Forza monsignor Lupi

Meritata fiducia al direttore del Letimbro che ha la schiena dritta dell’onestà
Forza monsignor Lupi, non tema e non ceda
Glielo chiedono anche i suoi diocesani perbene
Eliporto alla Fontanassa?
Fatevi un nodo al fazzoletto e cliccate sulla società di Palermo

Meritata fiducia al direttore del Letimbro che ha la schiena dritta dell’onestà
Forza monsignor Lupi, non tema e non ceda
Glielo chiedono anche i suoi diocesani perbene
Eliporto alla Fontanassa? Fatevi un nodo al fazzoletto e cliccate sulla società di Palermo

E’ piacevole e sorprendente l’irruenza con la quale il Cardinale Bagnasco è entrato a gamba tesa sulla questione occupazione / Fincantieri. Conforta quando un’Alta autorità ecclesiastica si attiene ai suoi scopi Statutari, scendendo in campo nella difesa dei deboli.Per Pietro Nenni non sarebbe stata cosa banale, e non lo è.

Certo, Fincantieri e Bombardier sono stati tra i principali sponsor dell’ultima edizione Meeting di Rimini ed è bene che si mantengano in buona salute, conti correnti inclusi. Anche la Nostra Autorità Portuale offre il suo (nostro) contributo.

Un plauso s’alza anche a Savona, dove la Diocesi – che forse ha iniziato a stracciare le bollette Sorgenia a prezzi agevolati – pare sempre più ferma nella sua posizione contraria ad un inviluppo a carbone. Forza, Monsignor Lupi, non tema. Gli interessi di qualcuno non prevarranno su quelli della collettività, né sulla salute della gente. Non ceda. La sofferenza esiste, ma quella cagionata dalla quarantennale combustione del carbone e dai suoi veleni procura alle Famiglie della sua Diocesi patimenti indicibili, e malattie, e forsanche morti atroci e premature, che sono inaccettabili. Lei lo Sa.

Il profitto vola, nelle tasche di qualcuno, pochi vi lavorano ormai, ma le polveri cancerogene finiscono negli alveoli polmonari di tutti e di ognuno. L’applauso è doppio perché Tirreno Power è tra gli sponsor del mensile “Il Letimbro“, diretto con schiena dritta, come dev’essere. Questo la gente lo nota, lo vede, lo apprezza, eccellenza. Non lo sottovaluti. Troppi ormai sono i morti per tacere, e la preghiera non può – forse non deve – esser l’unica salvezza. Sono certo che capirà la non – irriverenza di queste parole, al contrario, la loro vicinanza a cause comuni.

A proposito di Comuni, quello di Savona ha dato il “fondamentale” via libera ad un’altra delle indispensabili iniziative per lo sviluppo della Città: un utilissimo eliporto alla Fontanassa, concesso alla Air Blue Corporate di Palermo (Via Agrigento, 15) della quale v’è traccia su

http://www.pagine-mail.it/dir/az/Turismo/31/Sicilia/Palermo/Palermo/28686/AIR_BLUE_CORPORATE.html

con numero telefonico savonese 019 – 856590 che risulta “inesistente o momentaneamente non disponibile“.  Si fatica a trovare anche il sito internet, ma in compenso il grafico palermitano Umberto Ciprì ha assemblato per questa società volatile un bel volantino con la foto elicottero di non si sa chi, indicando però un’altra sede della Air Blue Corporate, in via Libertà 103, sempre a Palermo.

Su http://sicilia.travelnostop.com la AIR BLUE Corporate risulta, a Palermo, in Via Ruggero Settimio 55, con numero 091 – 7495300 di nuovo “inesistente o momentaneamente non disponibile” e qui risulta domiciliata la signora Marinella Rossi, proponente, anche se sulla visura del registro imprese il suo codice fiscale – salvo errori – risulterebbe inesistente.

Ma il Comune di Savona prima di dare il via libera annunciato ieri a tutta pagina avrà senz’altro compiutamente svolto le consuete verifiche come in altri casi più delicati, vedi rifiuti.  

Ci sembra già di vederla la nuova aviosuperficie della Fontanassa sciamante di uomini d’affari (quali?) che fanno a sportellate per poter finalmente decollare senza le inutili perdite di tempo dell’Autofiori (che come prezzi siamo lì) verso mete finanziarie come Milano, ma anche l’utile Svizzera o la conveniente Montecarlo. Son cose belle. Quando si dice l’attenzione al Cittadino.

Vedremo tra un annetto, in quanti useranno questa indispensabile risorsa, o chi ne avrà beneficiato economicamente e/o mediaticamente, sempre se esisterà. Nodo al fazzoletto.

Cominciamo qui.

Se Savona & Provincia potessero concedersi un ambasciatore, o una sorta di “ministro degli esteri” (e sarebbe quantomai opportuno dopo i successoni di certe campagne pubblicitarie che certamente tutti ricordano con emozione come quella “Savona: fate come foste a casa vostra” : pelle d’oca) avremmo un’idea.

Se ministro ci fosse, Zunino Ministro.

Nessuno dei tanti Zunino che vi vengono in mente.

La vecchia moto tossiva un po’, al minimo. Forse l’aria… Quando chiesi dove portarla a controllare la carburazione a Savona non mi fecero terminare la domanda: Cichinin! in Calata..  Ci andai.

Non sono particolarmente appassionato di motori, mi portano in giro. Ho un meccanico di fiducia, Paolo, che è un drago, e a dir poco onesto. Ma con Mauro Zunino rimanemmo a parlare per tutto il pomeriggio di auto d’epoca o anche solo vecchie, sportive come umili, dell’amore per il lavoro, del restauro, della cura, del talento, più in generale della Bellezza, della Passione, delle risorse possibili per far rinascere (rilanciare è parola troppo sentita invano) un territorio semidistrutto, che qualcuno spaccia come fiorente pro domo sua. Parlammo fino a sera.

Mi sconvolse la quantità di idee, di proposte intelligenti, efficaci, economiche di buon senso e funzionali che quest’ormone di due metri con la sua tuta blu sapeva inanellare, lucidamente, una dopo l’altra. Mi ripromisi di partecipare ad uno dei loro raduni la domenica mattina in darsena. Raduni di auto d’epoca, si, ma non di quelli con la puzzetta gagà sotto il naso.

La vecchia Porsche riposa accanto alla Fiat 127 che sembra nuova, l’Alfa Zagato che vedi Nuvolari, accanto ad una GT di fine anni 60 come quella che fu di Luigi Tenco, insieme ad una fiammante Simca, che un vecchietto ha riportato a nuovo con le sue mani, e la osserva per sè, con l’orgoglio negli occhi, vivi. L’orgoglio di ragazzo.

Valore aggiunto per la Città.

I turisti che scendono dalle fumanti Costa e che non vengono teletrasportati in capsule nei centri commerciali di Mondovì e Serravalle, tornando sconsolati dai negozi chiusi di Corso Italia si fermano, chiedono, si fanno fotografare accanto a questi piccoli gioielli.

Il Vintage? Di più. Un vintage “trasversale”, non per miliardari, che riempie di bellezza, di stupore e suggestioni adolescenziali le piazze, le strade.

Mi aspettavo che il Comune valorizzasse chissà come questa piccola iniziativa domenicale, che non è che una delle tante che Mauro Zunino organizza. Zero, o giù di lì.. Ma siamo all’inizio, pensai.

Dopo un anno scrivemmo un articolo su alcune vecchie fontane di Savona, lasciate all’incuria. Chiesi ad un collega “scusa, chi è un’autentica memoria storica della Città di Savona?” Anche un quell’occasione, pochi dubbi: Mauro Zunino. Era vero.

Ma nel frattempo la vecchia officina di Calata Sbarbaro incassa uno sfratto dalle Opere Sociali, proprietarie dei muri. Eh, certo, bisogna farli rendere a più non posso, ora che svetta il meraviglioso Crescent che tanta movida (?) porta in porto. Ma forse qualcuno pensante è rimasto, e la miopia la corregge con dei vecchi occhiali di chi non segue le mode. Qualcuno che siede alle Opere Sociali.

 

Ferrania, l’altroieri. La rivista RS ha organizzato una gimcana, una piccola pista provvisoria in un piazzale dove chiunque può iscriversi, ed esser pilota per un pomeriggio in lotta contro un cronometro – vero – che manco in formula uno. La gente è in piedi, sul prato. Applaudono anche dalle finestre. Nessuno si lamenta per il rombo dei motori. Sembra di essere negli anni 60, lieti. I tempi migliori li fa una vecchia Talbot Horizon che quasi non sta in piedi, una Fiat 600, una Renault 5.

Agli organizzatori arriva una chiamata: è Mauro Zunino. Arriva con quattro amici, quattro macchine, una più bella dell’altra. C’è anche un vecchio pulmino Wolkswagen Westfalia giallo e bianco, col salotto alla buona e le tendine ricamate. C’è una Fiat 127 di QUEL color rosso mattone che da bambini era vomitevole da mal d’auto. Oggi è meraviglioso. Lo guardi e ti parla di tempi trascorsi, che se tornassero, alla svelta, non sarebbe poi male.

Pezzi vivi di mobilità borghese e popolare che trascinano valanghe di storia, di storie, di cultura anche industriale, di ricordi, di iniziative possibili, che son l’ dietro l’angolo anzi la curva, se non regnasse quest’altezzosa ottusa MIOPIA. Mauro mi riconosce, ci salutiamo.

Come un anno prima, nasce il dialogo. Quello spontaneo, quello vivace. Penso nel frattempo che le sue tante proposte delle quali mi parlava un l’anno scorso siano diventate com’è logico realtà, in un paese civile.

Lui guarda altrove, mi dice, con garbo, “sai com’è qui…”

Ma come, le auto storiche, i raduni, l’aci, la proposta del planetario savonese di cui quasi nessuno sa, l’Asi, l’idea del Tour delle Due Cappelle Sistine tra Roma e Savona per valorizzare la nostra, Savona città del Vintage etc etc etc… Che fine hanno fatto??! gli chiedo.

Gli occhi celesti di Zunino “Cichinin” sono a due metri d’altezza. Forse questo lo avvantaggia nel valutare la portata delle idee, delle proposte e la loro ricaduta positiva sul territorio senza spese per il pubblico, il loro valore aggiunto in una città che ha così tanto bisogno di bellezza, e perché no, le loro ricadute economiche sulle attività commerciali e sull’indotto. Ma non tutti ci vedono. Quegli occhi li abbassa.

Cosa vuoi – mi dice piano – sai com’è da queste parti…

NO, non so com’è da queste parti, ma so che a uno come lui va fatto un monumento per come promuove la nostra Città, o perlomeno – come MINIMO – va data attenzione vera, spazio, supporto, sostegno, come in qualunque posto amministrato da soggetti pensanti. In Emilia Romagna ne avrebbero già fatto un trofeo, delle gare, un museo, iniziative culturali per appassionati e addetti ai lavori, una scuola di restauro automobilistico, un centro congressi internazionale sul vintage a quattro e due ruote.

Qui: mah, boh, forse, vediamo, organizziamo un tavolo di confronto, predisponiamo la valutazione volta ad un’idonea zonizzazione dell’area atta a prevedere…. e dai. Basta muffa.

Ma lo sfratto ormai è avanti. E quel posto in darsena sarebbe perfetto per un punto di ritrovo degli appassionati del vintage motoristico da tutta Italia. Una vetrina sfavillante e gratuita per Savona. Ma figurati.

Qui che nebbia non c’è la miopia fa più danni di Katrina. Siamo certi che le Opere Sociali troveranno una soluzione, che in porto non serve un altro bar. Serve tradizione, cultura, aggregazione, passione, qualcosa che unisca, e lì si può fare. Non si va certo in crisi per un affitto più basso, non si chiude bottega.

Se Sociali son le Opere, ecco: la valorizzazione di quell’angolo di Savona e dei suoi vecchi motori E’ un Opera Sociale. Fate il miracolo. Chi meglio di voi? Tutelate le cose vere, proteggetele da questo finto “progresso” ormai ridicolo, che lascia una scia di infelicità e miseria, quando va bene. Che ormai è chiaro, purtroppo.

Fate in modo che la vecchia officina rimanga lì, e che diventi anzi origine di uno sviluppo differente e migliore. Dopo il grigio e lo squallore che in porto han dilagato, forse occorre una diga morale, fatta di cura, fatta di bellezza. ‘Che la bellezza fa bene a questa Comunità, cui da troppo tempo ormai è stata negata, non nel suo interesse, ma in quello di qualcuno. Pochi, per la verità.

Il buon gusto purtroppo non si insegna alla Bocconi. Noi lo troviamo anche negli occhi di un meccanico alto due metri con le mani sporche e il cervello finissimo, un pezzo di storia di questa città, che conosce e racconta come pochi altri.

Nei motori che salva, nel recupero di una mobilità sostenibile senza le baggianate di euro 1-2-3-4 (come ben dimostrato da “Report”), nello stare insieme, in ciò che resta della darsena di Savona, accanto alle barche consunte dei pescatori, nella bellezza, quella che la miopia impedisce di vedere, anche quando stai seduto al tavolino di un bar lì accanto.

La bellezza necessaria ed anzi indispensabile, della quale qualcuno parlava così:

Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.” 

(Peppino Impastato) 

Mario Molinari

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.