipinse per il granduca Ferdinando I di Toscana. Nel 1590 era certamente è già ritornato da Anversa poiché risulta registrato come maestro della locale Gilda di San Luca.
Con Marten De Vos collaborò nel 1594 alle decorazioni trionfali per l’entrata dell’arciduca Ernesto D’Austria come governatore dei Paesi Bassi.
La specializzazione di pittore paesaggista con preferenza per le vedute di zone montane, legate alla tradizione di Pieter Bruegel il Vecchio, lo avvicina vicino a Joos De Momper, ma il suo stile è più aspro e arcaico.
Le dotazioni delle sue opere sono comprese tra il 1598 e il 1623.
Tra i suoi allievi fu per breve tempo, verso il 1591, anche Rubens.
E’ noto che lavorò in collaborazione con Jean Bruegel il Vecchio e Frans Franken II.
Uno dei temi iconografici favoriti dai pittori fiamminghi del XVI e XVII secolo era la rappresentazione di santi eremiti e anacoreti in atteggiamento di penitenza.

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Ciò permetteva da una parte di raffigurare l’austera religiosità tipica della sensibilità nordica dall’altra di inserire l’episodio religioso in un paesaggio, anche questa espressione peculiare dei fiamminghi (vedi l’azzurra e gelida prospettiva del cielo),
Il bellissimo dipinto in oggetto si inserisce in questa tradizione, copia autografata dell’autore del dipinto presente a Brescia nei Musei Civici, inventario numero 164, che come abitudine gli autori riproducevano per speculazione economica. La Maddalena è colta in atteggiamento di devota preghiera all’interno di un anfratto roccioso isolato in un paesaggio composto di montagne e profondi dirupi. Tutta la pittura è molto fine, il paesaggio di fondo è realizzato mediante sottili velature, i colori sono preziosi e smaltati.
Anche i piccoli particolari non vengono trascurati: il cervo tra le montagne, un piccolo rettile ai piedi dell’assunta è una lumachina sulla sinistra sono resi con la precisione tutta nordica. Quest’opera è sempre stata considerata opera di un maestro fiammingo della fine del XVI secolo e di recente Passamani l’ha riferita all’ambito del Brill ma anche se l’artista anversese, come del resto molti suoi compatrioti, ha trattato simili soggetti, le sue composizioni concedono un respiro più ampio al paesaggio e soprattutto alla vegetazione, secondo i moduli introdotti nella scuola di Frankenthal.
Analoghe soluzioni paesaggistiche si ritrovano nelle condizioni di Tobias Verhaecht, profondamente attratto, come Pieter il Brueghel il Vecchio, dalle pungenti asprezze dei paesaggi montuosi che riproponeva i suoi dipinti e disegni con un segno arcaicizzante.
Proprio un disegno della collezione Lug conservato nell’istituto Neerlandese a Parigi (Bonn 1980 1981) presenta la medesima ambientazione: una caverna rocciola inserita tra le cime montuose.
A rafforzare l’ipotesi attributiva al Verhaecht concorrono altri due dipinti dell’artista, il paesaggio alpestre della Galleria R. Fink di Bruxelles (Thiery 1987) e l’avventura di caccia dell’imperatore Massimiliano I, del Musee des Beaux-Arts di Bruxelles, firmato con il monogramma e datato 1612. Nonostante la dimensione e la vastità del paesaggio siano molto diverse, è individuabile la stessa tecnica sistematica usata per definire i profili aguzzi nelle montagne e la medesima vegetazione composta di larici e da piccoli alberi o robusti dalle fronde piatte.  Solitamente il pittore si avvaleva di collaboratori quale Frans Franken II e Jan Bruegel I, per la realizzazione delle figure, ma molto probabilmente non in questo caso, vista la timidezza di esecuzione il formato molto piccolo.  Fu
Barbero Bruno scoprire questa coppia in un’asta genovese al mercato antiquariale

 Biografia: “Arte  fiamminga e olandese del seicento nella Repubblica Veneta

Renato Giusto



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