IL FUTURO SISTEMA PRODUTTIVO

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
 Parte decima

IL FUTURO SISTEMA PRODUTTIVO (I°)

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
 Parte decima

IL FUTURO SISTEMA PRODUTTIVO (I°)

Alcuni amici, dopo aver letto le mie considerazioni finali all’articolo dell’11 Novembre 2010, mi hanno fatto osservare che quelle conclusioni erano improntate ad un eccessivo ottimismo per l’avvenire della Valle Bormida, a loro modo di vedere, non si può essere fiduciosi nei confronti di una prospettiva di rinascita dell’attività industriale (e, comunque, produttiva) nell’intera valle, per il semplice motivo che non esistono le condizioni essenziali per una ripresa;

a loro parere, infatti, ci troviamo di fronte ad una carenza di idee e di proposte per nuovi investimenti produttivi, ad un regime di cassa integrazione straordinaria per un numero sempre più crescente di lavoratori e, soprattutto, all’assenza assoluta di prospettive di attività occupazionali per le generazioni del futuro.

Rispondi, quindi, attraverso questo Articolo, alle loro osservazioni, ringraziandoli sentitamente per la loro cortese partecipazione a questo nostro piccolo, ma significativo confronto.

Inizio, dicendo che le mie conclusioni relative all’avvenire della Valle Bormida traggono origine da alcune riflessioni personali sull’avvenire della società del futuro, già espresse nella pubblicazione “SCIENZA E UTOPIA” (datata: Aprile 2004) e che, testualmente ripropongo:

“E’ necessaria una “nuova economia”, fondata su di un innovativo modo di produrre e di consumare.

Di conseguenza, accanto ad una “nuova economia” deve nascere una “nuova politica”, fondata su presupposti etici e culturali, profondamente diversi dagli attuali.

In altri termini, per ottenere questo auspicabile risultato è necessario avviare un grande movimento di liberazione per superare il deleterio antagonismo tra l’uomo e la natura e per sconfiggere le ingiustizie tra gli esseri umani.”

Vedo, ora, di trasformare questi concetti puramente teorici in concrete proposte ed in coerenti soluzioni operative.

Howard Odum

Ed, incominciamo, allora, dalle FONTI ENERGETICHE IPOTIZZABILI PER IL FUTURO NELL’INTERA VALLE BORMIDA.

Parto da questo problema, perché sono profondamente convinto che, alla base di ogni investimento e di ogni soluzione produttiva, vi debba essere un idoneo Apporto Energetico; lascio, in proposito, la parola a Howard Odum (uno tra i pionieri nel campo dei sistemi energetici naturali) il quale nella Sua Pubblicazione “ENVIRONMENT, POWER AND SOCIETY” (1971), ha testualmente scritto:

“Tutto il progresso è possibile grazie a particolari apporti di energia e il progresso si dissolve se e quando questi vengono a mancare.

La conoscenza e il genio sono mezzi per utilizzare questi apporti di energia, quando sono disponibili, e anche lo sviluppo e la conservazione della conoscenza dipendono dalla disponibilità di energia.”

Quindi, secondo questo Scienziato, il vincolo più importante per tutte le civiltà della storia, è stato rappresentato dalla DISPONIBILITÀ DI ENERGIA.

Tutta la creatività dell’uomo, inevitabilmente, non riuscirebbe a far progredire il benessere della nostra specie in mancanza di Energia da catturare e sfruttare.

Sorge, allora, spontanea una domanda:

QUALI SONO LE RISORSE DI ENERGIA ATTUALMENTE UTILIZZABILI IN VAL BORMIDA E NON SOLTANTO IN ESSA?

Sentiamo, in proposito, le parole di Jeremy Rifkin (“La civiltà dell’empatia” pag. 478):

“Petrolio, carbone e gas naturale copriranno una quota progressivamente decrescente del fabbisogno energetico mondiale nel ventunesimo secolo.

E’ ormai chiaro alla maggior parte degli osservatori che ci stiamo avvicinando alla fine dell’era dei combustibili fossili.

Durante quest’epoca di declino, i Paesi si stanno sforzando di far sì che ciò che resta delle riserve globali di idrocarburi sia utilizzato nel modo più efficiente possibile e stanno sperimentando tecnologie pulite per limitare le emissioni di CO2, che derivano dall’uso di combustibili fossili. L’unione europea, in particolare, ha stabilito di raggiungere entro il 2020, un aumento dell’efficienza energetica e una riduzione delle emissioni di Gas-serra del 20 per cento (rispetto ai livelli del 1990).

Ma, la maggior efficienza nell’uso dei combustibili fossili e la riduzione obbligatoria delle emissioni di Gas-serra non bastano, da sole, a rispondere efficacemente alla crisi senza precedenti del picco globale della produzione di petrolio e di gas naturale e al problema del riscaldamento globale.

Guardando al futuro, ogni Governo si troverà nella necessità di esplorare nuove alternative energetiche e stabilire nuovi modelli economici.”

La conferma alle parole di Jeremy Rifkin giunge, per quanto riguarda, in modo specifico, il CARBONE (Simbolo della prima rivoluzione industriale) dalla PRESCRIZIONE DELLA COMMISSIONE DELL’UNIONE EUROPEA (presieduta da Josè Manuel Barroso), la quale ha stabilito che non potranno più essere concessi aiuti finanziari ai produttori di carbone e, quindi, ai titolari di miniere.

In proposito, mi permetto di aggiungere che questo argomento è stato da me affrontato nella Parte prima di questa pubblicazione (datata: 30 Settembre 2010), alla quale rimando per ulteriori approfondimenti…VEDI.

Analogo discorso va fatto per il PETROLIO (simbolo della seconda rivoluzione industriale); abbiamo ancora sotto i nostri occhi il disastro provocato dalle trivellazioni, effettuate in cerca di petrolio, nel Golfo del Messico.

Ma anche la nostra Italia e la vicina Francia non sono immuni da responsabilità (e, soprattutto, da pecche) su questa specifica metodologia estrattiva in mare aperto (come dimostra il sottostante grafico):

 

 

Come si evince dal grafico stesso, al 31 Dicembre 2009, la situazione poteva così sintetizzarsi:

– IMPIANTI DI ESTRAZIONE DI PETROLIO IN MARE, ATTUALMENTE IN ESERCIZIO: 70

– BARILI DI GREGGIO ESTRATTI DAL MARE: 4,5 MILIONI ALL’ANNO

– OPERATORI ATTIVI: 5 (ADRIATICA IDROCARBURI – MEDITERRANEA IDROCARBURI – ENI – EDISON – IONICA GAS)

– NUOVE RICHIESTE DI RICERCA PETROLIFERA IN MARE: 21

Non vale certamente la pena di svolgere ulteriori considerazioni sulle conseguenze che una tale forsennata scelta produce (e produrrà) sull’ambiente e sul complesso dell’economia turistica; lascio questa incombenza agli esperti finanziari del settore.

Per i nostri amici lettori, credo sia sufficiente osservare questa fotografia (con relativo commento), riprodotta dal Quotidiano “ La Stampa” in data 21 Novembre 2010.

E non mi si dica, per favore, che questo reperto fotografico riguarda unicamente la Provenza e la Costa Azzurra! E’ ormai arcinoto che le alterazioni del mare (ed, in particolare, del Mediterraneo che, di fatto, è una grande lago) vengono ad interessare tutte le coste che si affacciano sul mare stesso!

In conclusione: i fatti (e non soltanto le parole) dimostrano, in modo inconfutabile, che, dopo il CARBONE, anche IL PETROLIO è sulla strada del tramonto e, con lui, la seconda rivoluzione industriale. 

Di conseguenza, le vecchie logiche centralistiche delle Energie Fossili, secondo le quali bisogna ” concentrare” in poche centrali di elevata potenza la produzione di energia elettrica da carbone, petrolio e gas, sono destinate ad essere gradualmente ridimensionate (vedi quello che, in proposito, la Germania ha già da alcuni anni intrapreso) per lasciare progressivamente il campo alle FONTI RINNOVABILI, già oggi sufficientemente competitive rispetto a quelle fossili, permettendo, inoltre,una maggiore redistribuzione territoriale della ricchezza energetica prodotta, essendo di minor potenza, ma molto più diffuse, offrendo lavoro a migliaia di persone.

Jeremy Rifkin

Questa strategia trova conferma, ancora una volta, nelle parole scritte da Jeremy Rifkin (autore della Pubblicazione: L’AVVENTO DELLATERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE) che sottopongo alla cortese attenzione dei nostri amici lettori:

“Le energie distribuite sono quelle energie che si possono trovare nel cortile di casa. Il sole irraggia, ogni giorno, ogni angolo della terra. Il vento è onnipresente. Tutti noi produciamo rifiuti.

Chi vive in aree rurali ha accesso agli scarti delle produzioni agricole e forestali. Chi vive lungo le coste può attingere all’energia generata dalle onde e dalle maree. Sotto la crosta terrestre, si trova energia geotermica e ogni caduta d’ acqua può generare energia idroelettrica.

Definiamo “Distribuite” queste fonti di energia, perchè diversamente dalle convenzionali fonti energetiche di elite (CARBONE, PETROLIO, GAS NATURALE, URANIO) presenti solo in ristrette aree geografiche, le energie rinnovabili si trovano ovunque, seppur in quantità diverse.”

Più recentemente Peter Loescher (Presidente e amministratore delegato del gruppo SIEMENS, vale a dire di una delle più grandi Multinazionali operanti, a livello mondiale, nei Settori dell’Automazione Industriale, dell’Energia e della Sanità) è giunto ad esclamare (vedi: IL SECOLO XIX del 19 Novembre 2010) :

“La crisi? L’ Europa ne uscirà con leTecnologie verdi.

 L’efficienza energetica è il futuro.”

Ritorniamo dunque alla nostra realtà territoriale: la Valle Bormida, nel suo complesso, possiede, a mio giudizio, grandi possibilità di investimento nel Settore delle Energie Rinnovabili, possedendo, già di fatto, notevoli competenze sul piano tecnico-scientifico ed avendo già realizzato significativi progetti nel Settore dell’ Energia Eolica.

Ora, occorre avere il coraggio di investire Idee, Progetti, Finanziamenti nel Settore del Fotovoltaico, utilizzando, a tal fine, la storica Area della Ferrania, come giustamente suggerito dalle Organizzazioni Sindacali e da alcuni esponenti industriali di sicuro affidamento.

La creazione di nuovi posti di lavoro può passare soltanto attraverso questa strada, che è, appunto, quella dell’innovazione energetica e, quindi, produttiva.

Per ragioni di spazio, approfondirò l’ argomento nel contesto dell’articolo della prossima settimana.

  

1 Dicembre 2010                                      Aldo Pastore

 

 

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