Flesh versus Spirituality
Flesh versus Spirituality |
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“Imperia – È stato condannato a un anno di carcere (pena patteggiata) con sospensione condizionale don Fabio Bonifazio viceparroco di Cristo Re a Oneglia. Il giovane curato era stato arrestato dai carabinieri il 24 febbraio dell’ anno scorso con l’accusa di aver palpeggiato il sedere a una avvenente ragazza di 19 anni, Giulia C. lungo l’Aurelia a Loano. Era stata la stessa vittima a chiamare i famigliari e a dare l’allarme al 112 dopo essere riuscita a divincolarsi dalla morsa di don Fabio che l’aveva afferrata alle spalle”. |
La notizia è apparsa su “Il Secolo XIX” on line del 21 febbraio. Un fatto di umana debolezza in contrasto con le Leggi della Repubblica. E’ nota la posizione secolare della Chiesa che, per guidare gli uomini verso il “bene” imponeva (e impone) la castità, cioè una violenza a una pulsione “naturale”. Un fulgido esempio di questa obbedienza (non si capisce bene chi la impose, ma probabilmente qualche ex libertino diventato impotente e poi “vescovo”) è Guglielmo Firmat, figura che spicca nelle Vite dei Santi scritte da Stefano di Fougères. Guglielmo, si era ritirato come eremita per conseguire “il bene” attraverso la totale rinuncia ai piaceri del corpo. Una sera Guglielmo sente battere la porta dell’uscio. Una giovane angosciata, di notte, sola nella foresta, chiede ospitalità. Guglielmo accoglie l’ospite e compie la sua (prima) vera azione di “bene”: offre del pane alla malcapitata e attizza il fuoco per riscaldarla. La ragazza rinfrancata lo ringraziò con l’esibizione del suo fascino. Il “Santo” accetta la sfida di Satana che lo tenta con il fuoco del desiderio e a questo fuoco (dello spirito) risponde con il fuoco (reale) bruciando con un tizzone profondamente le sue carni. Il seguito della storia è scontato: la “puttana” si pente e non ci è dato sapere se per caso non si “converta” ed entri in un monastero a “ricercare il bene”. |
Il mio paziente lettore troverà generalità su questa “storia” nel libro di Georges Duby (I Peccati delle Donne nel Medioevo) o attingere direttamente all’opera di Stephanus de Fulgeriis che si trova in una nota biblioteca numerica (http://gallica.bnf.fr) deliziandosi con questo splendido Latino medioevale. Infine una terza storia riguardante questo conflitto tra “carne e Spirito”. |
In Cina c’era una vecchia che da oltre venti anni manteneva un monaco. Gli aveva costruito una piccola capanna e gli dava da mangiare mentre lui meditava. Un bel giorno si domandò quali progressi egli avesse fatti in tutto quel tempo. Per scoprirlo, si fece aiutare da una ragazza piena di desiderio. «Va’ da lui e abbraccialo,» le disse «e poi domandagli di punto in bianco: “E adesso?”». La ragazza andò dal monaco e senza tante storie cominciò ad accarezzarlo, domandandogli che cosa si proponesse di fare con lei. «Un vecchio albero cresce su una roccia fredda nel cuore dell’inverno» rispose il monaco non senza un certo lirismo. «Non c’è più calore in nessun luogo». La ragazza andò a riferire alla vecchia quel che lui le aveva detto. «E pensare che ho mantenuto quell’individuo per vent’anni» proruppe la vecchia indignata. «Non ha dimostrato la minima considerazione per i tuoi bisogni, non si è nemmeno provato a capire la tua situazione. Non era necessario che rispondesse alla passione, ma avrebbe dovuto almeno dimostrare una certa pietà». Andò senza indugio alla capanna del monaco vi appiccò il fuoco e la distrusse. La Storia è tratta dalle “101 Storie Zen” a cura di Nyogen Senzaki e Paul Reps (Adelphi Ed. Milano, XXV ed. 1994) ed è volutamente lasciata senza titolo e senza commento alcuno. Rimane, almeno in me che riflettevo sul “conseguimento del bene”, l’interrogativo: “ma le pulsioni che la Natura ha dato a tutti gli esseri senzienti sono la morte dello Spirito”? A proposito … qualcuno sa definirmi operativamente cos’è lo “Spirito”? Salvatore Ganci |