SPIGOLATURE: NELLA NOTTE DEGLI OUTSIDER
ZAVORRA. Fa un certo effetto, e, a dire il vero, fa pure sorridere, la diuturna solerzia della maggioranza nel costruire teoremi per screditare Elly Schlein.
Visto cotanto zelo, sembra proprio che la neo segretaria del Pd sia già diventata un’ossessione per la destra mentre ancora sta muovendo i primi passi importanti con lo sguardo rivolto non soltanto all’Italia, ma anche all’Europa. E che col suo arrivo qualcosa stia cambiando nel ruolo nell’opposizione è fuori discussione. Spira un vento nuovo e si sente. L’affondo contro i capi bastone e cacicchi vari suona come un esplicito messaggio ai baroni del potere che ovviamente non lascia tranquilli gli attuali titolari di Palazzo Chigi. La svolta appare in grado di incuriosire e motivare la generazione dei nati dopo il 1980, non sempre interpellata in maniera soddisfacente, e che ora si ritrova invece in prima fila nel Pd. La riscossa dei “millennials” può cambiare non soltanto il partito, bensì anche gli assetti elettorali del Paese più in generale. Ma c’è dell’altro e non di poco conto. A volte prevale l’impressione che l’’estenuante, logorio mediatico nei confronti dell’avversaria sia in realtà uno stratagemma per distogliere l’attenzione dal malessere che lambisce la coalizione sulla quale pesa la zavorra della litigiosità. Per amministrare bene il Paese non basta avere vinto le elezioni. Occorre invece dimostrare di essere sempre all’altezza del ruolo. Cosa di cui non pochi elettori sembrano dubitare perlomeno nel leggere le loro reazioni sui social non proprio tenere con Lady Giorgia.
DESERTO. Nel registrare con l’animo in subbuglio i quotidiani orrori dell’ignobile conflitto imposto dal Cremlino al popolo ucraino, non si può fare a meno di ripensare al capolavoro di Erich Maria Remarque “Niente di nuovo sul fronte occidentale”. Niente di nuovo nel constatare che lo scenario descritto dall’autore tende a ripetersi con immutata ferocia anche ai nostri tempi vieppiù calamitosi. Ormai infatti ben poco di quanto traspare dalle pagine del romanzo si distingue, nel confronto a distanza, dal dramma di cui siamo impotenti testimoni oggi. Se l’opera dello scrittore era un implacabile atto d’accusa contro l’infamia della guerra, ora la sua più recente versione cinematografica, giustamente premiata con quattro statuette nella notte degli Oscar, la notte degli outsider, porta alla stessa conclusione Tra il rombo crescente dei cannoni, la rinnovata corsa al riarmo e la rinascita di posizioni belliciste, rischiano in realtà di minare inesorabilmente la causa della pace con conseguenze inenarrabili. Ovunque crescono le inquietudini per le sorti dell’umanità e chi perora la fine delle ostilità prova la sgradevole sensazione di essere una Vox clamantis in deserto. E non a torto. Gli sconsiderati attacchi russi potrebbero in effetti trasformare l’Ucraina in un deserto privo di vita se l’avvertimento che avvisa del pericolo incombente non sarà ascoltato.
TENSIONE. Era tra le voci più significative del coro che propugna l’avvento di un mondo migliore e degno di essere vissuto. Nel mezzo della temperie è morto a 88 anni lo scrittore Kenzaburo Oe, icona del progressismo e dell’anticonformismo giapponese. Ma non solo. Autore libero e scomodo e perciò avversato duramente dai nazionalisti, era famoso nel mondo per il suo instancabile ruolo di pacifista impegnato che ha incontrato da vicino la mostruosità della guerra nucleare. Aveva infatti dieci anni quando venne sganciata la bomba su Hiroshima e il ricordo indelebile di quella terribile esperienza ha guidato tutta la sua vita di scrittore di fronte a una realtà alienante. La tensione morale che attraversa l’intera sua opera gli è valsa – secondo giapponese dopo Yasunari Kawabata – il Nobel della letteratura nel 1994. Il prestigioso riconoscimento premia, nella motivazione dell’Accademia svedese, la sua forza poetica e la straordinaria profondità nello scandagliare la situazione umana attraverso le sue infinite sfaccettature. Il tutto sorretto dal totale rispetto per la vita degli altri.
Renzo Balmelli da L’avvenire dei lavoratori
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Mi chiedo come sia possibile dissentire da queste considerazioni così limpide, esemplari e lungimiranti. Eppure non mancano i dissenzienti anche su questa rivista online. Il mondo è bello perché è vario, o è brutto perché tutti, ma proprio tutti, hanno il diritto di dire la loro? Non sarà che qualcuno approfitti un po’ troppo della libertà di parola sancita dalla nostra Costituzione democratica e antifascista nata dalla Resistenza?