Analisi del voto

Analisi del voto: 4 amici al Bar

Analisi del voto: 4 amici al Bar

 

Nessun tuffo nei numeri, un esercizio che non mi appassiona e che lascio volentieri ad altri.

E’ fantastico come le persone dopo le elezioni abbiano la loro verità da esporre  facendo sfoggio di un grottesco relativismo fai da te.

E sempre si tratta di una verità assoluta con i soliti attestati di preveggenza che ci  si auto-attribuisce sugli esiti avvenuti.

 In realtà nessuno immaginava un bel niente di tale portata, ma l’esercizio di sedicente esperto piace molto e con questo si cerca di autoincensarsi provando ad elevarsi sulla folla definita –  come si è visto a torto – ignorante in materia.
C’è in ogni sede, politica o associativa,  una gran profusione di analisi del voto dove con salti mortali e arrampicate su specchi oramai inesistenti e sempre più scivolosi si partorisce  sempre la solita cantilena enunciando soddisfazione comunque.

E’ ridicolo che ancora oggi possano essere messe in scena libretti teatrali di tale bassezza, commedie alle quali in realtà non credono nemmeno più gli enunciatori, ma fa parte del rito post elezioni dove ognuno prova a piantare la propria bandierina magari con la prospettiva di raggiungere un risultato personale prima ostacolato dal temere un uscita dal conformismo adulatorio verso un gruppo dirigente con potere di emarginazione.

La domanda che viene spontanea è che se tutti hanno vinto –ma non è così –  e sono soddisfatti non si capisce il perché delle difficoltà nascenti a formare un governo che possa guidare il nostro martoriato paese in questa tempesta economica e finanziaria, un paese dove la crisi sociale sta assumendo contorni molto pericolosi.

Sulla pericolosità sociale portata dal disagio e dalla povertà crescente che poteva sfociare nella violenza avevo già scritto qualche riga in tempi non sospetti e francamente non ci voleva alcun titolo accademico o incarico di partito per comprenderne la gravità. Per fortuna di fatti concreti di tale portata fino ad oggi non se ne ha notizia .

Ma si sa come sono e come vanno le cose, se la tua posizione ti fa guadagnare le prime pagine dei giornali la tua opinione ha un peso altrimenti l’oblio ti avvolge.

E’ questo uno degli errori di comprensione della sinistra italiana, non capire che la gente ti segue se vede che la sue parole contano.

La relazione delle forze dell’ordine che recentemente ha divulgato il Ministero dell’Interno conferma purtroppo questa deriva violenta che diviene possibile, o meglio esistono rischi concreti di nuove criticità.

I nostri investigatori e i nostri 007 – che spesso come la storia ci racconta sono stati giustamente criticati per comportamenti non proprio trasparenti – questa volta  ci hanno fatto un quadro molto chiaro  e circostanziato dei rischi che si nascondono dietro ogni angolo delle nostre città, un rapporto che il Ministro bene ha fatto a rendere pubblico, credo con responsabilità nelle parti che poteva.

 questo è un allarme, un aspetto da non sottovalutare e si aggancia al risultato elettorale che ha delineato un insofferenza e una voglia di rivolta molto significativa e che copre quasi il 30% del paese. Bisognerebbe riflettere su questo.
I fatti possibili prospettati dal Ministero nulla hanno a che fare con il voto di protesta e con la voglia di cambiamento radicale che è uscito dalle urne in modo eclatante, perché giustamente la democrazia dà la possibilità di manifestare segnali di svolta come quelli che abbiamo visto in tutto lo stivale, e lo strumento del voto è stato quello utilizzato.

 Il rischio è che possano senza una dovuta attenzione avvenire infiltrazioni all’interno di questa genuina e fresca rivoluzione democratica che si è messa in moto di qualche gruppetto di esagitati che non comprendendo che la svolta imposta dalle urne vuole seguire e certamente seguirà  i dettati istituzionali per cambiare registro, pensa di cavalcare questa nuova ventata di proposte di rovesciamento del sistema per fare precipitare l’Italia di nuovo nei momenti bui degli anni ’70 e ’80.

E’ innegabile che le cronache ci raccontano di avvenimento scandalosi, dall’acquisto del voto parlamentare a suon di milioni di euro a sentenze mitigate ai responsabili dulla morte di operai delle acciaierie, dagli acquisti di mutandine e cioccolate con soldi pubblici alle festicciole in maschera alla faccia della povertà, dalla compressione dei diritti dei lavoratori allo scadimento nell’immoralità denunciato anche dal Pontefice.

Quattrini che è bene sottolineare non recupereremo mai più.

Ognuno però può farsi il proprio personale elenco degli scandali se ha abbastanza carta a disposizione.

Questo ha senza dubbio sollevato un velo sull’arroganza del potere sbattuta in faccia a chi soffre ogni giorno e forse molto non si sa ancora.

Ma la Costituzione ci mette a disposizione gli strumenti per cambiare pagina, rimanda alle legislazioni e indica le norme per reprimere e per prevenire.

L’Ondata che ha stravolto le urne di recente ha usato proprio le possibilità previste dagli ordinamenti. Esprimere liberamente un voto.

La rivoluzione quindi si fa oggi nelle urne come infatti è avvenuto e come hanno compreso ben il 30% degli italiani e  con questo primo segnale elettorale moltissime persone hanno deciso di dire la propria e di proporre le loro idee, fattibili e percorribili o meno.

Ma questo hanno fatto, in modo genuino, indipendente e organizzandosi autonomamente attorno anche ma non solo ad una delle possibilità che le nuove tecnologie mettono a disposizione, indipendentemente dall’evoluzione che si potrà osservare in futuro.

Si potrà obiettare  – e io sono tra questi avendo dirottato il mio consenso non in questa protesta – che alcune proposte sono non realizzabili nell’immediato, che altre hanno un tasso di demagogia magari troppo elevato, forse esasperato, si può dire che esiste anche un’utopia generalizzata nei programmi enunciati,  ma ciò non deve portare all’isolamento delle intenzioni e al negazionismo a prescindere.

La rabbia va sempre ascoltata, bisogna capire cosa la muove e se ci sono soluzioni, in questo poi  caso le questioni toccano temi all’ordine del giorno

E’ un tentativo che è nato in questa tornata elettorale per ora riuscito e si vedrà da oggi in avanti come si evolverà, si vedrà se le idee proposte potranno essere realizzabili, se ci saranno le risorse a disposizione per raggiungere i risultati indicati, oppure se tutto si scioglierà e si squaglierà nei gangli rituali tanto demonizzati anche con qualche ragione della politica.

Si dice ora alla ricerca di un’assoluzione che è stato solo un voto di protesta e di rabbia.

Ma se è veramente così perché non si è colto questo segnale che non dimentichiamoci lancia bengala già da qualche anno?

Perché anziché provare a capire come è stato fatto in Sicilia per esempio – e non solo lì – si è demonizzata con gran profusione di frasi fatte questa protesta?

Perchè si è provato ad emarginare e sottovalutare e dilazionare la soluzione di alcuni temi che sono da molto tempo nelle corde delle persone?

A tutti questi perché e a molti altri non credo si possa rispondere con ragionieristiche analisi del voto uscito dalle urne in questa primavera.

Se un gruppo dirigente, indipendentemente dalla collocazione politica,  non riesce a vedere a tempo tali movimenti nel paese, se non riesce a capire il senso del disagio crescente significa che non solo in una parte ma nella totalità dell’arco politico italiano esiste una carenza di visione e di strategia alla quale non si può più affidare il nostro destino. vedremo nel proseguo se è solo un caso.

E questa carenza non va a danno di questa o quella parte ma va a danno di tutto il paese che si ritrova seduto in Europa spaccato in più parti, con idee nazionali contrapposte che si sono fossilizzate e sono  ritenute oramai inconciliabili e non più amalgamabili in un progetto comune che invece potrebbe darci forza e peso.

Se è vero che l’Europa è l’obiettivo –anche se la sentiamo troppo lontana ed erroneamente considerata avulsa dalle nostre questioni– riesce difficile a chiunque poter discutere e trattare da una posizione debole, saremmo sempre soggetti a derive emarginanti già viste e che vogliamo cancellare riprendendoci la nostra credibilità.

In gioco non c’è solo una leadership da cambiare come si sta materializzando ora specialmente a sinistra, ma c’è un valore ben più grande che coinvolge tutti quanti, in modo pomposo potremmo dire c’è in gioco il futuro del nostro paese.

Non è una questione di giovani, vecchi, quote rosa, rinnovamento o meno, è una questione di testa e di idee che possono aprirci la strada verso ciò che saremo domani o chiudercela per sempre o per un bel pezzo almeno.

Questo futuro può essere luminoso o buio ma dipenderà non da questo o quel segretario di partito, non dipenderà dall’utilizzo intensivo o insufficiente delle tecnologie ma dipenderà da quanto saprà dimostrarsi all’altezza una classe dirigente in grado di correre insieme ad affrontare i problemi che ci assillano, dal lavoro alla moralità, dai pensionati allo stremo alla povertà culturale, non dimenticando che le persone mangiano ogni giorno, quindi anche oggi, domani, dopodomani…..e i loro problemi hanno bisogno di soluzioni immediate, oggi, subito.

Per quanto riguarda chi scrive queste righe qui sta il punto : lo scatto almeno per la sinistra e il centro sinistra deve essere culturale.

Ma a quanto pare “l’egemonia culturale” che porta alla moralità e alla salvaguardia del bene pubblico sembra non interessare a nessuno, tutti presi da posizionamenti interni che come altre volte saranno compresi come inutili riti.

E allora saremo al punto di partenza, con le solite analisi del voto, fino a quando ci accorgeremo che attorno a quel tavolino saremo rimasti  solo in 4 amici al Bar che si danno ragione.

 

Maglio Domenico

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.