I diritti civili hanno stufato

No, non sono impazzita, e neppure sono stata folgorata da Pillon sulla via di Bergeggi.
Sono ancora quella che è scesa in piazza per il diritto all’aborto, e prima ancora per il divorzio, anche se in questo caso ero troppo giovane per votare al referendum.
Sono quella che ha fatto i girotondi femministi in piazza, e non ha mai rinnegato questa appartenenza. Che ha messo, quando ancora non era di moda, personaggi transgender, asessuati, bisessuali nei suoi racconti e romanzi, trattandoli con attenzione e rispetto.
Allora, a che pro questo titolo “clickbait”? (Mi scuseranno i ministri italofoni).

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È che sono stanca di ipocrisia, di fiere parole al vento, di prese di posizione velleitarie, e soprattutto, prive di rischio di trasformarsi in qualcosa di concreto.
Argomenti sacrosanti, a forza di trattarli continuamente con sussiego, arie da maestrini didattici e didascalici, superiorità intrinseca, senza mai, e dico mai, arrivare al dunque, ma come una sorta di sottofondo obbligato privo di conseguenze, finiscono per diventare odiosi ai più, specie a quelli che si dibattono fra problemi ben concreti (mi si scusi il populismo), e per dare indirettamente ragione alle destre, almeno a quelle non becere, ma più intellettuali. Sì, non ci crederete, ma esistono.
Sta diventando tutto un balletto: Tizio dice una cosa, Caio gli dà addosso per contratto, i sostenitori di Caio ironizzano, i sostenitori di Tizio insorgono e lodano la presa di posizione con aria adorante e compresa… ma in concreto, in sostanza, nei fatti? Il nulla.
Allora, io non ci casco più. Allora, io non lodo il “gesto simbolico”, sentendomi abbondantemente presa in giro.
C’è bisogno di ben altro.
Pensate se, all’epoca del divorzio, appunto, dei Sindaci o altri esponenti politici si fossero messi a celebrare divorzi simbolici, esprimendo sostegno all’istanza, ma senza mai, e dico mai e poi mai, esporsi a legiferare in merito.
Se non ci fossero state in Parlamento battaglie concrete, su leggi chiaramente ideologiche e di posizioni ben precise, articolate, documentate, ma ci si fosse limitati al “divorzino”, a surrogati che non scontentassero nessuno, per poi finire per non approvare neppure quelli.
Altri tempi, altre tempre, altra opinione pubblica. E pensare che la presa della religione, delle sue armi di pressione e dei suoi organismi di potere era ben più forte, allora. Eppure, si progrediva, si difendeva la laicità. Ora si traccheggia, su qualsiasi argomento sensibile, persino quando è la stessa Corte Costituzionale a prendere posizione in merito, a chiedere di legiferare.
Ora, si solletica il proprio elettorato con tante parole, che tanto le parole non costano, distraggono e fanno prendere tempo.
Non stiamo solo parlando di diritti delle minoranze lgbt ecc., di vivere in piena libertà le loro scelte come qualsiasi altro cittadino, parliamo anche di altri temi, come l’eutanasia, il suicidio assistito, il testamento biologico.

Non si va oltre i teatrini e il traccheggiare, il rimandare, il leggiferucchiare.
Di contempo, le manie angloamericane sul politically correct e la cancel culture stanno raggiungendo livelli grotteschi, distruggendo l’arte, la letteratura, il cinema, la comicità, tutto ciò che per sua natura e per essere efficace deve essere vibrante di incorretto, proprio per suggerire il suo contrario, non per imporlo.
Di questo passo, anche qui, la destra continuerà a stravincere. Non a caso i più fieri, e all’epoca meritevoli, difensori dei diritti civili, i radicali, sono finiti nell’orbita del più acceso liberismo. E quel che resta della cosiddetta sinistra li segue a ruota. Non si combatte l’oscurantismo finto sovranista, in realtà ben ossequioso dei dettami liberisti, condito con un po’ di becera intolleranza, con un liberismo altrettanto rigoroso e privo di compensazioni sociali. Fingendo di essere ancora sinistra.

Elly Schlein

Io non credo minimamente, tanto per capirsi, all’effetto Schlein. Chi l’ha votata magari ci credeva, e lo capisco eccome, ma ha fatto solo un favore al gattopardismo.
Poi magari verrò smentita, e non chiedo di meglio. Ma al momento, dubito.
Quel che impera, è la politica dell’esibizione, dell’apparenza, della scena, delle contrapposizioni più o meno fasulle. Con danni, però, ben concreti in sottofondo.
Chico Mendes diceva: l’ambientalismo senza lotta di classe è giardinaggio.
Io, ben più modestamente, dico: i diritti civili senza diritti sociali sono trastulli da ricchi snob.
Perché ce lo vedete uno o una (fatemi tralasciare gli orridi asterischi e schwa) che guadagna tre euro e novantasei l’ora, a decidere con il suo compagno/la sua compagna o quel che l’è, di ricorrere alla fecondazione assistita o all’utero in affitto (che poi quella è pratica orrida, ma bisognerebbe parlarne a parte) per avere un figlio?
Tre euro e novantasei l’ora. Di recente è stato accolto il ricorso di una lavoratrice che prendeva questa paga invidiabile, dichiarata anticostituzionale, e altri ricorsi arriveranno.
Ma il fatto eclatante, è che sembra questi compensi principeschi avessero l’avallo di un contratto firmato dai sindacati. Ecco parte del problema: la collusione pluridecennale di chi, i lavoratori, avrebbe dovuto difenderli. E la Costituzione pure.
Allora, andando al sodo: Schlein propone il salario minimo perché ci crede, oppure perché sa che tanto con un governo di destra resterà lettera morta, e intanto lei fa bella figura “a gratis” e ruba la scena a Conte?

Nel primo caso, ben venga. Nel secondo, siamo ancora dalle parti del solito teatrino inconcludente. Ricordiamoci che quando durante il governo 5 stelle-PD fu proposta una legge in merito, il PD la affossò.
Allora, se per i diritti civili ci saranno prese di posizioni forti, leggi da difendere, referendum o altro, ci sarò. Idem per i diritti sociali altrettanto importanti. E spero che saremo in tanti, finalmente compatti e organizzati, a esserci.
Nel frattempo, lasciatemi essere indifferente, o al più infastidita, di fronte a tutte queste esibizioni prive di sostanza, che nascondono ben altre e gravi manchevolezze politiche e amministrative.
Mi spiace, a lodare e incensare e approvare, non ci casco proprio, da vecchia scorbutica qual sono.

Milena Debenedetti

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