I Liberaldemocratici italiani si complimentano per  l’aplomb del Presidente del Consiglio nella tana dei leoni.

Qualche fischio qualche contestazione qualche abbandono insieme all’intonazione di Bella ciao.
Ma lei non ci casca e non raccoglie. Ringrazia per l’invito, anche chi la contesta e, con l’agenda di Giorgia sotto il braccio, sciorina il programma.
Auspicando unità in una giornata simbolica  in cui si  festeggia l’Unità d’Italia.
Perfino un  flebile applauso quando depreca l’assalto alla CGIL.
Non solo atto dovuto ma certamente sentito.
Così banali con il loro scontato bella ciao.. ma si sono scoperti alla grande. E se qualcuno di sinistra ha buon senso, lo capisce.

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Mentre Landini invita ad ascoltare tutti per “mettersi nelle condizioni di negoziare le riforme di cui il mondo del lavoro ha bisogno”, lei   risponde allo slogan dei contestatori: “Non sapevo che Chiara Ferragni fosse metalmeccanica.”

Landini ha fatto una scelta coraggiosa, bisogna ammetterlo. Una scelta che ha dato il via  a un presidio di protesta organizzato da alcuni rappresentanti del sindacato che non hanno gradito di non essere stati interpellati  sull’invito al Presidente. Hanno ricominciato  con il mantra di Cutro e dei peluche, mentre attaccavano  il governo per le sue politiche. Naturalmente scontato.
 “Abbiamo scelto di fare un congresso aperto, di parlare con tutti”, ha detto il povero  segretario . “E’ il momento di imparare anche ad ascoltare, è importante per noi come organizzazione sindacale: non è solo altruismo, ma la miglior condizione per chiedere il diritto di essere ascoltati”. Il mondo del lavoro, “deve esser messo nelle condizioni di negoziare le riforme di cui ha bisogno”. Inoltre sostiene che nella  presenza di Meloni si  intravede “una forma di rispetto e di riconoscimento dell’organizzazione che siamo, che non vuole essere spettatore ma protagonista del cambiamento del nostro Paese”. E Meloni conferma il rispetto reciproco,  mentre, sorridendo  come sua consuetudine,  esordisce dicendo   “Mi sento fischiata da quando ho 16 anni. Potrei dire che sono Cavaliere al merito su questo”.
Ha poi esposto il suo programma , parlando dei salari che non crescono da trentanni, puntando sulla crescita economica,  per abolire la povertà  non  creando lavoro per decreto,  come si è tentato di fare negli ultimi anni. Tentato, appunto, ma non risolvendo nulla con il reddito di cittadinanza che verrà abolito e il cui errore è quello di avere messo nel calderone chi può lavorare e chi non lo può fare. Non è per decreto statale  che  si crea lavoro e salari adeguati,  bensì  le aziende e i loro lavoratori, mentre lo Stato deve fare le regole. Ha poi elencato gli obiettivi della riforma fiscale e  il riconoscimento del principio del merito .”Lavoriamo per consegnare agli italiani una riforma complessiva che riformi l’efficienza della struttura delle imposte, riduca il carico fiscale e contrasti l’evasione fiscale, che semplifichi gli adempimenti e crei un rapporto di fiducia fra Stato e contribuente”. No al salario minimo che favorirebbe i soliti, si ad ammortizzatori sociali universali. La fissazione per legge di un salario minimo rischia di non diventare una tutela aggiuntiva ma sostitutiva. Si finirebbe di fare un altro favore alle concentrazioni economiche. “Vogliamo retribuzioni adeguate. La soluzione, a mio avviso, è estendere i contratti collettivi a vari settori e intervenire per ridurre il carico fiscale sul lavoro”
Infine ha parlato della violenza. Definendo gli  attacchi a Cgil e anarchici “inaccettabili”. Meritandosi un flebile applauso.
“Credevamo che il tempo della contrapposizione ideologica feroce fosse alle nostre spalle e invece in questi mesi, purtroppo, mi pare che siano sempre più frequenti segnali di ritorno alla violenza politica, con l’inaccettabile attacco degli esponenti di estrema destra alla Cgil” e le azioni “dei movimenti anarchici che si rifanno alle Br”. “E’ necessario che tutte le forze politiche, sindacati e corpi intermedi combattano insieme contro questa deriva”.
Si è soffermata sulla glaciazione demografica. Per affrontare questo problema, ritiene che la sfida sia quella di un piano economico e culturale, imponente, per rilanciare la centralità della famiglia con il sostegno al lavoro femminile conciliando il più possibile  l’attività di cura-  casa-lavoro.
Promette incontri frequenti con il sindacato , con un   ” ascolto serio e senza pregiudizi”.
Ha infine rilanciato la “riforma presidenzialista che  è, per rispetto della volontà popolare e per questioni di stabilità, una delle più potenti misure di sviluppo che possiamo immaginare”.
Alla fine sparutissimi applausi dalla platea. Questi vivono ancora nel 900. Auguri, Landini!


Carla Ceretelli

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3 thoughts on “I Liberaldemocratici italiani si complimentano per  l’aplomb del Presidente del Consiglio nella tana dei leoni.”

  1. Chi vive ancora nel 900? Chi sono “Questi”? E che significato dobbiamo dare agli auguri a Landini? Auguri sinceri o ironici? Un po’ più di chiarezza e un po’ meno sarcasmo ci aiuterebbe a capire meglio. Grazie.

  2. Punto a favore della Meloni per il coraggio di andare alla CGIL , anche Landini, privo di pregiudizi, ha dimostrato coraggio, speriamo sia un segno che l’Italia sta cambiando. Anch’io faccio gli auguri a Landini perchè pensi ai lavoratori. Fuori del tempo chi è uscito oltretutto cantando Bella Ciao, canzone che qualcuno riesce ad infilarla dappertutto ma che in questo caso nulla c’entrava nulla. E’ dura per qualcuno di sinistra sopportare la libertà per tutti di poter esprimere le proprie idee

    1. Siamo alle solite. Faccio notare al signor F. S. che i pochi fischiatori e intolleranti della CGIL hanno fatto gioco alla presidente del consiglio che ha potuto , come scrive lo stesso R. S., segnare un punto a suo favore, dimostrandosi più tollerante dei duri r puri che l’hanno contestata quasi, direi, per una specie di riflesso condizionato, ignorando la buona educazione e le leggi non scritte dell’ospitalità. “Questi”, creda a me, hanno fatto un favore alla Meloni, regalandole un assist che non ha mancato di giocare a suo vantaggio. Un saluto da Fulvio Sguerso

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