Fuor di cornice (ovvero quel che spesso non si dice): L’EPIFANIA

Che i magi fossero re, che uno di loro fosse nero e che siano giunti insieme presso la casa in cui si trovava la sacra famiglia, sono cose che la chiesa formalmente non dice ma che non smentisce: lascia che si creda che quella casa fosse una grotta o una capanna e che ci fossero un asino ed un bue ad alitare sul bambino.

Bisogna tener conto che dei magi ne parla solo il vangelo di Matteo, il quale si caratterizza per essere quello il cui interesse precipuo sta nel mostrare come ciò che lui, Matteo, racconta, non è altro che l’adempiersi di ciò che in modo più o meno scoperto veniva detto nell’Antico Testamento, dimodoché il cristianesimo apparisse come il naturale, logico e teologico compiersi del cammino intrapreso da Abramo.
Dopodiché risulta piuttosto agevole comprendere perché se qualche elemento estraneo al racconto supportava questa impostazione, era il benvenuto e non rendeva opportuno nessun richiamo.
E infatti non c’è stato mai un vero e deciso intervento per riportare le cose alla realtà filologica dei fatti descritti, nei quali di grotta o di capanna non si fa cenno, nonostante esse sarebbero idealmente appropriate per sottolineare il messaggio di povertà e umiltà proprie della Buona Novella.

Non si fa cenno neanche alla presenza di un asino e un bue, che però San Francesco già inserisce nel primo di tutti i presepi, quello vivente del 1223, perché apparisse un legame tra la sacra rappresentazione della natività e il brano di Isaia 1, 3:
“Ho allevato dei figli e li ho resi grandi,
ma mi si son ribellati.
Conosce il bue il suo padrone
e l’asino la greppia del suo possessore:
Israele non conosce,
il mio popolo non intende.”
Riguardo l’arrivo in contemporanea dei magi, è solo un’ipotesi che però richiama alcune domande molto problematiche: “Come si sono accordati per trovarsi? Sono partiti assieme? Si sono incontrati solo a Gerusalemme o lungo il cammino? A Gerusalemme al colloquio con Erode ci sono andati insieme o ciascuno per conto proprio? (Erode infatti se mostra di rivolgersi a più di una persona è forse perché la raccomandazione di tornare da lui a riferire dove fosse il Messia era la stessa ripetuta ad ognuno di loro).

Matteo non dice che erano re, mentre i teologi e i biblisti propendono a credere che fossero astrologi-astronomi (all’epoca tra le due discipline non vi era differenza) e sacerdoti di Zoroastro i quali, proprio in quanto sacerdoti di un’altra religione, quale interesse avevano a venire ad adorare il re dei Giudei?
“Epifania” significa “manifestazione”. E’ Dio che si manifesta incarnato in Gesù, e per la prima volta questo manifestarsi sarebbe avvenuto con i magi.
Ma perché in Luca l’Epifania ha come testimoni i pastori e dei magi non se ne parla? Tra Matteo e Luca uno dei due mente, oppure semplicemente racconta cose che non conosce per come sarebbero davvero precisamente accadute?
Dunque i magi a un certo punto, dai racconti che vengono tramandati e dalle raffigurazioni sotto forma per lo più pittoriche o di statuine, o ancora da persone in carne ed ossa nei presepi viventi, vengono accreditati in  re magi.
E la trasformazione si direbbe sia stata ben accolta, se non volutamente e abilmente teleguidata: dei re che adorano un re significa che egli è il re dei re!

Certo che un quadro simile sarebbe perfetto per dare il messaggio di un Dio venuto per essere il Dio  di tutti, dagli ultimi tra gli israeliti (i pastori erano la categoria più disprezzata al tempo di Cristo), ai primi tra gli stranieri.
Ma, si è visto, di re non si parla in Matteo. Tantomeno in Luca.
E allora? A rigore bisogna solo constatare che dei misteriosi personaggi arrivano da oriente per giungere a Gerusalemme, per poi dirigersi alla casa in cui Gesù nacque.
Ma lì sorge l’altra difficoltà: “da oriente”. Matteo in questo è molto chiaro. Arrivano da oriente. Perciò il magio nero, a rappresentare i pagani d’Africa, risulta letteralmente fuori luogo: non esiste un lembo d’Africa che sia a oriente della Palestina.
Il magio nero, che secondo coloro che gli hanno cambiato la pelle tradurrebbe la volontà di mostrare come il cristianesimo sia nato destinato ad essere la religione del mondo intero, quindi di tutti e tre i continenti in allora conosciuti, non dovrebbe continuare a stare così com’è nel presepe.
Di fatto, ci resterà. Perché rientra tra quelle cose che si radicano non tanto per averle affermate, ma per aver evitato di negarle per far sì che continuassero ad essere. Cioè le più difficili da correggere.

FULVIO BALDOINO

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One thought on “Fuor di cornice (ovvero quel che spesso non si dice): L’EPIFANIA”

  1. Analisi molto acuta; come sempre. le tue. Sulle incongruenze tra i sinottici; come sai; la letteratura è ingente: La tua lettura è indubbiamente rigorosa e ben documentata: A mio avviso manca solo una tua interpretazione simbolica della stella cometa; elemento tradizionalmente associato al viaggio dei Magi: In ogni caso; complimenti! Ciao e buon anno.

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