I bei tempi senza social

I BEI TEMPI SENZA SOCIAL
Da L’Eco il giornale di Savona e Provincia

  I BEI TEMPI SENZA SOCIAL

 Siamo sempre a lamentarci.

Ma invece di guardare il tablet perché non osserviamo il cielo e gli astri che brillano?
Perché non usciamo per incontrare gli amici?
Perché non facciamo una passeggiata dove si sente il profumo del mare?
Magari qualcuno s’incontra.
Magari riusciamo a trovare il coraggio di parlare con lei.
Sono mesi che la guardiamo da lontano sperando nell’incontro, nel caso, nel destino.
Oppure sdraiamoci sul prato e parliamo coi grilli.
Scriviamo lettere a mano, in bella calligrafia, con la firma in gotico.

Ma perché invece non la smettiamo?
Tutti ad inneggiare alla purezza, ad un ritorno alle origini, al contatto autentico, ad una sorta di vita bucolica.
La vergogna di essere davanti ad uno schermo.
E perché mai?
Si biasima la scrittura in favore della parola.
Si censura la tecnologia in favore della stalla, dei vespri, delle notti silenziose.
Si è bello, è vero. Infonde un senso di pace che manca, di cui talvolta abbiamo bisogno.
Ma siamo noi a non essere più li.
Ci siamo andati noi al di là di quel tempo.
Abbiamo camminato, attraversato, conquistato.
Abbiamo subito mutazioni e ribaltamenti di bisogni e necessità.
Abbiamo anche perso, come succede per ogni crescita.
Siamo andati oltre perché è cosi che funziona la vita. Lei passa, supera e lascia il segno.
Ad ogni passaggio un’eredità, ad ogni generazione un lascito.
Inutile l’ipocrisia che era meglio quando si stava peggio.
Non si torna indietro.
A volte neanche col pensiero.

Ogni epoca ci appare la più difficile perché la sentiamo addosso, la respiriamo.
Come i nostri nonni quando vivevano di sogni e velocità che in parte abbiamo realizzato noi. E pure grazie a loro.
Ogni epoca, con la sua cultura, produce frutti.
Nell’era del social, che ci è esploso fra le mani, che ci ha risucchiati senza permetterne la percezione, abbiamo capovolto la comunicazione, l’abbiamo vestita diversamente.
E ci è anche piaciuto farlo. Parecchio.
Perché il rapportarsi è immediato, le distanze non si sentono, i rossori non si avvertono e se capitano, nessuno li vede.
Il social mitiga la timidezza, nasconde l’ansia che ci frena, che ci fa sentire inadeguati, che porta alla rinuncia. Ed è potentissimo.
E’ il bicchiere di vino che abbatte le barriere.
La sbronza che ci rende capaci.
Lo sbaglio è usarlo come fine e non come mezzo, è non comprenderne l’utilità, è l’usarlo per fini lucrosi o criminosi.
Ma non è lui. Siamo noi. Siamo sempre noi.
L’errore vero è non capire che la tastiera va usata per oltrepassarla, per andarne oltre.
E’ usandola con buon senso che si riscopre il cielo.
Non riusciamo più a farlo da soli. Non più. Inutile negarlo.
E’ attraverso un mezzo che riscopriamo gli altri.
E’ con questo che ne troviamo il tempo e, forse, anche la voglia.
E’ cosi che ora si conosce ed è cosi che si riesce a mantenere.
Anche con questa modalità si comprende l’orrore, ma anche la meraviglia.
Non ho nostalgie del passato e non conosco il futuro.
Voglio il mio tempo.
E senza i mezzi che questo tempo mi ha concesso sarei forse molto più povera anche di informazioni e conoscenze bellissime.
Il mare, i tramonti, le stelle, gli incontri di occhi negli occhi sono solo il passaggio successivo.

Sta a noi.

 

Loretta Ramognino da l’Eco – il giornale di savona e provincia

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