GOVERNO, FISCO, AMBIENTE

GOVERNO
“Con una simile clausola [perdita della pensione in base ai contributi versati di € 50.000 nel caso di elezioni anticipate entro il 24 settembre prossimo], cascasse il mondo, il governo andrà avanti. E se crisi mai fosse, ci penserà san Sergio a scongiurarla: lui stesso è un capolavoro di continuità, primo presidente ad avere il doppio mandato.” 

Che Mario Draghi ne avesse le tasche piene di una carica così tribolata era noto da tempo. Conte gli ha dato l’occasione di tornarsene a Città della Pieve, come Cincinnato, magari in attesa di offerte altrettanto prestigiose ma meno ansiogene

Così scrivevo su queste pagine il 3 luglio scorso. Facile profezia; con Mattarella che respinge le dimissioni di Draghi, di fatto forzandone la volontà, chiara e ripetuta, di ritirarsi da un governo così eterogeneo, e lasciare finalmente agli italiani il diritto, troppo a lungo negato, di esprimere la formazione di uno nuovo. A quanto pare, siamo, di fatto, sempre più prossimi ai governi asiatici, con un presidente, degno erede di Napolitano, che decide (o almeno tenta), al posto del popolo, la compagine governativa. Secondo Mattarella, Draghi deve restare dov’è, a parole perché c’è la guerra ai confini dell’Europa, i fondi PNRR da utilizzare, la penuria prossima ventura, e così via. La ragione principe, però, è lo “spettro” di un governo di destra, sul cui reale europeismo e atlantismo permangono seri dubbi, nonostante le solenni dichiarazioni rassicuranti di Salvini e Meloni.
Quanto al “coraggio” dei duri e puri del M5S che hanno finalmente osato compiere una scelta sinora evitata, va ricordato che, in pieno luglio, con un parlamento fermo per tutto agosto, e i tempi tecnici necessari per indire nuove elezioni, esse non potrebbero che svolgersi in autunno, quindi ben oltre la fatidica data del 24 settembre; con la pensione felicemente salva. Il vero ostacolo a compiere l’ardito passo di uscita dal governo, è ormai venuto meno. Resterebbe il vincolo del secondo mandato; ma di qui al voto c’è tutto il tempo per unirsi alla schiera dei “traditori” dimaiani.
A meno che il re mago sul Colle non escogiti qualche altra alchimia per andare avanti con un Draghi coatto (o altri “volonterosi”, tipo l’eterno Amato) e una maggioranza orfana dei resti del M5S. Su queste eventualità, meglio però non azzardare ipotesi.

FISCO
Lunedì 11 luglio scorso, La Stampa pubblicava, in forma molto defilata, quasi fosse una notizia di scarsa rilevanza, un trafiletto dal titolo: “L’Erario brinda all’inflazione che sale. Con Iva e accise + 10 miliardi di incassi”.

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Ciò equivale, in sostanza, a lucrare sulle disgrazie degli italiani (al pari delle società di gas ed elettricità). Infatti, oltre al bonus di € 200 ai redditi più bassi, della riduzione o abolizione dell’IVA sui beni di largo consumo se ne parla da mesi, senza la reale volontà di passare dalle parole ai fatti. E il trafiletto spiega in soldoni il motivo di tanta reticenza. Quanto alle accise, che rappresentano una sostanziosa frazione del prezzo alla pompa della benzina, non si è andati oltre i 30 centesimi di sconto; tant’è che il prezzo al consumatore è stabilmente sopra i € 2/litro [VEDI]. Adesso si tenta di rimediare, con i soliti escamotage una tantum, elargendo € 200 ai lavoratori dipendenti. A tutti gli altri, partite Iva, professionisti et sim zero: non sono elettori di sinistra. Non era più giusto ridurre le imposte in modo eguale per tutti?
D’altronde, qualcuno ha mai ricevuto una bolletta con l’Iva ribassata? La luce per le utenze domestiche è rimasta al 10%; mentre il gas non si schioda dal 22%. Per inciso, mi chiedo da anni, senza risposta alcuna, perché una materia prima energetica, come il gas, sia così penalizzata rispetto all’elettricità. Semmai, considerando che quest’ultima è la forma più pregiata (in quanto la più ordinata) di energia, dovrebbe essere l’opposto, per non incentivare l’uso termico dell’elettricità. A parte ciò, perché gravare il gas di un’imposta così alta quando il suo uso è unicamente per cucinare e riscaldare casa, ossia per due consumi non certo voluttuari? In questi giorni ci stanno arrivando avvisi di disdetta dei prezzi di gas e luce attuali da parte dei relativi fornitori. Quindi: IVA immutata e prezzi come minimo raddoppiati.

Queste sono alcune delle 13 pagine in caratteri microscopici che sono arrivate alla maggioranza degli utenti di gas e luce per avvisarli della prossima stangata

Altro esempio: da quanti anni (non mesi) si disquisisce di “taglio del cuneo fiscale”, per appesantire la busta paga del lavoratore e alleggerire la parte versata dall’imprenditore? Da quanti anni ascoltiamo le geremiadi sull’iperbolica spesa pubblica, principale responsabile della voracità del fisco, che munge chi produce per riempire le tasche di alti burocrati e politici (nonché, in maniera meno diretta, delle banche)?
Anche del riordino delle quote IVA si parla da anni, senza nulla di fatto. Si spendono invece fiumi di parole per lamentare l’aumento abnorme delle bollette, parte di un’inflazione generale che impoverisce gli italiani, evitando però di ricorrere a misure drastiche, invece dei pannicelli caldi di qualche obolo a caso. Così come si abusa del ritornello che molti non arrivano a fine o, peggio, a metà mese, ingrossando le fila degli incapienti; ma poi nessuno si chiede come fanno, in realtà, a mangiare nei quindici giorni a reddito zero.

AMBIENTE
Mi fa un certo effetto leggere le raccomandazioni, ufficiali o meno, per risparmiare gas, acqua e luce, e in generale per limitare i consumi. Nel contempo si piange se tutto ciò comporta una riduzione del Pil, notoriamente legato al consumismo, che prescinde dall’utilità o dalla nocività degli oggetti, dall’estrazione delle materie prime fino al loro collasso in rifiuti.
Se penso che il mio stile di vita è già molto al di sotto delle raccomandazioni al “popolo sprecone”, in quanto, pur bambino, ho vissuto le ristrettezze della guerra (in Italia, non alla lontana) e dei primi anni post-bellici, quelle misure mi suonano come ovvie: dovrebbero guidare il normale modo di vivere di tutti.
Ricordo in anni lontani i corsi di Economia Domestica, riservati alle ragazze, per prepararle ad una oculata gestione della famiglia. O il 31 ottobre, festa del risparmio. O il giorno della Festa degli Alberi.
Tutto spazzato via dall’equazione: Risparmio = Recessione. 

“La nave affonda: non ci resta che sprofondare con eleganza”

Nei quotidiani c’è un coacervo di articoli che piangono sulla distruzione dell’ambiente ad opera dell’uomo. Scelgo invece un esempio lontano dalle sirene del green deal:  il filosofo francese Michel Onfray, che, dopo aver biasimato il “capitalismo verde” che specula sull’opera di risanamento dell’ambiente, affidandosi –secondo la dottrina di Elon Musk- a sempre più tecnologia, riconosce però Musk come il nuovo Cristoforo Colombo, promotore del Nuovo Mondo, che abolisce il passato in nome del progressismo, non accorgendosi di degenerare nel nichilismo (ossia nel rovescio della medaglia del progressismo). Secondo Onfray l’attuale scolarizzazione ha prodotto una “generazione sempre più incolta e imbrigliata in lotte riguardanti fenomeni sociali”, formando “ragazzi che ignorano di essere gli utili idioti del capitalismo verde, che li ha trasformati in consumatori connessi. Il loro cervello è diventato facoltativo.” A grandi linee, destra e sinistra cercano di non affrontare le contraddizioni che il tema ambientale sta evidenziando nei confronti dell’economia come è oggi intesa. Il risultato è che si lascia la soluzione del problema all’industria (il “capitalismo verde”), che si picca di risolverlo secondo l’immutata formula di privatizzare i profitti e socializzare le perdite (le “diseconomie esterne”).
Il tema è cruciale, ma i limiti di spazio mi impongono di chiudere qui. Commenti benvenuti.

Marco Giacinto Pellifroni   17 luglio 2022

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