IL SOLILOQUIO DELL’ANIMA (III)

In via sperimentale (3), l’immagine di chi parla, premessa visiva del podcast dell’articolo, intende favorire un più “duale” rapporto tra autore e lettore-uditore

 

La vera utilità di Dio e delle religioni è che, quando funzionano, sono validissimi instrumenta regni, garanzie della pace sociale. E tali sono sempre stati per le classi dominanti: pulpiti di rassegnazione su questa Terra, nell’asserita certezza della sua premiazione dopo la morte, in una nemmeno tacita alleanza tra sacerdoti e signori.
Oggi però, che sugli altari son stati posti i soldi e i mercati, mentre il castello di favole dei vari cleri ha ceduto il posto a una diffusa miscredenza, ripagando con l’indifferenza un dio indifferente, il controllo sociale è affidato, anziché ai castighi nell’aldilà, al guazzabuglio delle leggi umane e dei suoi tribunali.

La moda, che pianifica l’obsolescenza, non solo nell’abbigliamento, ma in numerosi altri campi, dall’automobile al cellulare, incita alla sostituzione degli oggetti, non in base alla loro funzionalità (secondo l’antico “usa gli oggetti finché funzionano”) ma al loro effimero look. E la pubblicità è il suo pifferaio magico

Le dimensioni degli antichi peccati, in particolare l’avidità/avarizia, che ormai contraddistingue le grandi compagini industrial-finanziarie, sono diventate tali che impoveriscono miliardi di individui -e non solo nel mondo “affluente”- a beneficio dei lussi sfrenati di pochissimi.
Avidità significa avere come obiettivo costante l’accrescimento senza fine di ciò che si ha, di conserva all’avarizia che porta a tenere tutto per sé. Oggi si sente regolarmente ripetere, da tutti i politici, nostrani e non, quanto si prodigano per aumentare il Pil. Ci siamo così assuefatti a queste parole, che non si giudicano per la loro leggerezza; si arriva persino a lodarle. Del resto, la crescita del Pil è la conditio sine qua non per il perpetuarsi di questo sistema perverso, incardinato sull’usura. Lo diceva in versi il grande poeta Ezra Pound, che, in base alle sue simpatie per Mussolini, fu vituperato e demonizzato, trascinando nella damnatio memoriae anche la sua fiera accusa del capitalismo usurario. In base a criteri simili, Galimberti condanna oggi “la corsa irrefrenabile verso il capitalismo finanziario globale”, alla quale concorrono in misura significativa la moda e la pubblicità, massimi carburanti della macchina produttiva e, in ultima analisi, distruttiva. (Mi astengo qui dal focalizzarmi sul riflesso positivo sul Pil e negativo sull’ambiente di industrie come quelle bellica e farmaceutica).

San Benedetto da Norcia e Mao Tse Tung, ideatori, a secoli di distanza, di rigide regole di comportamento improntate alla sobrietà e alla coralità. Se la prima ha potuto prosperare nell’habitat spirituale del Medio Evo, la seconda ha avuto le “gambe corte”, travolta dall’esasperato individualismo di matrice americana, dal verbo della crescita senza limiti e dalla primazia della finanza sull’economia

In questo scenario, Dio, immanente o trascendente che sia, a cosa serve? Ormai non serve più ai grandi imbonitori, che nei secoli hanno accumulato immensi patrimoni, specie immobiliari, perché quel Dio oggi trova solo un tiepido riscontro in un mondo secolarizzato e prono davanti al nuovo Totem finanziario. Mentre per quanti non dispongono del Sacro Graal del denaro, s’è avverata in pieno la definizione di Hegel: sono “polvere della storia”; senza capacità di spesa, sono diventati inutili anch’essi, anonime reliquie del passato.
L’inutilità, a fini produttivi, consumistici e militari, di crescenti masse di “granelli della storia” dovrebbe portare -secondo la loro logica- i cinici, affaristici quadri dirigenziali, e i vari think tank, al servizio delle grandi famiglie che da oltre due secoli soggiogano il mondo, a pianificarne la riduzione numerica [VEDI].

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[Se volete constatare quanto siano esplose le 50 maggiori megalopoli mondiali, e in continua crescita, ecco: VEDI ]
Proviamo a entrare nella testa degli iper-ricchi. Il grande problema di oggi è il numero inarrestabile di esseri umani, i quali, con l’attuale sistema di vita intrinsecamente inquinante, perché contro natura, sono diventati il pericolo n° 1 della Terra. Due sono le vie d’uscita: ridurre il numero di umani o rendere compatibile con la natura l’attuale sistema di vita, troppo tecnologico (come si sta tentando di fare, come ad esempio [VEDI].
La seconda via d’uscita, però, stride con le pretese dei gran signori di continuare la loro opulenta esistenza. Pur di non rinunciare ai loro agi scandalosi, è logico supporre che prediligerebbero la prima opzione: ridurre gli umani. Tanto, ai loro occhi, sono soltanto numeri, infestanti, zizzania.

Meloni e von der Leyen a Forlì per la recente alluvione in Emilia Romagna: uno dei tanti segnali di insofferenza della Terra. E’ un’affannosa e accelerata rincorsa per far fronte, a posteriori, alle emergenze causate dalle attività umane e dalla pletora di sostanze chimiche tossiche (ultime denunciate i PFAS) [VEDI], di larghissimo impiego, pur essendo cancerogene, cosi come le micro e nanoplastiche [VEDI]

Tuttavia, questa riduzione dovrebbe avvenire prima che allo stesso compito provveda il nostro pianeta, che sta lanciando segnali inequivocabili in tal senso e che non farà certo distinzioni tra ricchi e poveri; un po’ come farebbero le bombe atomiche, che proprio per questo non sono state finora usate (i bunker anti-atomici sono evidenti palliativi). Il limite di non ritorno viene di continuo spostato in avanti, al 2030 o 2050; o forse no, l’abbiamo già superato (vedi oltre). Resta il fatto che, mentre i media si sprecano nell’invitarci alla parsimonia, i signoroni continuano il loro ballo sul Titanic, che potrebbe galleggiare senza più problemi, se solo sparissero quei 5 miliardi di umani che si ostinano a vivere. (A questa statistica vorrei aggiungere all’1% straricco tutti coloro che, pur non facendone parte a pieno titolo, conducono una vita molto al di sopra della frugalità).

Finché ci saranno ultra-ricchi che possono permettersi yacht di questa stazza per scorrazzare sui mari, tutte le misure per ridurre l’impatto umano sulla Terra sono e saranno vanificati. Dal report Oxfam 2023: L’1% più ricco inquina quanto 5 miliardi di umani “normali” [VEDI] Va però detto che gli “spreconi” sono anche tra il 99% dei normali

Tirando la conclusione dai risultati dell’ultima inchiesta Oxfam, nel caso si volesse almeno dimezzare l’inquinamento planetario, assodato che i super-ricchi non sono disposti a ridurre la propria abnorme impronta ecologica, mentre tengono in pugno lo scettro del comando, le vittime sacrificali dovrebbero essere quei 5 miliardi di umani in esubero. Resterebbero solo da elaborare i criteri di cernita e i metodi da seguire, senza responsabili apparenti, ma soprattutto in forma selettiva, onde lascarne indenne l’1% al top. Un’impresa di tutt’altro che facile attuazione. Le misure anti-Covid potrebbero essere state, come in molti hanno sostenuto, un test sulla docilità della gente a cedere ad altri la sovranità sul proprio corpo. Un notevole passo avanti nel dominio di pochi sui tanti.

Talvolta certe azioni non si compiono non
per remore morali, ma per la loro impraticabilità

Se qualcuno pensa che prospettive come sopra ventilate siano agghiaccianti, pensi alla ferocia dimostrata dagli umani attraverso la storia: per conseguire una meta, si sono compiuti i delitti più efferati, di singoli o intere comunità. Le pulizie etniche, le deportazioni di massa, i bombardamenti a tappeto su intere città, fino alle bombe atomiche, sono esempi in minor scala rispetto alla decimazione programmata di esseri umani che potrebbe essere l’extrema ratio per invertire l’escalation dei cataclismi climatici senza cambiare più di tanto l’attuale sistema iper-consumistico e iper-tecnologico; ammesso che non si sia già fuori tempo massimo.

L’immagine rende graficamente l’attuale situazione sulla Terra: la stabilità del barcone in piena burrasca dipende dal numero dei suoi occupanti

Le immagini che seguono avvertono che la distanza dall’auto-annientamento appare terribilmente vicina e potrebbe indurre ad atti estremi. Le guerre in corso, peraltro, dimostrano che i governanti si stanno comportando come i polli di Renzo, che si azzuffavano tra loro mentre venivano portati al macello [VEDI].
Ma anche senza arrivare agli eventi più eclatanti, come le guerre, c’è un numero imprecisato di esperimenti potenzialmente criminali che si stanno silenziosamente compiendo qua e là per un mondo sempre più interconnesso; cito qui l’ultimo di cui ho notizia. [VEDI] E non è che uno tra i tanti che ogni giorno, ogni ora, si svolgono in questa o quella parte del mondo.

Tutto ciò che potrà essere fatto, prima o poi sarà fatto

Da quasi 80 anni questo orologio segna, ogni 23 gennaio, in base a molti parametri, tra cui la proliferazione nucleare, i conflitti, i disastri ecologici, l’esplosione demografica, gli usi perversi dell’AI, ecc., quanto il mondo sia lontano dal doomsday, dall’Apocalisse. Il 23 gennaio scorso, le lancette sono rimaste inchiodate a 90 secondi dalla fatidica mezzanotte [VEDI] Ma ci stiamo attivando alacremente per arrivarci

Naturalmente, allarmi e ipotesi come quelle da me qui esposte sono tacciate di estremismo, complottismo, ecc. Infatti, ho prudentemente usato il condizionale, limitandomi a ragionare secondo gli schemi delle grandi corporation e dei super-ricchi, il cui modus operandi è ben lungi dalla solidarietà, dalla trasparenza e dall’umanitarismo. Sin dai primi anni ’70, grazie anche alla sensibilizzazione da parte di un ben diverso Corriere della Sera, guidato dalla visionaria Giulia Maria Crespi, noi ambientalisti subivamo gli stessi epiteti. Salvo poi constatare quanto fossimo lungimiranti.
Il mio soliloquio termina qui. Spero di aver lanciato temi meritevoli di riflessione corale, vista la loro importanza, individuale, sociale, planetaria

Marco Giacinto Pellifroni  28 gennaio 2023

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