IL FALLIMENTO DELLE POLITICHE DI PARTECIPAZIONE SAVONESI

IL FALLIMENTO DELLE POLITICHE

DI PARTECIPAZIONE SAVONESI

ALLA LUCE DEI CONFLITTI TRA POLITICS, POLICY E POLITY

 

IL FALLIMENTO DELLE POLITICHE DI PARTECIPAZIONE SAVONESI

ALLA LUCE DEI CONFLITTI TRA POLITICS, POLICY E POLITY

 Visual della complessità reticolare della polity

 

Il fallimento delle politiche di partecipazione messe in atto dal Comune di Savona può essere meglio compresa facendo riferimento alle tre branche classiche del fare politica: lapolitics, la policy e la polity.

  • Con il primo termine l’attenzione viene posta sul fare politica proprio della struttura partito che esprime una sua idea di government.

  • Con il secondo termine l’attenzione viene focalizzata sull’apparato normativo che permette la governance.

  • Con il terzo termine si indica la complessità reticolare dei soggetti sociali chiamati ad esprimersi come stakeholders.

Un sistema virtuoso riesce a calibrare il giusto mix. Ma questo non è il nostro. Nel momento in cui uno di essi prevarica sugli altri, il sistema entra pericolosamente in crisi.

Cosa vuole ottenere il primo soggetto attraverso la partecipazione?

  1. Un aumento di popolarità che possa tradursi in un aumento di consensi al momento delle elezioni. Ma poiché i partiti non sono più un monolite ideologicamente compatto ma una aggregazione di competitor più o meno permanenti, il protagonismo di un politico gli dà una visibilità eccessiva che potrebbe tradursi in un vantaggio che i suoi stessi compagni di squadra non possono consentirgli.

  2. Cosa vuole ottenere chi crede in una politica che regoli la partecipazione in un sistema normativo? Che esso sia incardinato nei consueti meccanismi di funzionamento della macchina amministrativa pubblica. Ma poiché la dirigenza pubblica non è più un organismo puramente tecnico super partes, potere avere le redini delle regole giuridiche in mano può diluire o accelerare le tempistiche realizzative fino a farle diventare strumenti coercitivi o inefficaci, a seconda che ciò aumenti o riduca il proprio potere.

  3. Infine i soggetti sociali chiamati a diventare protagonisti della partecipazione sono interessati a fare in modo che gli stakeholders portino a casa quanti più successi è possibile. Ma poiché la loro composizione ha una complessità reticolare, tra di essi vi sono coloro che usano il loro ruolo di referenti come una delega rappresentativa che può anche essere letta come il primo atto di una possibile discesa in campo futura. Ciò li pone in una posizione di competitors potenziali con i politici, specialmente se operano bene rispetto agli interessi degli stakeholders e di interlocutori tenaci ma disarmati nei confronti di chi gestisce il volante della macchina comunale.

Per cui la proposta progettuale che nasce, matura, si perfeziona e si realizza attraverso un processo di partecipazione viene vista attraverso la lente deformata degli interessi di categoria. Il politico vede in essa il pericoloso trampolino di lancio di una nuova classe dirigente politica, i dirigenti comunali vedono una inammissibile invasione di campo degli equilibri consolidati a loro vantaggio, i cittadini si sentono traditi.

Le risorse che dovrebbero essere accantonate per la realizzazione dei progetti presentati o scompaiono o vengono reindirizzate in favore di quei settori che risultano i cardini di un potenziale voto di scambio.

Questa è oggi la Partecipazione a Savona. Che la mano armata per ucciderla sia stata quella di un esponente di un partito che si proclama di sinistra la dice lunga su quanto la presenza a Palazzo faccia cambiare le persone. La modica quantità di potere crea assuefazione. Il suo profumo è come quello della purpurea digitale. Ti ammalia, non ne puoi fare più a meno, ti senti emancipato rispetto al posto di lavoro che occupavi prima, ti monti la testa. La purpurea digitale però uccide.

Nat Russo

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.