Il verde e il degrado: dei bagolari e altri sventurati

Questa volta volevo parlare di potature selvagge e capitozzature.
Precisiamo che, salvo casi specifici come gli olivi, e in generale alberi da frutta che devono essere messi in condizione di produrre per un certo numero limitato di anni, la potatura radicale non è, e sottolineo NON è, salutare per gli alberi di parchi e viali. Anzi danneggia nidi e avifauna cittadina, causa sofferenza, crescita meno regolare, riduzione delle difese, con conseguente più facile attacco di malattie, seccume, parassiti, funghi. Eccetera. Un po’ come accade alle persone quando le indebolisci. Se somministri una cura da cavallo a un malato grave, sai che avrai controindicazioni, ma è necessario. E lo stesso accade per alberi vecchi o malati da risanare per tentare di salvarli. Se però la stessa cura la dai senza motivo a una persona sana, rischi di farla ammalare. Idem per le piante.
Ho avuto spesso discussioni con chi contestava questo mio punto di vista, ma erano per l’appunto contadini, abituati ai frutteti. Oppure, ahimè, persone che di fronte al cattivo esempio di chi amministra e decide sul verde, si sono convinti che quella sia la soluzione giusta. Come quell’altra atrocità che si sente dire anche da agronomi, che gli alberi in città dopo un certo numero di anni van comunque cambiati. Quando una volta la vera ricchezza erano gli alberi vecchi e imponenti, e si faceva di tutto per salvaguardarli, non trattandoli come un lampione o una panchina.
Purtroppo, una volta tanto, devo dire con amarezza che lo scempio arboreo cittadino è molto diffuso in Italia, quasi endemico. Savona non fa eccezione, ma non è la cattiva della situazione, è in buona, anzi, pessima compagnia.
Ma ripassiamo un po’ i concetti con una vignetta esplicativa, di come la potatura dovrebbe dare forma e pulizia alla pianta, non ridurla a un mozzicone.

I bagolari cittadini, alberi ritenuti vigorosi e a rapida crescita, si prestano a qualche esempio.
Hanno una fama di distruttori di asfalto, per radici affioranti. Ma lo sono davvero? Lo sono sempre, o solo quando non sono trattati bene?

Vediamo il magnifico filare di fronte alle Officine. Non sono stati mai potati, almeno che io ricordi.
Ed eccoli. Imponenti, bellissimi, con una chioma folta e tondeggiante. Alcuni cresciuti di più e altri di meno, ma credo dipenda dalla composizione o dall’umidità del suolo.

Sono uno spettacolo, ombreggiano, abbelliscono, e guarda un po’: non hanno minimamente danneggiato marciapiede e asfalto.
Nota: scattando le foto ho notato con un brivido che i primi tre, i più alti e belli, portano un asterisco sul tronco. Presagio sinistro: sarà per potarli e rovinarli necessariamente, o addirittura tagliarli? Tanta bellezza non può essere lasciata impunita. Dà cattivo esempio.

Se andiamo poco oltre, in via Stalingrado, ecco il filare potato. Almeno un paio sono morti, e comunque hanno quel caratteristico sviluppo di chioma rettangolare-triangolare, con tanti rametti sul tronco, tipico di una crescita non armonica.

E mentre i nostri bagolari delle Officine sudano freddo pensando che toccherà anche a loro, sconvolgiamoli ancora di più con una foto dell’orrore. I loro sventurati colleghi di via Vittime di Brescia se la sono cavata ancora peggio di quelli di via Stalingrado. Qualcuno, nel 2019, pensò bene di potarli quando erano già verdeggianti, in primavera avanzata, a maggio, il momento più sbagliato. Eccoli dopo la cura.

Notare che nessuno pensò di rimuovere, almeno, contestualmente, le griglie metalliche che li strozzavano alla base.

Un’idea di come fossero prima della “cura”: avevo fatto in tempo a fotografare l’ultimo scampato, poco prima che fosse pelato come gli altri.

eccolo durante la potatura, quasi un mese dopo

mentre gli altri si stavano a malapena riprendendo, stentati e sofferenti

Ecco come appare ora l’ultimo pelato: si vede anche qui una ricrescita meno bella.

Ma almeno sta abbastanza bene, si vede che era robusto. Altri sono più stentati o irregolari.

Purtroppo la stessa prassi del taglio tardivo viene applicata estesamente, per motivi di appalti e organizzazione. E gli alberi ne risentono, un po’ in tutta la città. Cioè, non solo potati troppo, ma pure nel momento peggiore!
Quindi – oh sorpresa – ecco che alberi strozzati da griglie, potati fino al tronco e maltrattati fuori stagione, rompono l’asfalto. Cattivi, cattivi bagolari!

Ancora qualche griglia, tra l’altro, rimane.

Quale sarà la soluzione prima o poi? Ma ovvio, dire che quegli alberi sono pericolosi, danneggiano l’asfalto, e bisogna tagliarli. E piantumare prontamente altri sventurati sostituti.

Mentre chi ama la natura continua ad assistere impotente a questo percorso ineluttabile, prestabilito, indegno di creature viventi. E atroce.

Milena Debenedetti

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