In treno tra Albenga -Genova

Una mattina in uno scompartimento
 del regionale Albenga Genova…

Una mattina in uno scompartimento del regionale Albenga Genova…

….Simplecol guardava fuori dal finestrino; di fronte a lui sedeva Doubtful. Il treno stava attraversando Vado Ligure.

Simplecol: che presenza terribile quella centrale! Come sarebbe meglio una pala eolica al suo posto!

Doubtful: lei ha ragione, siamo di fronte al quarto produttore di anidride carbonica italiano, ed hanno ragione quelli che abitano qui; però una pala sola servirebbe a poco; ce ne vorrebbero circa 4000 delle più grandi per fare la stessa energia; ce ne vorrebbe una ogni 80 metri per tutto il crinale dalla Francia a La Spezia.

S. Così tante?!

D. Sì però da sole non bastano; poiché le centrali eoliche producono solo quando c’è vento e quindi poche ore all’anno, circa 1500, l’energia andrebbe immagazzinata e quindi ci vorrebbero anche 4 centrali idroelettriche come il Chiotas, nel massiccio dell’Argentera, che di giorno produce energia elettrica con l’acqua che pompa su di notte utilizzando l’energia delle centrali nucleari francesi, e ci vorrebbe anche una serie di elettrodotti 4 volte più potenti di quelli esistenti.

S. Sì però ho visto dei parchi di carbone, questa centrale inquinerà di certo.

D. Non c’è dubbio, più di metà di questa centrale ha oltre 40 anni e produce con una tecnologia ormai superata: per ogni kWh che produce emette il 30% di CO2 più di quella che sarebbe possibile con le tecnologie di oggi, sempre usando il carbone. Se poi usasse il metano ne produrrebbe due terzi di meno.

S. e perché non la sostituiscono?

D. perché guadagnano di più a far funzionare una vecchia centrale a carbone ormai ammortizzata piuttosto che sostituirla con una nuova da finanziare. E’ lo stato che non dovrebbe permetterglielo: producendo con la tecnologia che usano tutti gli altri produttori guadagnerebbero lo stesso, di meno, ma sempre bene.

E pensi che di quei due terzi di energia che si spreca, una metà va nei fumi, e pazienza, ma l’altra metà si butta in mare mentre intorno c’è una città che si scalda con calderine, spesso molto inquinanti, mentre in stati più attenti il calore residuo delle centrali si usa per scaldare edifici e serre.

S. Ma mi sembrava che lo stato fosse molto sensibile alla difesa dell’ambiente, viaggio molto e vedo pale eoliche su tutte le colline e pannelli fotovoltaici su moltissimi tetti.

D. Ho paura di doverla deludere, lo stimolo iniziale era giusto ma quando si danno incentivi è poi molto difficile mantenere il controllo; oggi quelle pale producono più carta che energia vera e ci sono visioni paesaggistiche che erano pregiate ed oggi sono penalizzate. Però è vero, non ha senso incentivare le rinnovabili e consentire a vecchie centrali inquinanti di continuare a produrre oltre il loro ciclo di vita tecnologico.

S. Ho visto in Puglia un mare di campi coperto di pannelli fotovoltaici; devo dire che è orribile vedere campi neri al posto dei bellissimi oliveti che avevo sempre visto prima.

D. Caro signore, lei ha ragione: c’è un mare di tetti, industriali e di edifici pubblici che potrebbero, ben più appropriatamente, essere utilizzati, però l’incentivo è dato ai privati per cui gli edifici pubblici, che sono i più adatti perché di grande dimensione (pensi alle scuole, agli ospedali, agli stadi, alle università, alle autostrade e ferrovie) sono dotati di pannelli molto raramente.

S. Comunque se qualcuno produce un po’ di energia elettrica fa bene.

 

D. Certo ma ricordiamoci che l’incentivo non lo paga lo stato ma il consumatore: è un’altra tassa e non so se paga energia vera o fasulla.

S. Ma lo stato, comunque, dimostra di avere sensibilità sull’argomento.

D. Però dà un’idea di confusione; si parla tanto di efficienza energetica ma trasportare la merce in nave ha un costo energetico pari a un quarto di quello che si spende trasportando in camion e quindi si dovrebbe incentivare il trasporto con nave… ed invece vogliono fare il ponte di Messina con il risultato di spostare volumi di trasporto dalla nave al camion!

S. Guardi quei palazzi di vetro e acciaio; quelli sì che sono dei pozzi di consumo!!

D. Se sono recentissimi il loro consumo dovrebbe essere molto basso, se rispettano le leggi che hanno fatto Prodi e Berlusconi (e se qualcuno controlla); il guaio da noi sono piuttosto i palazzi degli anni ‘50-’70: quelli sì che hanno consumi elevati!! Pensi che con il meccanismo delle detrazioni fiscali (quelle del 55%) con 250.000 interventi, quindi meno dell’1% del patrimonio edilizio italiano, si è risparmiata l’energia equivalente a quella prodotta dalla centrale di Genova!!

S. Ma allora è meglio mettere i soldi nell’isolamento che nella produzione di altre energie!

D. Quando ha un innaffiatoio che perde, cerca di aumentare il getto di acqua per riempirla o di tappare il buco? Solo che gli incentivi, anche in questo caso riguardano i privati mentre il grosso dello spreco è nel pubblico. A Savona in municipio d’inverno riscaldano a manetta ma tengono i finestroni dei bagni spalancati. Qui c’è tantissimo da fare: a Merano ho visitato una villetta e in cui si scaldano con 100 euro l’anno e Merano non è Alassio.

S. Guardi quel gruppo di casette, non è brutto ma quelle macchie nere sui tetti stanno proprio male. Sono appiccicate sopra con una forma che non è coerente con quella del tetto.

D. Il sistema di incentivazione premia l’inserimento dei pannelli con soluzioni architettoniche più appropriate (pannelli integrati); penso che i comuni più belli e sensibili dovrebbero vincolare il permesso solo ai pannelli integrati in cui il pannello entra a far parte della struttura, con un disegno ed un collegamento appropriato. Io li consentirei solo se coprono l’intera falda ed assolutamente non per terra.

S. Non so se lei mi stia chiarendo le idee o se me le stia complicando ma mi sembra ragionevole quello che dice.

D. (ridendo) Guardi non c’è niente che non si possa capire se si studia l’argomento ma non c’è niente che si capisca se non lo si studia, ma non siamo più abituati a studiare e ci schieriamo per simpatia o per etichetta.

S. Già, è vero; devo scendere ma non so bene cosa devo fare.

D. Lei può fare molte cose: prima di tutto risparmiare energia, ad esempio seguendo le indicazioni che trova sul sito dell’ENEA, poi può votare per quei candidati consiglieri comunali e provinciali che dimostrano serietà, sensibilità e competenza per questi temi, può aderire ad Italia Nostra per sostenere insieme ad altri questa attenzione al problema, e poi, mi dica, abita in casa singola o in condominio?

S. Abito in un condominio.

D. Allora può fare molto: può richiedere che sia fatta una diagnosi energetica seria del suo condominio e poi, se ne emergesse l’opportunità, richiedere gli interventi più appropriati quali cappottatura delle facciate, isolamento del tetto, nuovi infissi, sostituzione della caldaia con una a condensazione, inserimento di valvole termostatiche sui radiatori, contabilizzazione del calore ecc.

S. Veramente il tetto lo abbiamo appena fatto ma io mi sono opposto all’isolamento perché non voglio spendere soldi per fare stare meglio quei maleducati dell’ultimo piano; ma la saluto e tra quarant’anni, quando rifaremo il tetto, forse ci ripenso

D. Addio

Il treno ripartì ma il volto di D. aveva una piega amara. 

Nello stesso scompartimento una ragazza, Positink, aveva ascoltato la conversazione tacendo e volle intervenire:

P. Ho capito cosa devo fare come condomino e come cittadino, ma come popolo cosa dovremmo fare? Ma mi faccia esempi concreti, riconoscibili.

D. (rischiarandosi) Come popolo dovremmo fare alcune cose prioritarie: Una grande discussione organizzata che porti ad un Piano Energetico chiaro per tutti, non contraddittorio e con scelte che, anche se non condivise da tutti, possano comunque essere analizzate per quello che sono realmente e con la possibilità di verificare i risultati realmente conseguiti, l’ultimo fu fatto negli anni ’80 (ammetto che non servì a molto) ed è ora che se faccia uno nuovo. Se poi vuole la mia opinione su linee di intervento che possano diventare facilmente concrete dobbiamo, ovunque, utilizzare le tecnologie più efficienti; in particolare dobbiamo sostituire le 37 centrali termoelettriche che hanno più di 40 anni e sono tecnologicamente obsolete come quella che abbiamo visto prima a Vado..

Poi in tutti gli ospedali (sono più di 500 in Italia) ed in tutti quegli edifici pubblici che hanno bisogno di raffrescamento e riscaldamento per tutto l’anno, mettere delle centrali di cogenerazione che diano elettricità e climatizzazione. Poi c’è il teleriscaldamento che a me sembra un obbligo morale oltre che economico.

P. e poi?

D. Una revisione a tappeto dello stato energetico degli edifici pubblici con un cospicuo fondo per investire; credo che sarebbe l’intervento più efficace e rapido ma questo si può fare se si tagliano fuori gli Energy manager nominati dai partiti per dare gettoni ai propri amici. E poi una revisione di tutti gli impianti idroelettrici: sono convinto che i grandi miglioramenti tecnologici degli ultimi anni (materiali, precisione delle lavorazioni meccaniche, tecnologia a bulbo, controlli elettronici remoti e poco costosi ecc.) potrebbe raddoppiare la produzione degli impianti esistenti e quindi essere più utile di tutto l’eolico che sta impestando l’Italia.

P. Mi aspettavo qualcosa sul nucleare

D. Seguirei il principio di non consegnare alle generazioni future problemi che non abbiamo saputo risolvere e che non sappiamo se loro saranno in grado di risolverli. C’è però un punto a favore del nucleare di cui dovremmo tenere conto: l’Italia è l’unico paese al mondo che ha una forte quota di importazione di energia elettrica (circa il 5%) il che, oltre ad essere una perdita di posti di lavoro, è un rischio pesante per la nostra autonomia ed il nostro livello di vita, aggravato dalla dipendenza ad oltre il 90% sull’intera bolletta energetica (sulle valvole dei gasdotti stanno seduti Putin e Gheddafi e quindi non c’è da stare molto tranquilli). Se la Francia, non avesse più l’attuale esubero di potenza (o per aumento di consumi o per possibili, e forse probabili, messe fuori servizio delle centrali nucleari attuali) ci taglierebbe le forniture ed in Italia avremmo grossi problemi. Per essere autonomi dovremmo realizzare almeno un paio di centrali nuove ma sarebbe meglio realizzare nuove centrali termoelettriche di ultima generazione (supercritiche con efficienza 47% o a ciclo combinato a gas con efficienza 58%) piuttosto che nucleari. Anche l’industria italiana lavorerebbe molto di più rispetto sia al nucleare che all’importazione di energia.

P. E’ tutto molto ragionevole ma mi lascia una sensazione di pessimismo.

D. ma guardi che il mondo va avanti e penso che le prospettive siano molto favorevoli per delle generazioni future più sagge di quelle passate: La ricerca può far molto. Personalmente sono ottimista: ci sono argomenti che potrebbero portare a sviluppi molto favorevoli per l’Italia. Il nostro territorio, in tantissime aree presenta un sottosuolo caldissimo: se migliora la tecnica di perforazione, tutto quel calore può essere disponibile per usi termici ed anche per la produzione di energia elettrica (e non si tratta dei soffioni di Larderello che restano rarissimi); se troviamo i 300 gradi possiamo produrre energia elettrica. Poi c’è il potenziale di utilizzo della corrente dello stretto di Messina (oggi in fase sperimentale) ed il progetto Desertec che prevede un’immensa centrale solare (a concentrazione) nel deserto africano con successivo invio dell’energia elettrica in Europa. (l’energia solare che arriva nel deserto del Sahara in un giorno è enormemente maggiore di quella che consuma l’Europa in un anno) e l’Italia è il pese più vicino; naturalmente c’è un problema politico e di relazioni internazionali, analoghe a quelle che ci sono per i gasdotti. Queste ricerche, come tante altre, sono però per il futuro e noi dobbiamo pensare all’oggi mentre tanti ricercatori pensano al domani.

Ma la saluto che devo scendere; l’importante che ogni cittadino faccia attenzione, non segua le mode e si unisca ad altri per fare sentire la sua voce

 Alla stazione D. scese dal treno senza più la piega amara sul volto e non vide P. che dal finestrino lo guardava andar via ma, aveva una nuova piega amara sul volto 

 Roberto Cuneo

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