Genealogia del Liberty

GENEALOGIA DEL LIBERTY
Qualche notizia storica sulla nascita di questo movimento artistico di fine Ottocento e primo Novecento, riguardante non solo l’ architettura, l’arredamento e le arti applicate in genere ma anche la pittura e la grafica

GENEALOGIA DEL LIBERTY

Si susseguono su “Trucioli savonesi” gli interventi riguardo al  recupero di Villa Zanelli: domenica scorsa ne ha scritto, con cognizione di causa, il consigliere regionale  Andrea Melis, del MoVimento cinque Stelle – che non ha comunque perso l’occasione per denunciare la strumentalità elettoralistica  del tardivo  interessamento  del Partito Democratico alla questione del restauro del parco e della  villa Liberty savonese e l’operazione propagandistica “in chiave buonista” del vice sindaco Di Tullio, che ha proposto su facebook “provocatoriamente una pulizia del parco coinvolgendo la cittadinanza”; iniziativa che sarebbe anche da prendere in considerazione, osserva Melis, se provenisse  “da una amministrazione e da una forza politica che negli anni avesse dimostrato ogni sforzo per salvare il bene, non svendendolo ed anzi recuperandolo”, ma, dato che la proposta viene dal Partito Democratico, è senz’altro da respingere con sdegno.  Vista e considerata  la viva attenzione suscitata dagli ottimi e meritori reportage, anche fotografici, di Massimo Bianco sulla Savona Liberty, non sarà fuori luogo qualche notizia storica sulla nascita di questo movimento artistico di fine Ottocento e primo Novecento, riguardante non solo l’ architettura, l’arredamento  e le arti applicate in genere ma anche la pittura e la grafica (si pensi soltanto ad artisti come l’austriaco Gustav Klimt o gli italiani Giovanni Boldini e Galileo Chini).


“Stile Liberty” (o anche “stile floreale”) è la denominazione italiana di questa nuova  modalità stilistica, definita

Modern Style in Inghilterra e negli Stati Uniti, Art Nouveau in Belgio e in Francia, Jugendstil in Germania, ecc. , come è già stato ricordato. Liberty, per la cronaca,  è il nome, o meglio, il cognome di Sir Arthur Lasenby Liberty (1843 – 1917), il titolare di una ditta di arredamento che aprì a Londra, nella seconda metà dell’Ottocento, la East India, una specie di grande magazzino in cui si vendevano, in un primo tempo, tessuti orientali e oggettistica giapponese, e che, in seguito, cominciò a produrre in proprio una varietà di sete e di lane pregiate; nel 1880 aveva  allargato la gamma dei suoi prodotti  ai mobili, ai tappeti, alle porcellane e alle ceramiche, diventando così un centro di irradiazione del nuovo stile.


Ma la vera affermazione del nuovo stile archtettonico in Europa si ha con la Casa Tassel, costruita a Bruxelles da Victor Horta (1861 – 1947), nel 1893, primo mirabile esempio di Art Nouveau e punto di riferimento per il successivo, rapido sviluppo e diffusione in Europa delle idee innovative dello stesso  Horta e di un altro grande artista e architetto belga: Henry Clement Van De Velde (1863 – 1957). Caratteristica della Casa Tassel è la fusione perfetta tra gli elementi decorativi e quelli funzionali; è un edificio ideato  come un’opera d’arte totale in cui tutto – dalle superfici murarie, alle grandi finestre con i loro infissi, alle componenti strutturali in ferro o in pietra, alle vetrate del bow-window – concorre all’armonia dell’insieme. Soprattutto nell’interno della casa si può ammirare la perfetta fusione tra ornato e strutture funzionali: è famosa la stupenda scala che si snoda dall’ingresso ai piani superiori, con la sinuosa ringhiera in ferro battuto e quelle graziose colonnine che si proiettano diramandosi verso la volta, in sintonia con le decorazioni alle pareti e del soffitto e della pavimentazione a mosaico.

 

In Italia il Liberty si affermò inizialmente  a Torino, in seguito alla Prima Esposizione

Internazionale di Arte Decorativa Moderna nel 1902. Motivo conduttore di questa esposizione era l’idea, già cara al poeta, scrittore  e critico d’arte britannico William Morris, che le arti decorative (e le arti in generale) dovessero riguardare la vita di tutti, sfumando la distinzione tra arte accademica e artigianato popolare, nella convinzione che così lo strumento d’uso quotidiano come l’arredo urbano, così l’esterno come l’interno dei palazzi e degli edifici pubblici e privati, così il mobilio come le tazze, le brocche,  i bicchieri, i lampadari, i candelabri, le cornici degli specchi e dei quadri, le porte e le maniglie avessero, oltre che una evidente finalità pratica anche un’importante finalità educativa rispetto  al gusto estetico della popolazione, e quindi al progresso culturale e morale, oltre che della ricca borghesia industriale anche delle classi subalterne e lavoratrici.

 Casa Fenoglio-Lafleur

Tra i promotori del nuovo stile spiccano le figure di Raimondo D’Aronco, architetto friulano ma operante anche a Torino, degli ingegneri-architetti torinesi Annibale Rigotti, Pietro Fenoglio e del suo allievo e collaboratore Gottardo Gussoni, il progettista, come sappiamo, della “nostra” Villa Zanelli. Il più importante di questi artisti-ingegneri è senza dubbio Pietro Fenoglio.

Alle sue opere torinesi, a cominciare dalla Casa Fenoglio-Lafleur, per rimanere nell’appassionante tema del Liberty in Italia, dedicherò i miei prossimi articoli.

FULVIO SGUERSO

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