Gruppi giovanili spontanei savonesi
SEGNALI DI VITA A SAVONA
UN’INDAGINE SUI GRUPPI GIOVANILI SPONTANEI DEL SAVONESE
A cura di MARCO FANNI
le prime cinque interviste in ordine casuale
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SEGNALI DI VITA A SAVONA
UN’INDAGINE SUI GRUPPI GIOVANILI SPONTANEI DEL SAVONESE
A cura di MARCO FANNI
Le prime cinque interviste in ordine casuale
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Segnali di vita a Savona” è il risultato della raccolta di una serie d’interviste fatte sul territorio. Qui di seguito le prime cinque interviste in ordine casuale. |
1 RAINDOGS CONTATTI: MAIL slumphank@yahoo.it MYSPACE www.myspace.com/raindogshouse FACEBOOK: raindogs house intervista con MARCO TRAVERSO |
Chi siete (nome e cognome), quanti siete, età media, occupazione. Siamo io(Marco), Zibba e numerosi altri ragazzi che ci danno una mano. Quelli che si impegnano di più sono circa 6-7 persone, io in particolare lavoro al Raindogs a tempo pieno, mentre per tutti gli altri il circolo è una seconda occupazione. L’età media è tra i 25 e i 30 anni. Quando e perché è nato il Raindogs? Di cosa si occupa? Il Raindogs è nato nel marzo 2007. Il nome riprende il titolo di un famoso e straordinario disco di Tom Waits, e significa cani bagnati, randagi. Durante tutto l’anno cerchiamo di proporre musica di qualità, in particolare blues e folk, invitando musicisti da qualsiasi parte del mondo. Ci capita anche di tenere spazi per le realtà musicali locali, dando spazio alle band nostrane che ci chiedono di suonare. Cerchiamo sempre di mantenere una certa linea musicale, non invitando band che non abbiamo ascoltato a fondo: è la qualità il punto su cui battiamo di più. D’estate noi siamo chiusi ma cerchiamo sempre di dialogare con i comuni e di cercare sponsor per fare attività anche in questa parte dell’anno. Qual è la vostra filosofia? La motivazione che ci spinge è di riuscire a dare spazio alla musica che ci interessa e che a Savona non c’era prima, cercando così di colmare una lacuna. La passione che ci ha unito è quella per il blues, il folk, ed il rock, ed abbiamo cercato di creare uno spazio dove questo tipo di gusto fosse respirabile, dandoci una caratterizzazione specifica anche attraverso l’arredamento del locale. Si vuole anche dare un’opportunità alle band della zona che fanno questi generi. Il motto del Raindogs potrebbe essere “Musica, Arte e Barbera”. A chi vi rivolgete? Ci rivogliamo ai “cani randagi”, a chi non ha bisogno di andare a fare il fighetto in discoteca, a chi beve vino e ama la buona musica, a chi tra un bicchiere e l’altro abbia voglia di salire su un palco a declamare una poesia o semplicemente sfogarsi. Non c’è un’età richiesta per venire al Raindogs: l’offerta è rivolta a chiunque abbia voglia di passare una serata a seguire il tipo di proposta musicale che portiamo avanti. Una particolarità del Raindogs è che è frequentato da molti “forestieri”: e in particolare c’è gente che viene da Genova, dal Ponente, come anche dal basso Piemonte. Per alcuni eventi abbiamo messo le locandine anche a Milano e Torino. Parlaci di alcune delle vostre iniziative passate. Senza ombra di dubbio, grazie al duro lavoro che abbiamo svolto durante questi anni tra le mura del circolo, la più grande soddisfazione è stata quella di portare a Savona presso la fortezza del Priamar due mostri sacri quali Johnny Winter e Jack Bruce! Che formato giuridico avete? Siete non profit o a scopo di lucro? Siamo un circolo culturale senza scopo di lucro e siamo associati ARCI. Con la speranza però, per chi ci lavora, di riuscirsi a pagare uno stipendio, perché per noi è un impegno a tempo pieno. Quello che è più importante è il mantenimento dell’attività, che cerchiamo di far resistere pur senza proporre cose commerciali come concerti di tribute band o altre formule a incasso sicuro, come le serate reggae ad esempio, che però non hanno certo bisogno di trovare nuovi spazi nella nostra zona. Come promuovete le vostre attività? La promozione la facciamo attraverso internet, Facebook, MySpace, ed i flyers. Le radio, La Stampa e Il Secolo XIX considerano abbastanza le nostre proposte, che ricevono spesso visibilità. Internet secondo me è un’arma a doppio taglio: riesci senz’altro a martellare di più, però la gente magari si rompe prima le scatole: quanti messaggi od inviti di Facebook vengono veramente letti prima di essere eliminati? Come sopravvive il Raindogs? Le entrate del Raindogs provengono dalle consumazioni, dai biglietti e dalle quote dei soci. Come la maggior parte delle associazioni attive a Savona siamo affiliati ad Arci, e questo ci consente di offrire al pubblico una proposta musicale dove la qualità non è costretta a soccombere di fronte a una logica di tipo commerciale. Beneficiando degli sgravi fiscali di cui dispongono i circoli Arci siamo finora riusciti nell’intento di tenere bassi i prezzi delle consumazioni (birra a 3 euro). Ci sono possibilità effettive di fare della vostra attività una occupazione a tempo pieno? Sì, anche se è dura… io mi auguro di sì. Che rapporti avete con altri gruppi di persone, associazioni, circoli? Per quanto riguarda le altre realtà musicali, ho trovato interessante che il Ju-Bamboo abbia riaperto. Però per aprire con una programmazione simile… diventa poi difficile collaborarci. La loro proposta musicale non può essere messa in correlazione con la nostra. Apprezzo invece molto DreaminGorilla, che è un gruppo di ragazzi giovanissimi ma molto appassionati e che stanno dimostrando in questo periodo di cosa sono capaci. Tra i circoli Arci abbiamo recentemente collaborato positivamente con Filmstudio e Truelove. Quali sono i vostri rapporti con le amministrazioni locali e che opinione avete della collaborazione con esse? Col comune di Savona c’è un rapporto di collaborazione piuttosto stretto. Con i comuni limitrofi i rapporti variano, a seconda del variare delle giunte; in linea di massima cerchiamo però di prescindere dalle idee politiche. A mio modo di vedere un’assessore come Molteni quanto meno di idee ne ha: è uno che cerca davvero di fare qualcosa per la cultura. Poi, certamente, un margine di miglioramento esiste sempre ed è auspicabile. Diteci la vostra opinione su cosa offre la città in termini di spazi per i giovani sia dal punto di vista culturale che dell’intrattenimento. Parlando di musica, gli spazi sicuramente mancano, ma è anche la voglia di fare secondo me che si è un po’ persa. Una volta si suonava in qualsiasi situazione, in qualsiasi modo… Oggi, sia ben chiaro, è giusto che si richieda l’esistenza di strutture adatte, ma bisogna anche essere disposti a suonare, deve esserci la voglia. Poi se una situazione trova le forze per nascere e inizia a funzionare, è giusto che riceva sostegno. Savona, giovani, cultura, intrattenimento. Cosa funziona e cosa bisognerebbe cambiare? Andrebbe recuperata una cultura dell’ascolto della musica, una cultura che si è andata molto perdendo. Una cosa che ritengo positiva potenzialmente è il progetto delle ex Officine Solimano: è importante perché quattro diversi gruppi si son messi insieme per ottenere qualcosa, e potenzialmente l’offerta culturale potrebbe risentirne positivamente su vari fronti. Diteci i vostri progetti ed ambizioni per il futuro. Auspichiamo in futuro di arrivare con questi generi più “difficili” che proponiamo anche a persone più giovani. Per quanto riguarda le officine Solimano, vedremo come procederà. |
2 LA COSCA CONTATTI: MAIL: lacoscasoundsystem@yahoo.it FACEBOOK: lacoscasoundsystem Intervista con GIOVANNI ASTENGO e DAVIDE PALLANCA |
Chi siete (nome e cognome), quanti siete, età media, occupazione Questo succede nelle grandi città con le associazioni che sono nate. Perché ciò non avviene a Savona? |
3 OOKI OOKI CONTATTI: MAIL: ookiooki@hotmail.it SITO: www.ookiooki.com FACEBOOK: ookiooki Intervista con MARCO DISEGNI e LUCA NOVARO |
Chi siete (nome e cognome), quanti siete, età media, occupazione Siamo in quattro: Daniele (Dany Le Moor), Marco, Elena(Ellenbeat), Luca. L’età media è intorno ai 25 anni. Alcuni di noi lavorano, altri studiano. Attorno a Ooki Ooki gravitano altre 10 persone di supporto tra cui gruppi come Naughty e BeHonest. Quando e perché è nato Ooki Ooki? L’esperienza da cui provenivamo io e Dany era quella del DLM Group (1998). Siamo nati nel 2006 dopo una stagione estiva al Gilda di Varazze. La conclusione a cui eravamo arrivati era che la disco “pura”, di vecchio stampo, non ci interessava più: un ambiente dove si finisce spesso per etichettare le persone in base all’abbigliamento e in base al genere musicale. Abbiamo deciso così di dare una svolta e cambiare registro. Di cosa si occupa Ooki Ooki? Con Ooki Ooki organizziamo serate ed eventi incentrati sulla musica e sull’aggregazione delle persone. I generi musicali che amiamo sono principalmente la house e l’elettronica. Cerchiamo di puntare molto sulle persone e sulle risorse locali, e vogliamo mescolare i generi musicali anche lontani tra loro, rimanendo comunque nell’ambito elettronico. Qual è la vostra filosofia? La nostra filosofia può riassumersi in questo: low-cost, contaminazione, e valorizzazione delle energie locali. A chi vi rivolgete? A tutti, senza etichette. Parlateci di alcune delle vostre iniziative. La prime serate di Ooki Ooki le abbiamo fatte a Capotorre (Albisola Superiore). Quello che avevano di innovativo era che l’ingresso era gratuito e non c’erano i buttafuori: la selezione avveniva per così dire dall’interno. Adesso la formula è parecchio diffusa, ma fino a qualche anno fa una serata con queste caratteristiche non esisteva. Abbiamo incominciato ad inglobare diverse tendenze: hip-hop e rap, dance, house. L’esperienza delle serate al BESITO di Albisola (2007) è stata una di quelle che ci ha dato di più. Purtroppo si è conclusa anzitempo, probabilmente perché dava fastidio che ci fosse troppa gente. Il posto era arredato bene, in modo innovativo e c’era gente davvero varia, inoltre era l’unico posto alla mano aperto a tarda ora: il clima era molto sereno, dove le persone potevano entrare ed uscire liberamente ed ascoltare musica in riva al mare. Per due anni, nella stagione invernale, abbiamo organizzato i sabati sera al TAKABANDA di Varazze (2008-2009). Il successo riscosso è sempre stato buono, perché offrivamo alla gente la possibilità di divertirsi in maniera diversa dalla solita discoteca e ad un costo accessibile a tutti, anche ai più giovani. Tra le altre cose fatte che ricordiamo con piacere c’è l’iniziativa “WE ARE THE CHILDREN”, un’iniziativa benefit di quest’anno che vedeva la collaborazione nostra, di Naughty, Be Honest e Panico Eventi, di alcuni dj del gruppo di Gianluca Sunny People. Durante la serata di beneficenza è stata allestita una mostra fotografica sul tema della solidarietà. Purtroppo l’iniziativa poteva andare molto meglio, perché la gente non ha risposto con l’entusiasmo che speravamo ed anche le istituzioni non hanno fatto granché per supportare pubblicitariamente l’iniziativa. Quest’estate abbiamo lanciato “LA GRANDE ONDA”, un ciclo di serate all’Ultima Spiaggia di Albisola Superiore, al giovedì sera. Nonostante un po’ di problemi col meteo, le serate sono andate davvero bene, con 400 persone a volta e molto entusiasmo tra le facce dei partecipanti. Collaboriamo con Riviera Gang per le serate del martedì alla Capannina di Alassio e quelle del venerdì alla Suerte di Laigueglia. Che formato giuridico avete? Attualmente siamo semplicemente un gruppo di fatto. Come promuovete le vostre attività? Utilizziamo internet, Facebook, gli sms, e mandiamo i PR sulle spiagge ed in città a volantinare. La Radio non l’abbiamo mai usata: costa troppo ed è ormai un mezzo un po’ obsoleto. Qualche volta alcuni nostri eventi sono finiti sui giornali, ma è una cosa che capita solo in dipendenza di quello che riescono a fare i gestori dei locali per comparire in un articolo. Abbiamo avuto un articolo quando abbiamo organizzato i Campus Day (2007 e 2008). Quali spese vi trovate a dover sostenere per Ooki Ooki? Le principali uscite che abbiamo sono dovute alla preparazione e promozione di eventi e serate: stampa di flyer e locandine, acquisto dei gadgets, spese di allestimento e di scenografia, telefono ed altre spese organizzative. Ci sono possibilità effettive di fare della vostra attività una occupazione a tempo pieno? Le spese che abbiamo le copriamo noi stessi, e poi dividiamo gli eventuali avanzi quando ci sono, lasciando sempre se possibile qualcosa da parte per le attività future. Organizzando serate, per “viverci” devi entrare nella mentalità commerciale “ufficiale” delle discoteche. Poi metto le mani avanti, qualche marchetta l’abbiamo fatta anche noi… Ma allo stato attuale quello che facciamo non ripaga. A mio modo di vedere prossimamente possono cambiare le cose: la filosofia dell’apertura e della contaminazione secondo noi sarà lo standard futuro e la base di ragionamento di chi riuscirà a guadagnare di ciò che fa. Che rapporti avete con altri gruppi, associazioni, circoli, locali? Nel rapporto con i gestori dei locali, facciamo il possibile per sceglierci quelli con cui possiamo trovarci meglio: andiamo noi a cercarli. In zona collaboriamo con gruppi come Panico Eventi, e con ragazzi più giovani (tra cui Naughty). Abbiamo all’attivo una collaborazione con Truelove. Andando fuori Savona collaboriamo con Riviera Gang di Gianluca Sunny People (al quale dobbiamo davvero molto). Quali sono i vostri rapporti con le amministrazioni locali e che opinione avete della collaborazione con esse? Non abbiamo avuto nessun rapporto ad ora. Se mi si domandasse per quale motivo non siamo mai andati a parlare con l’amministrazione… probabilmente è per un “muro” che ci blocca… magari è colpa nostra, ma il muro esiste. Crediamo che al di fuori della politica partitica, lo spazio sia pressoché zero. Il problema non è la “cattiveria” dei politici, ma il fatto che c’è troppa “barriera” e manca un interlocutore. Parlare credo che sia basilare, ma allo stato non ho idea di chi sia a Savona il referente per le politiche giovanili. Sarebbe auspicabile che il comune si occupasse ed incuriosisse di più delle varie realtà, e magari fosse la stessa amministrazione a chiedersi chi siamo. E’ brutto vedere che ci si ricorda dei giovani solo quando succede qualche casino o tira aria di elezioni… e questo contribuisce senz’altro ad alzare il muro di cui parlavo prima. Se la scelta fosse (rispettabilissima) di creare una città su misura per gli anziani, ben venga come politica: ma non mi sembra che si faccia nulla nemmeno per gli anziani. Diteci la vostra opinione su cosa offre la città in termini di spazi per i giovani sia dal punto di vista culturale che dell’intrattenimento. Semplice, gli spazi non ci sono. Savona, giovani, cultura, intrattenimento. Cosa funziona e cosa bisognerebbe cambiare? Di positivo posso dire che in Liguria il nostro è un ambiente ottimo e ci sono persone in giro molto valide come Antonello Love o Introvigne. Anche a livello di musica dal vivo la scena cresce, vedi gruppi come i Margot, gli Eazy Skankers ed altri ancora. In sostanza i “resident” fanno spesso anche meglio dei “guest” di fuori, anche se come dice il proverbio padroni in casa propria non lo si è mai. Un problema fondamentale è il fatto che è sempre forte il partito di chi lavora per sotterrare chi cerca di proporre qualcosa di alternativo: la gente ha un livello di tolleranza pari a zero di fronte a qualsiasi evento che comporti musica a volume elevato, e le amministrazioni fanno la loro politica e costruiscono il proprio consenso su questa intolleranza davvero incomprensibile. Il risultato finale di questo modo di ragionare sarà la scomparsa assoluta di gruppi spontanei di persone come noi, che con passione cercano di creare qualcosa di diverso per i giovani, i quali rimarranno senza alternative alla discoteca di vecchio stampo ed allo stare in casa. Diteci i vostri progetti ed ambizioni per il futuro. Vogliamo portare avanti sempre più collaborazioni con altre realtà e continuare a fare le cose con uno spirito positivo. |
4 DIETRO LE QUINTE CONTATTI MAIL info@dietrolequintesavona.it SITO www.dietrolequintesavona.it FACEBOOK stefano de felici Intervista a STEFANO DE FELICI |
Chi siete (nome e cognome), quanti siete, età media,occupazione Lo zoccolo duro di DLQ sono: Stefano De Felici, Enrico Bonino, Rino Alaimo, Sonia Cosco e Simone Colferai. Abbiamo età comprese tra i 26 e i 29 anni e siamo lavoratori. Quando e perché è nata l’associazione Dietro Le Quinte? Siamo nati nel 2005 per il piacere di formalizzare la nostra passione per le arti visive, e per trovare una via in cui canalizzare i nostri entusiasmi e le nostre energie. Di cosa vi occupate? Principalmente sviluppiamo progetti audiovisivi, e spesso i nostri lavori vanno ad osservare e ad intrecciare le criticità urbane e sociali. In questi 5 anni abbiamo sviluppato e collaborato ad organizzare eventi culturali, spettacoli teatrali multimediali, documentari,videoclip, cortometraggi di fiction e realtà. Qual è la vostra filosofia? Divertire, informare, intrattenere e stimolare il senso critico. A chi vi rivolgete? Possibilmente al maggior numero di persone possibili. Parlateci di alcune delle vostre iniziative. Se devo ricordare alcune delle realizzazioni che più ci rappresentano: “CACCIA GROSSA”, un documentario per rispondere alla crisi e al problema dell’informazione e dei media. E’ stato prodotto da Mimmo Calopresti e dalla CGIL Lombardia ed è nato un po’ come un rave party: si invitavano tutti coloro che possedevano una telecamera a seguire fino a Roma i partecipanti ad una manifestazione sindacale e riprenderli durante viaggio e manifestazione. Abbiamo in questo modo ricevuto, via mail, FTP e posta, materiale da circa 100 videoamatori. Il risultato è piaciuto ed ha vinto il primo premio per il miglior documentario al Festival “Italiani brava gente” di Firenze 2010 come miglior documentario ed è entrato in selezione ufficiale in importanti festival internazionali come il FIPA (Biarritz), il LIDF (Londra), il RIFF(Roma) e il Genova Film Festival. Tra gli altri lavori quelli sviluppati sul territorio savonese sono: -“GARCÍA” (2008),ispirato alla vita e alle opere del poeta Federico García Lorca un corto che è stato presentato al Festival di Cannes 2010, girato tra le spiagge di Albissola e le colline di Savona. -“CEMENTO ALL’INDICE” (2007) è stata invece una operazione crossmediale, contro la speculazione edilizia e il cattivo gusto a Savona, costituita da un calendario fotografico e da un documentario, in cui 12 savonesi noti (Freccero,Sanguineti, Lombezzi, Riolfo, Satragno ecc..) e meno noti indicano le zone della città colpite dal blob di cemento che invade il bel paese. L’ operazione ha funzionato e RETE4 ha trasmesso il documentario e successivamente è stato tra i 4 finalisti del Ischia Film Festival e Vincitore del primo premio “Visioni del Territorio”. -“TI RACCONTO” (2005-2006), un documentario realizzato col liceo magistrale in cui abbiamo tenuto corso pomeridiano per gli studenti. Girato al Priamar in un unico giorno, abbiamo raccolto 2 primi premi al Festival “Cortiamo” e al Premio “Perini”. -Una serie di 5 video virali sulla possibilità di smantellare o meno la spiaggia della Margonara, in collaborazione con il sociologo La Cecla; -“GHOST TRAIN”, un’operazione di video arte in collaborazione con H. R. Stamenov: progetto concettuale esposto a Monaco, Parigi, Milano, Firenze, e in Bulgaria. Che formato giuridico avete? Siete “non profit” o a scopo di lucro? Siamo un’associazione culturale di volontariato senza scopo di lucro. Come promuovete le vostre attività? Internet è l’unico mezzo a disposizione. Abbiamo un sito web dell’associazione. Come sopravvive l’associazione? Le fonti di sostentamento dell’associazione sono quelle del finanziamento pubblico o del finanziamento privato su specifici progetti. Io a Milano riesco a vivere come film maker (reportage, video servizi). Lavoro principalmente per CGIL e Camera del Lavoro. Anche un po’ di teatro, documentari e sempre più spesso pubblicità, perché è il settore più redditizio. Enrico lavora spesso a Genova. Ci sono possibilità effettive di fare della vostra attività una occupazione a tempo pieno? L’ attività con l’ associazione è parte integrante delle nostre attività professionali, ognuno di noi mantiene comunque dei lavori che segue singolarmente a Genova, Milano e Roma. Che rapporti avete con altri gruppi, associazioni, circoli? Collaboriamo da due anni col Cesavo, sviluppando progetti di comunicazione per associazione di volontariato, uno degli ultimi lavori è stato con l’AVIS di Alassio. Da due anni collaboriamo con l’ Associazione Balla Coi Cinghiali insieme ai quali quest’anno abbiamo organizzato la prima edizione di una rassegna cinematografica durante il festival tra il 19 e il 21 agosto 2010. Quali sono i vostri rapporti con le amministrazioni locali e che opinione avete della collaborazione con esse? I nostri rapporti sono tutti virtuali: ne abbiamo avuti tanti ma non hanno mai portato ad alcun protocollo d’intesa che si concretizzasse. Tuttavia non demordiamo con i prossimi progetti, perché speriamo che Savona non si sposti solo dall’immobilismo all’immobiliarismo. Io ho fatto un master finanziato dalla Comunità Europea presso il campus universitario di Savona a seguito del quale ho girato un documentario sulla Cooperativa Ferrero e sulla ceramica, che purtroppo non sono mai stati proiettati in nessun luogo. Ho presentato alcune proposte, ma non sono ancora state passate al vaglio decisionale. Noi si rimane fiduciosi e operativi. Diteci la vostra opinione su cosa offre la città in termini di spazi per i giovani sia dal punto di vista culturale che dell’intrattenimento. Noi siamo cresciuti andando al cinema e a teatro nell’ex “Astor”, che non occupa più l’ angolo tra via Pia e via Paleocapa, rimpiazzato da uffici e abitazioni; ballando ai concerti nell’area dell’ex Italsider, che non c’è più, sostituito da un albergo; giocando a pallone nel campetto delle aree ex Enel tra via Cimarosa e via Nizza, dove ora sorge un residence. La città è cambiata molto negli ultimi 10 anni e così anche gli spazi deputati all’incontro dei giovani, che sembrano sempre meno. E’ anche vero che in apparenza non si percepisce un fermento, una necessità espressiva da parte della popolazione più giovane che fatica ad esprimere la propria identità culturale, per quanto possa essere comunque precaria e “underground”. D’altra parte, meno spazi d’aggregazione equivale ad una maggiore difficoltà a incontrarsi e scontrarsi, a conoscersi. Savona, giovani, cultura, intrattenimento. Cosa funziona e cosa bisognerebbe cambiare? Sarebbero da importare dei giovani a Savona! Si può creare aggregazione giovanile lungo traiettorie di sviluppo che non siano sempre e solo quelle della costruzione di centri commerciali e dello sviluppo edilizio. Per questo è importante conoscersi, incontrarsi, fare rete e sforzarsi nell’immaginare una città che faccia emergere le vibrazioni che la attraversano. Vostri progetti e ambizioni per il futuro? Abbiamo in cantiere un progetto sulla gente e sul territorio savonese legati al “filo magico” dei vagonetti, il Festival del Fumetto con Giovanni Freghieri (uno dei primi disegnatori di Dylan Dog). |
5 SALAMANDER CONTATTI: MAIL: salamander@salamander.it SITO: www.salamander.it FACEBOOK: compagnia teatrale salamander Intervista con MARCO GHELARDI, SARA RAVETTA e SIMONA SCHITO |
Chi siete (nome e cognome), quanti siete, età media, occupazione. Marco Fanni
Continua la prossima settimana con altre interviste
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