Horror δημου

Horror  δημου
(Orrore del popolo)

Horror  δημου
(Orrore del popolo) 

Democrazia (in greco δημοκρατια) significa governo del popolo. È questa tra le parole più usate e abusate dai politici per legittimare, nella veste di rappresentanti del popolo stesso, il proprio potere. Tuttavia, col progressivo venir meno della loro autorevolezza, e con la conseguente incapacità di far accettare misure magari impopolari ma giovevoli alla salute della collettività, i governanti hanno finito col conquistare il consenso soltanto allargando la base delle proprie clientele e dell’elargizione di favori.

Per arginare in qualche modo questo ribaltamento verso un governo delle clientele e lo spasmodico mercanteggiamento di voti, si sono venute imponendo delle istituzioni schermate da ogni interferenza politica. Se il Novecento aveva raggiunto lo scopo di evitare il governo del popolo mediante l’installazione di ferree dittature, il secolo presente ha pensato di raggiungere lo stesso obiettivo affidando il governo dell’economia, su cui maggiormente si appuntavano gli appetiti dei politici, ad organi esterni, sganciati e blindati da ogni ingerenza politica e popolare. Organi quindi orgogliosamente non elettivi e, per ulteriore maggior autonomia, addirittura privati.

Insomma, le istituzioni pubbliche, riconosciutesi incapaci di frenare i propri impulsi, si rimisero nelle mani di “autorità” superiori; tanto super partes che venne loro delegato il compito di trattare ciò che costituisce il frutto delle attività di una nazione: la sua moneta. Che poi una SpA privata, quale la Banca d’Italia divenne quando si sganciò dal Ministero del Tesoro, e poi la BCE, somma di altrettante banche centrali nazionali, avessero come ovvio traguardo il profitto anziché l’esercizio di funzioni di interesse pubblico senza scopi di lucro, apparve secondario. L’importante era che tutto ciò che avesse a che fare col denaro esulasse dalle competenze dei governi, che quindi avrebbero potuto varare le misure più gravose addebitandone la responsabilità “alla BCE o alla UE”. Per giungere a questa aberrazione si architettò il Trattato di Maastricht, concluso sopra la testa di tutti i cittadini europei; ed oggi ci ritroviamo con un’Italia commissariata da istituzioni internazionali che peraltro hanno ampiamente dimostrato sin qui la loro incapacità di salvare le nazioni in difficoltà con le loro ricette rapaci e depressive.

 I sedicenti politici democratici temono il giudizio popolare, credendo nell’equivalenza popolo=volgo, mentre fidano ciecamente nelle direttive provenienti dall’alto di una casta transnazionale, tutelata anche giudizialmente da ogni responsabilità per le misure che impongono: privata di fatto, ma pubblica quanto a scanso di responsabilità.

In sostanza, sotto parvenze democratiche, chi davvero comanda è un gotha di illuminati che nessuno conosce e nessuno ha eletto: BCE. UE, FMI, Banca Mondiale, WTO (Commercio), affiancati da organismi consultivi, altrettanto riservati, quando non addirittura segreti, come il Club Bilderberg, il Forum di Davos, la Commissione Trilaterale et sim.

Chi decide le sorti del mondo se ne guarda bene dall’aprire le sue porte ai comandati; e figurarsi se se ne fa addirittura eleggere. Le elezioni politiche servono solo a dare alla gente l’illusione di partecipare alle decisioni di vertice, alle quali in verità non hanno accesso neppure i politici, sia che ci concedano la facoltà di sceglierli, sia che li impongano le segreterie dei partiti. L’esito del G20 di Cannes non fa che confermare il vassallaggio delle nazioni a questa casta di tecnocrati, con l’Italia ridotta al rango di sorvegliata speciale.

Morale: i politici ben volentieri si sottopongono alle periodiche tornate elettorali, che cambiano poco o nulla perché lasciano loro arbitri di legiferare per l’intera durata del mandato. Ma guai a parlare di referendum, specie economici, che hanno il grosso difetto di eliminarli come intermediari, per lasciar parlare in forma diretta il popolo sovrano. I greci entrarono nell’euro per volontà politica, non popolare; e addirittura grazie a bilanci falsi, redatti con la “consulenza“ della solita Goldman Sachs. Quanto a noi, qualcuno ci ha mai chiesto se volevamo entrare nell’UE, o se volevamo passare all’euro? Forse avremmo detto di sì a entrambi, tanto ci avevano riempito la testa dei loro pregi. Ma, vista l’inflazione reale che ne è seguita, se il governo indicesse un referendum oggi, non sarebbe più così sicuro di vincerlo. Per questo i referendum vengono costantemente boicottati, specie dopo aver visto gli esiti degli ultimi, che hanno sconfessato un governo teso soltanto a durare, per schermare il premier dai suoi processi e per dotare i parlamentari di un sicuro e ricco vitalizio, mentre gli italiani impoveriscono ogni giorno di più.

 Marco Giacinto Pellifroni             6 novembre 2011   

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