Fuor di cornice (ovvero ciò che spesso non si dice): Il Capodanno
Il 1° gennaio tutti festeggiano l’inizio dell’anno nuovo. Ma i più non sanno che si tratta di una ricorrenza non coerente e non univoca.
Non coerente perché il Capodanno non ha una ragione intrinseca di corrispondere al 1° gennaio, data in cui non cade né l’inizio dell’anno astronomico né l’inizio dell’anno meteorologico.
Data che in realtà non segna niente, se non una convenzione.
Sapere che tra le modifiche apportate col passare del tempo al calendario di Numa Pompilio vi fu quella, importantissima, di anteporre a marzo i due mesi prima inesistenti di gennaio e febbraio, non è servito a mettere d’accordo gli storici sul motivo per cui proprio il 1° gennaio sia stato individuato anche come il primo giorno di una sequela di altri 364.
Non univoca perché si tratta di un giorno molto particolare per il calendario religioso di rito cattolico romano.
Infatti con esso si celebra insieme, eccezionalmente, la solennità di Maria Santissima Madre di Dio e la festa, però non solenne, della Circoncisione di Gesù.
Festa che sul calendario di cui sopra viene indicata con la dicitura di “Ottava di Natale”, la qual ultima cosa potrebbe comportare un qualche problema di comprensione, perché è probabile che molti non sappiano quale sia la ratio per la quale si debba festeggiare un giorno che sta otto giorni dopo il Natale (conteggiando alla latina), mentre è invece più probabile che siano in parecchi a sapere cos’è la circoncisione.
Ma tant’è, sembra che di circoncisione non si voglia parlare e la si voglia il più possibile scotomizzare.
Col tempo forse ci si riuscirà, ma adesso accantonarla del tutto, sarebbe prematuro e presterebbe il fianco a diverse obiezioni, per cui ci si è limitati ad affiancarla ad un’altra festa data per più importante e quindi, in qualche misura, a farla da quest’ultima assorbire.
Andando a controllare alcuni calendari degli ultimi anni scelti a caso, della circoncisione di Cristo non c’è quasi mai accenno, e nonostante delle due la festa ad essere associata in origine al 1° di gennaio sia stata proprio quest’ultima.
L’altra invece vi è stata trasferita sotto il pontificato di papa Montini dalla data dell’ 11 ottobre (che voleva segnalare il giorno in cui venne fissato per dogma al Concilio di Efeso come la Madonna fosse da considerare “Theotòkos”, ovvero “Madre di Dio”) al primo giorno di gennaio.
Ma perché l’altra commemorazione dell’Ottava di Natale si commemora sempre meno?
Diciamo che da essa si evince un po’ troppo nitidamente che Gesù è stato un ebreo fin dall’inizio. Senza compromessi: fu portato al Tempio secondo la legge ebraica. Fu circonciso come da costume ebraico. Ricevette formalmente un nome dopo 8 giorni dalla sua nascita, secondo ciò che prescrive l’ebraismo.
E un Dio che si conforma in questo modo a quella religione, è un Dio che si conferma in quella religione.
Ciò non lascia molto spazio ad uno stravolgimento dato da cambiamenti così radicali, per esempio quello relativo alla Trinità, non contemplata dal giudaismo, che avrebbero portato al sorgere di una religione diversa.
Che la questione sia quantomeno imbarazzante, lo si capisce dal fatto che un altro papa, Leone XIII, nel 1900, proibì, pena la scomunica, di scrivere e leggere sulla circoncisione di Cristo, rendendo questo argomento tabù.
Orbene, che Gesù in quanto neonato non abbia potuto scegliere di essere o meno circonciso, è evidente; ma che Maria, madre di colui che avrebbe fondato, a sentire Paolo di Tarso, la nuova religione del cristianesimo, compisse un atto così estraneo al cristianesimo come, appunto, quello di portare il figlio al tempio per il rito della circoncisione, ovvero della ablazione del prepuzio, stride con quanto afferma lo stesso Paolo nel momento in cui sostiene che i cristiani non hanno bisogno di questo rito perché il battesimo lo sostituisce, potendosi quest’ultimo considerare al pari di una circoncisione nello spirito, e cioè avendo la proprietà di segnare indelebilmente la persona come appartenente ai seguaci di Gesù.
Ma vi sono altre ragioni per cui la chiesa sopporta a fatica di dover, pena contraddire in modo palese, per esempio, il Vangelo di Luca (2, 21), celebrare la circoncisione di Cristo fino a giungere all’estremo, come si è detto, di minacciare addirittura di scomunica chi vi avesse fatto riferimento.
Trattandone, infatti, sarebbe potuto sorgere un problema relativo ad un altro dogma, questa volta non mariano ma cristologico: la resurrezione di Gesù in cielo in anima e corpo.
Questo perché si potrebbe obiettare che l’assunzione in cielo sia avvenuta con tutta l’anima, ma non con tutto il corpo, mancando il sacro prepuzio.
E per l’appunto: che fine ha fatto? Possibile che sia andato perso?
Desiderato ma non posseduto da Santa Caterina da Siena come anello di sposalizio mistico con Gesù, se lo contendono, mai ufficialmente smentite dalla Chiesa, un numero imprecisato di città variamente distribuite nel mondo. Con la inevitabile conseguenza di dover pensare, tertium non datur, che
-tra quelli millantati c’è però il prepuzio autentico, e in questo caso Cristo sarebbe asceso al cielo menomato;
-oppure che quello autentico tra di essi proprio non c’è, e in questo caso vorrebbe dire che il divino prepuzio per rendere l’identità di Gesù in quanto vero Dio e vero uomo nella sua perfetta completezza di anima e corpo, è asceso al cielo per conto proprio e il ripristino della primitiva anatomia è avvenuto là.
E allora, se non è una bazzecola voler conoscere se una parte del corpo di Dio è ancora tra gli uomini o se da duemila anni già si trova tra gli angeli, ci sarebbe da chiedersi come mai non se ne è discusso un po’ di più invece di minacciare scomuniche ai troppo curiosi.
Però così è stato, e della esistenza della questione molti mai hanno sospettato.
Anche quando dalla casa del parroco di Calcata nel 1983 venne trafugata la teca con la reliquia di quel prepuzio che si dava come autentico al punto tale da concedere un’indulgenza decennale ai peccatori pentiti che l’avessero visitata, la cosa è praticamente passata sotto silenzio.
I ladri non si sono più trovati, la refurtiva nemmeno. E forse non ci si è dati nemmeno troppo da fare per riuscirci. L’oggetto del contendere, tra vero e falso, è scomparso e non si può più considerare.
Non ci può più essere chi ha ragione e chi ha torto.
In particolare a Calcata e dintorni.
FULVIO BALDOINO