Il Dopo voto

DOPO VOTO: TRA I GRILLI E LE CICALE
LA DISFATTA TORINESE. LA RESA DEI CONTI DEL PD.
DAL “VAFFA” DELL’8 SETTEMBRE A QUELLO DEL 29 MARZO
IN LIGURIA IL BALUARDO BURLANDO? A SAVONA UN DELITTO INSPERATO

DOPO VOTO: TRA I GRILLI E LE CICALE
LA DISFATTA TORINESE. LA RESA DEI CONTI DEL PD.
DAL “VAFFA” DELL’8 SETTEMBRE A QUELLO DEL 29 MARZO
IN LIGURIA IL BALUARDO BURLANDO? A SAVONA UN DELITTO INSPERATO

DOPO VOTO: TRA I GRILLI E LE CICALE 

A una settimana dal voto è tutto chiaro. Lo è perlomeno per noi cittadini che non aspettiamo più dichiarazioni filtrate, mediate, e faziose di gruppi politici, di candidati e di partiti, per capire quello che è successo.

 È tutto chiaro, questa volta hanno vinto la protesta e la voglia di proposte innovative e magari di persone veramente nuove.

Una lettura che calza benissimo per ogni Regione, con vittorie a destra o a sinistra. Gli italiani vogliono essere governati ma  pretendono anche nuovi soggetti politici e sono convinta che abbiano votato guidati non tanto dalla parte emotiva del loro pensiero, ma contrariamente a quanto esce dalle analisi di giornalisti, politici e politologi, ci abbiano pensato bene.

 LA DISFATTA TORINESE

 Che sia caduta sotto il fuoco amico non c’è dubbio e che la Bresso  se lo dovesse aspettare, anche. Non è l’aritmetica del voto a provarlo ma una storia nata molto tempo fa.

Il partito democratico, questa volta non avendo più la risorsa del politico- rivelazione o della nuova proposta, confidava nell’amministratore navigato, ignorando intenzionalmente quello che stava accadendo nel Paese, comprese le istanze di chi non intendeva più accettare scelte sul territorio contro la salute, l’ambiente e la vivibilità di chi lo abita.

Ha dovuto, così, incassare quello che la Bresso ha definito il colpo basso venuto da sinistra”.

Ora, a conti fatti, si vuole tardivamente riconoscere che i NO- TAV  erano a sinistra e che votando la lista “a cinque stelle” hanno di fatto penalizzato la Bresso: si vuole addebitare la colpa di una disfatta a chi è stato per lungo tempo emarginato dalla discussione politica, minimizzato nella portata e nella consistenza e pericolosità del movimento.

Il PD doveva andare avanti, sovrapponendosi nelle scelte e nella dialettica al centro destra che, nel frattempo, ha addirittura saputo (nella componente leghista), raccogliere  le istanze dei ceti popolari, operai e contadini, così come ha fatto nel Veneto.

Questa è stata la disfatta.

Insomma un “bel lavoro” per opera della dirigenza del partito, che si affida alla convinzione di poter sempre contare sui soliti Comuni rossi o su chi “si tura il naso” facendo, infine, sempre prevalere il senso d’appartenenza ai valori della sinistra.

Un bel lavoro davvero, da chi non sa più ascoltare il territorio, che ha perso il radicamento con la gente e non vuole accettare che il ceto popolare su cui una volta contavano i partiti della sinistra se non si è astenuto o ha votato ”Grillo”, si è riversato nella Lega.

 

Non è forse un colpo basso quello che si sta apprestando a infliggere un partito come il PD che dichiara imperterrito di voler diventare “riformista” rinunciando al “fronte radicale e movimentista della sinistra” per cercare invece ascolto dai ceti moderati, come se questi ultimi non avessero già molta scelta, Berlusconi compreso ?

Non è forse un colpo basso di chi non sapendo mettersi in discussione sarà candidato a perdere inevitabilmente i consensi popolari a favore del Carroccio e delle nuove liste ambientaliste?

Insomma tra i “grilli” che nonostante l’avanzata, si troveranno a fare i conti, ora, con nuovi interlocutori che la TAV hanno da sempre dichiarato di volerla fare e le “cicale” del PD che oggi promuovono la”resa dei conti” cercando solo le responsabilità fuori dal partito, le “formichine”, come sempre, hanno avuto la meglio.


LA RESA DEI CONTI DEL PD

 Timidi segnali di autocritica, poi si passa alla solita conta :”Tutto sommato una bella vittoria, abbiamo conservato la maggioranza delle regioni” e bisogna ammettere che in questi tempi di retrocessione del centro sinistra è già un bel risultato!

Poco importa al PD, se in Veneto la Lega si appresta a governare con oltre il 60% dei voti, se alla Lombardia sembra che il centro sinistra abbia rinunciato, se nel Lazio la candidata Bonino dichiara di essere stata boicottata proprio dal PD, se in Campania si sia deciso di perdere per salvare la testa a Bassolino, se in Calabria Loiero non è stato neanche votato da chi lo appoggiava e infine se il Piemonte (baluardo dei cosiddetti”comunisti”) sia passato, proprio per i voti del ceto popolare, nelle mani della Lega.

Eppure Bersani dichiara Il partito avanza”, indifferente al fatto che in cinque anni la Lega abbia raddoppiato i suoi consensi.

“In questo paese qualcosa non va!” tuona invece D’Alema e probabilmente è vero, se la gente comincia anche in Italia a disertare le urne e questo penalizza soprattutto la sinistra, se un movimento come quello di Grillo raccoglie, senza propagande elettorali, consensi sino al 7% in Emilia (baluardo della sinistra), se in una Regione come la Puglia vince un candidato della sinistra radicale, rovinando la festa al Cavaliere”, ma che il PD neanche voleva.

 

Insomma la resa dei conti delle cicale si è ridimensionata a “due pali in zona cesarini”!

Una resa dei conti per modo di dire, dove si minimizza il risultato leghista motivandolo come anti-berlusconista o ci si trova favorevolmente stupiti di fronte a un risultato, per candida ammissione dei dirigenti di partito, insperato.

La lega, intanto, sta sfondando anche in Emilia e addirittura nel paese di Bersani. Lì si sono inventati le sezioni aperte e i gazebo in piazza dove si ascoltano i problemi della gente, proprio come un tempo, ormai lontano, faceva il PCI.

DAL “VAFFA” DELL’8 SETTEMBRE A QUELLO DEL 29 MARZO

 C’è chi lo definisce come Cacciari “Autolesionismo della sinistra”, c’è chi, come Marcello Sorgi sulla Stampa, lo degrada a un “atteggiamento radicale e frangia di protesta qualsiasi, dall’antinucleare all’antindustriale, dall’ecologismo all’integralismo, dall’anti Ogm all’antiamericanismo”. Un modo come un altro per etichettare qualcosa che si disprezza perché non si conosce, svilendolo a movimento di seguaci del comico ligure”.

Chi non le disprezza le ignora ma queste liste, nelle cinque regioni dove si sono presentate, hanno raccolto più voti ad esempio dell’UDC che raccattato qua e là qualche voto, ma che sembra essere l’ago della bilancia, beneficiando ampiamente di televisioni e giornali.

Trasporti, rifiuti e ambiente e salute, temi molto sentiti dalla gente e che dovrebbero essere contenuti nei programmi di tutti i movimenti politici che invece, in prossimità delle campagne elettorali, sospendono i programmi per occuparsi di candidati.

In trecentonovantamila  hanno votato, invece, le liste a cinque stelle e non sono certamente tutti incalliti ecologisti o ambientalisti militanti, sono per la maggior parte pensionati, operai, impiegati , gente semplice solo un po’ più critica, che ha deciso di  pensare con la sua testa indipendentemente dai partiti politici per poter diventare essa stessa proposta politica.

Gente che crede fortemente in un’alternativa di vita, lontana da centrali nucleari, da inceneritori, da alte velocità e da privatizzazioni di beni comuni come l’acqua, che crede in un modello sostenibile. Istanze ambientaliste che diventano credibili quando sono contenute nel programma del Presidente degli Stati Uniti, ma nel nostro Paese diventano Cupio dissolvi..”

 

IN LIGURIA IL BALUARDO BURLANDO ?

 Non si sa se Burlando fosse certo della vittoria, ma adesso si gode meritatamente il momento di gloria.

Anche questa volta gliel’ha fatta! Così arringa la folla, si spreca in battute ed elegge la Liguria come “luogo di nuova Resistenza”  contro l’avanzare della Lega, denominato “partito leninista che conquista il territorio, radicandosi, occupando fabbriche e impadronendosi delle banche. Un partito che si ferma solo battendo il territorio palmo a palmo.”

Della sinistra radicale non si è dovuto preoccupare perché ci ha pensato Don Gallo a convincere i suoi a votarlo. Delle liste a cinque stelle neanche, perché in Liguria, patria di Grillo, non si sono presentate.

Appoggiato dai verdi all’UDC, ha così potuto riaffermarsi Governatore per altri cinque anni.

La Liguria, però, non sarà sempre scontata, anche qui la Lega avanza e sono molti i territori, dove la crisi occupazionale e quella delle fabbriche si fanno sentire e dove il PD non è più molto radicato, (vedi l’astensionismo in Valbormida e la vittoria di Albenga) , inoltre il movimento ambientalista dei comitati è già molto forte ed attende solo di essere coagulato intorno ad un unico soggetto ( Vado insegna!) .

Ancora un sospiro di sollievo per Burlando, ma solo per raccogliere le forze e lavorare meglio.

 

A SAVONA UN DELITTO INSPERATO 

A Savona il superassessore, l’ex Sindaco due volte Ruggeri, inaspettatamente non ce l’ha fatta.

Chissà quanto inaspettatamente per Di Tullio, Berruti e Lunardon, ma colui che scientificamente aveva intessuto consensi anche tra imprenditori e commercianti del savonese, che insieme all’onorevole Zunino fu l’artefice delle trasformazioni urbanistiche e della conseguente cementificazione di Savona, sembra arrivato al capolinea.

E’ lo stesso Zunino a tesserne le lodi per il suo “innegabile” impegno sul territorio e mentre si dichiara dispiaciuto per l’amico , augurandosi un suo provvidenziale “rientro dalla finestra”, si dice contento della  tenuta del partito.

Anche il Sindaco Berruti s’improvvisa equilibrista di Segreteria e piange la scomparsa dalla scena politica di chi per Savona ha fatto tanto.

Poco importa. Ciò che resta è comunque un PD che, anche a Savona, continua a guardare le cose di bottega invece che adoperarsi per una nuova svolta, una proposta politica che faccia propria la serie d’istanze presenti sul territorio.

Non sarà così scontata la prossima tenuta del centro sinistra per un partito che deve gestire un’intera Provincia, ma che sembra interessata solo dalle prossime Comunali a Savona.

Intanto qui si continua a fare la conta delle preferenze date a questo o quel candidato, sulle bordate o le fregature dell’ultima ora, sulle poltrone di peso e quelle da far ruotare, ignari dei “grilli” e delle “formichine”.

                                                          ANTONIA BRIUGLIA   

 

Tutte le dichiarazioni, contenute nel testo, sono state estrapolate fedelmente dalle pagine della Stampa dell’ultima settimana.

 

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.